Parole che vorrei tanto esistessero in italiano
Quando ero piccolo, diciamo tra i 14 e i 24 anni, mi sembrava che conoscere tante parole italiane fosse una figata. Allora leggevo molto e mi segnavo tutti i vocaboli che ancora non conoscevo dentro un’agendina. A un certo punto ero soddisfatto del numero di parole che conoscevo. Stavo per sfoggiare alla società i frutti del mio autismo ma invece me la sono presa nel deretangelo. A nessuno fregava più un cazzo della lingua italiana e tutti erano attratti sessualmente da quella inglese.
Devo ammettere che in italiano ci sono dei concetti difficili da esprimere, spesso ci viene incontro il dialetto. Però spero concorderete con me, sarebbe tanto bello avere la traduzione italiana delle parole che seguono.
Kalsarikännit (finlandese): ubriacarsi da solo a casa.
Mamihlapinatapai (lessico Yahgan): guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l’altra persona faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo.
Kaapshljmurslis (lettone): sensazione di essere compresso nei mezzi di trasporto.
Jayus (indonesiano): barzelletta raccontata talmente male che non fa ridere.
Hoppìpolla (islandese): saltare nelle pozzanghere.
Tartle (scozzese): momento imbarazzante quando si dimentica il nome di qualcuno subito dopo le presentazioni.
Schadenfreude (tedesco): gioia procurata dalla disgrazia di qualcun altro.
Layogenic (tagalog, lingua delle filippine): persona attraente ma soltanto da lontano.
Gigil (filippino): l’urgenza di strizzare e toccare qualcosa di carino.
Vybafnout (ceco): spaventare qualcuno urlando “buh”.
Forelsket (norvegese): la sensazione che provi la prima volta che ti innamori.
Waldeinsamkeit (tedesco): la sensazione di essere da solo in mezzo agli alberi.
Kaapshljmurslis (lettone): la sensazione di essere compresso nei mezzi di trasporto.
Sternenglanz (tedesco): lo splendore delle stelle.