Una cosa normale
Ieri io e Stefano Ragusini siamo usciti a bere una birra. Lui è uno di quelli amici che quando ci sono possono insultarti con gli aneddoti di oltre dieci anni fa perché ti conoscono da sempre. Quindi insultarsi diventa piuttosto l’occasione per fare conversazione e ricordare quelle cose capitate quando tutto quanto era assurdo. Stefano è un futuro direttore d’orchestra e già suonava quando l’ho incontrato la prima volta.
In queste occasioni appena finisci di metterti al pari sulla vita trascorsa da quando ti sei perso di vista, cominci a parlare di quella che avete passato insieme. Ti ricordi e cose così.
Allora ti sembra che quello che fai ora sia più normale di quello che facevi prima. Un po’ ti lamenti, un po’ dai la colpa alla crisi, un po’ ti inventi delle teorie per dimostrare che alla fin fine siamo tutti nella stessa barca e la differenza è che alcuni ci pensano e se ne accorgono mentre altri vanno avanti così. Quelli che ci pensano scrivono battute ciniche su Twitter mentre gli altri le leggono. Nessuno fa niente.
Io raccontavo a Stefano che ogni tanto ci penso anch’io. Che credo di essere malato di normalità e poiché ci avevo pensato molto, so anche fare un bel discorso pieno di battute ciniche dove spiego perché i giovani sono tristi e annoiati.
Lui mi ha ascoltato e quando c’era da ridere rideva. Però alla fine mi ha detto che non era d’accordo. Che secondo lui bisognava comunque fare qualcosa. Allora io gli ho risposto che anche discutere e analizzare la situazione era fare qualcosa. Lui ha detto no e mi ha fatto un esempio.
Stefano era alla stazione e aspettava il treno come tantissima altra gente. Stava leggendo un libro per ingannare l’attesa. Dalla panchina accanto a lui un barbone ha cominciato a scatarrare per terra, tirare su con il naso, schiarirsi la gola facendo dei rumori violenti e nauseabondi.
Tutti sulla banchina del treno erano disgustati dal concerto non richiesto che il barbone aveva improvvisato per loro. Alcuni si allontanavano per abbassare il volume dello schifo, alcuni commentavano piccati la maleducazione, il disagio, la mancanza di un provvedimento concreto per arginare i casi di inciviltà. Nessuno fa niente.
Allora Stefano va dal barbone che scatarra e tira sul con il naso e gli porge una fazzoletto di carta. Il senzatetto ringrazia e si soffia il naso. Poi la smette con tutti quei rumori e se ne rimane lì quieto.
Tutti sono un po’ più felici o sollevati, anche un signore che va da Stefano e si complimenta per il gesto a nome di tutti.
Io dovevo imparare che non fare niente è peggio che fare una cosa normale. Invece non ho capito e adesso penso che quelli che fanno cose grandiose, tipo andare ad accudire i bambini del Biafra, sono anche loro un po’ noiosi. Come se potessimo fare la classifica delle azioni rivolte a creare benessere negli altri sulla base del rischio di fallimento.