Lettera a un universitario mai nato.
Caro maturando, futuro universitario,
presto sceglierai cosa fare nella vita o forse hai già scelto. I consigli degli amici e dei parenti ti proiettano verso il tuo domani e tu reagisci d’istinto, sospeso tra una dolcissima curiosità e un “non me ne frega un cazzo”. Ti raccontano tante cose che digerisci a fatica. Con la pancia piena di dubbi sfogli attento le brochure delle diverse università e provi ad abbozzare il tuo futuro. Ogni scelta ipotetica è un caleidoscopio di sbocchi lavorativi dove la ragione si perde. Ti appigli alla tua appena percettibile attitudine per qualcosa, con la genuina stupidità peculiare dei giovani.
Fatti due conti in tasca. All’università spenderai in media mille euro al mese per cinque anni: sessantamila euro. Chi va a lavorare, da qui a cinque anni, avrà guadagnato in media mille euro al mese: sessantamila euro. Tra te e lui ci sarà una differenza di centoventimila euro. Prima di tutto domandati quanto tempo ti servirà per recuperare lo scarto, una volta laureato in quello che vuoi.
E non diventerai Markowitz studiando economia, non diventerai Baricco studiando lettere, non diventerai Sartre studiando filosofia, non diventerai Andrea Stella studiando ingegneria, non diventerai Renzo Piano studiando architettura, non diventerai James Cameron studiando cinema.
Cosa farai da grande, dopo essere stato un universitario? Farai un lavoro come tutti. Chiediti piuttosto quale mediocrità vorrai perpetuare senza lasciare che i sogni pesino nelle tue decisioni. I sogni non sono altro che arroganti vezzeggiativi di pensieri banali. La mattina ti sveglierai controvoglia e andrai pedissequamente al lavoro con gli occhi asciutti che tu sia titolato o no. Le pause caffè segneranno il ritmo delle tue giornate. Talvolta farai due risate e altre volte litigherai con i colleghi, ci saranno giorni in cui avrai delle soddisfazioni mentre altri ti sembreranno non finire mai. Mese dopo mese sarai sempre meno interessato alle passioni della tua adolescenza.
Punta in basso caro maturando, talmente in basso da fregartene di avere o non avere successo.