6 vecchi cantanti trash che hanno qualcosa da insegnarci
Non li abbiamo nel mp3, ma li conosciamo bene. Non andiamo ai loro concerti, ma li balliamo ai matrimoni. Non li seguiamo su Facebook, ma ricordiamo i testi dei loro successi. Sono i vecchi cantanti trash, icone della musica migliore, quella che si canta da ubriachi o che fa da colonna sonora ai balli di gruppo.
Avevano e hanno molto da insegnarci. La teoria del linguaggio sottesa al Tuca Tuca della Carrà e l’impianto epistemologico di Gelato al Cioccolato di Pupo sono solo due degli aspetti di rilievo della produzione trash italiana. Con questo post l’Oltreuomo vuole rendere omaggio a sei vecchi cantanti che hanno saputo trasmettere messaggi importanti, pur facendo musica di merda.
Gianni Morandi
Gianni Morandi è un grande. I suoi coetanei si fanno la cacca addosso nelle carrozzine, mentre lui continua a ballare come un minorenne impasticcato. Persevera nel cantare Fatti mandare dalla mamma noncurante del fatto che, nella bocca di un settantenne, il verso “Ti ho vista uscire dalla scuola” merita almeno una chiamata al 113. Il dramma di Gianni è che in pochi rendono omaggio alla sua vitalità, mentre in moltissimi sghignazzano della sua presunta dieta a base di se stesso. E’ una cosa orribile. Io da Gianni ho imparato che il mondo è pieno di persone cattive, gelose, maldicenti. Eppure bisogna andare coraggiosamente avanti, nonostante tutti gli stronzi che ci sono in giro (o nella tua bocca).
Raffaella Carrà
Ho visto che è stata a Sanremo. Mi è parsa sciupata. Ma ai suoi tempi la Carrà era abbastanza fregna. E soprattutto faceva capire cosa voleva. Tanti Auguri, oltre a sottintendere che scopare in Friuli non è granché, è stato il manifesto culturale di generazioni di zoccole. Il balletto del Tuca Tuca poi era la versione in bianco e nero del petting. Raffaella lancia un messaggio molto forte alle ragazze del 2014: la donna intelligente stuzzica i tipi svegli, la bella attira gli esteti, ma solo quella-che-la-dà piace a tutti.
Pupo
L’uomo con le papille gustative meno affidabili di sempre. Gelato al Cioccolato è un pezzo incentrato sulle disfunzioni sensoriali del suo interprete. Ma è tutto il testo ad essere un chiaro omaggio al teatro dell’assurdo di Beckett e alle supercazzole di Monicelli. Pupo mi ha insegnato che, con una una base disco dance e qualche rima alla cazzo, tutto diventa più divertente, anche un gelato al cioccolato dal gusto salato.
Righeira
Vamos a la Playa e L’Estate Sta Finendo sono due tormentoni indimenticabili. Eppure i Righeira non se li fila più nessuno. Questo mi fa riflettere su quanto regalare simpatia, spensieratezza e balli di gruppo a chi ci circonda non venga mai premiato. La gente si lamenta di essere depressa, ma in realtà ama la propria tristezza. Altrimenti Sanremo renderebbe omaggio ai Righeira, mica a De Andrè.
Iva Zanicchi
Iva non è mai stata la migliore e l’ha sempre saputo. Per questo, invece di finire la propria carriera cantando alla Sagra dell’Acciuga di Pinerolo, si è buttata nel mondo della tv. Un po’ la odio, perché mia nonna mi costringeva a guardare Ok, il prezzo è giusto! insieme a lei. Ho passato gli anni delle scuole elementari ad imparare a memoria le tabelline e i prezzi degli impianti stereo Philips. Poi Iva è passata alla politica, diventando eurodeputata. Infine, si è cagata addosso durante un programma della Carrà. Pur non essendo trash da un punto di vista musicale, è proprio l’episodio della cacca a darle il diritto di entrare in questa lista. Perché puoi avere una carriera più che rispettabile, ma basta una cagata per rovinare tutto.
Renato Zero
Ora tutti vogliono le foto rubate di Tiziano Ferro e il suo ragazzo. Oppure spiano dal buco della serratura per scoprire se Mengoni sia omosessuale. Ma, ai suoi tempi, Renato la gaytudine la metteva sul palco senza remore. Triangolo è un pezzo imprescindibile per l’educazione sentimentale dell’omosessuale che cerca una scusa per fare coming-out. Mi Vendo è invece il raffinatissimo gioco dell’implicito che insegue l’esplicito. Il look dello Zero di quegli anni invece di implicito non aveva proprio nulla, infatti non è mai andato in tournée in Russia. Renato ci insegna che l’orientamento sessuale non conta: se una canzone è trash, lo rimarrà qualunque cosa tu faccia a letto.
E’ evidente che la musica trash ha molto da insegnare. Può non piacerci, ma è così. D’altra parte, se nell’immondizia non ci fosse nulla di buono, non avrebbero inventato la raccolta differenziata.