I tipi umani di giovani che non hanno voglia di fare un cazzo (feat John Elkann)
Ieri ero persuaso di sfruttare al massimo ogni istante della mia vita ma mentre stavo guardando Juve-Torino è squillato il telefono. Era John Elkann che chiamava per scusarsi di aver definito tutti i giovani italiani degli sfaticati.
“Scusa Fra, non volevo dire che voi giovani non avete voglia di fare un cazzo, volevo spronarvi. Puoi passare parola ai tuoi amici così mi risparmi una decina di telefonate.”
“Senti John, ho quasi trent’anni. Non sono giovane. Alla mia età la Canalis si era già fatta Reginaldo. E poi dai, chi nella vita non ha mai detto di questa o quella persona che non ha voglia di impegnarsi. Le maestre me lo dicono dall’asilo.”
“Sarà, ma intanto sono giorni che sui social tutti mi scartavetrano i coglioni con ‘sta storia che me ne devo stare zitto, che io a casa ci sono rimasto e di pensare a Lapo.”
“Perché tu generalizzi. I giovani che cercano lavoro non sono tutti uguali. Ti invio una mail con le categorie.”
mail: [email protected]
oggetto: tipi umani di giovani che cercano lavoro.
Quello del divano.
La sua colonna vertebrale ha la consistenza di uno spumone e la forma di un punto interrogativo a causa delle ere geologiche trascorse sul divano. Il suo sforzo nel cercare lavoro consiste nel dare un’occhiata a indeed una volta ogni quindici giorni e lamentarsi con decisione contro la crisi o contro chi gli dà dello sfaticato.
Quello che lavora.
Siccome i suoi non avevano programmato di dover mantenere loro figlio fino ai 47 anni, quello che lavora, come suggerisce il nome, è costretto a lavorare mentre cerca lavoro per mantenersi. Nessun paradosso, soltanto che lui ha studiato per fare il semiologo e attualmente si trova lavoro solo come commerciale di WhatsApp. Ma siccome non sa l’inglese aspetta che si liberi una cattedra a Catanzaro lavorando come commesso da Zara.
Il viziato.
L’Italia è l’unico paese al mondo dove i genitori per dimostrare il loro valore devono mantenere i figli e tenerli lontani dal mondo del lavoro il più a lungo possibile. Durante l’università quando incontri un giovane studente-lavoratore, pensi subito che sia un povero cristo. Il viziato ha fatto sua questa logica e anche dopo gli studi storce il naso all’idea di trovarsi un lavoro. Fin quando può finge di studiare, dopo si inventa una nomenclatura idiota per non ammettere di fare quello che fa. Ad esempio il copywriter non è altro che l’agente del catasto.
Lo schizzinoso.
Simile al viziato eccetto che le sue convinzioni non derivano dai dettami genitoriali bensì dalla pubblicità dello shampoo l’Oréal, “perché io valgo”. Prese alla lettera le parole di Linda Evangelista, lo schizzinoso crede che la sua formazione universitaria abbia valore assoluto e non declinato al contesto in cui vive. Per questo è capace di rifiutare un lavoro, fosse anche coerente con quello che ha studiato, solo perché il primo mese è di prova.
Il disperato.
Il sistema lo ama e si nutre delle sue ore di lavoro non retribuito. Il disperato è quello che accetta tutto in virtù del “fa curriculum”. E in effetti ha un CV della madonna. Ha lavorato gratis per tutte le più grandi aziende d’Italia, ha accumulato anni di ore di stage durante le quali ha imparato ogni mestiere del mondo e parla fluentemente tredici idiomi perché ha lavorato con persone di tutte le nazionalità. Nessun neolaureato può avvicinarsi nemmeno lontanamente alle competenze del disperato, il quale, siccome lavora gratis ha demolito il sistema economico sociale italiano.
Il ricco in modo vergognoso.
Non è ricco dentro, lo è fuori. Che è molto più comodo. Una volta laureatosi in qualche prestigiosa università (l’equivalente milionario e aristocratico di un centro sociale) finisce a dirigere l’azienda di famiglia. Lui non è un giovane che cerca lavoro nel senso classico del concetto. Però diciamo che come te ha i suoi turbamenti nella scelta del completo i giorni di riunione.