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I Tipi Umani dei Candidati al Colloquio di Lavoro

Il volontario internazionale

Puo’ avere dai 23 ai 32 anni, iper-fomentato e mediamente simpatico. Annovera nel suo CV improbabili esperienze dal paesino perduto nella provincia di Bujumbura (per chi non lo sapesse, la capitale del Burundi) alle periferie di Rio con tanto di patentino per sturare le cloache delle Favelas. Ogni check non dura piu’ di sei mesi, e’ un tipo dal tedio facile. Crede nella pacha mama, nell’ombelico del mondo e nelle confetture senza OGM ma si e’ segretamente rotto le palle di essere sfruttato come l’ultimo delle domestiche. E’ egocentrico e razzista ma lo nasconde bene, dopotutto, ha appena preso il master in Educazione alla Pace.

Il candidato ideale

Sa argomentare perfettamente ogni singolo trafiletto del suo CV e si e’ preparato qualsiasi obiezione come se si tratasse di un esame di filosofia del diritto. Sa a memoria la postura e la gestualita’ migliore per impressionare il panel di valutazione ma senza strafare. E’ pacato-a, sobrio-a, umile e gentile. E’un make up nude, preparato alla perfezione proprio perche’ impercettibile. Scevro da ogni eccentricita’, se ti cade la pena con cui appunti il suo destino, te la porge con un inchino leggiadro (come fa non so, tant’e’..). Contrariamente alle aspettative della squadra di risorse umane, non passera’ mai il colloquio a causa di lotte intestine tra HR stessa e quel gran testa di cazzo del manager che ha annunciato l’apertura del posto vacante.

La ricca viziata e cessa

L’ultima sua fatica e’ stata tirarsi su la zip dei jeans una volta fatta pipi’ in uno dei sette bagni personali di cui dipone la sua depandance. A scaricare ci pensa la colf. Parla cinque lingue fluentemente anche se e’ una zappa nello scritto, questo perche’ sua madre, notevole subrette della TV spazzatura Nigeriana, ha sperimentato una bella botta di culo nel momento giusto. Infatti, una volta arrivata a Bains de Paqui, poco conosciuto quartiere di donnacce nel cuore di Ginevra, e’ stata messa subito tra le fila delle mignotte d’alto bordo e, tra un cambio di preservativo e l’ altro, ha incontrato il miliardario della sua vita. Una storia alla pretty woman insomma, se non fosse che la pupa si e’ beccata la fisicita’ del padre sporcaccione. Si consola con tate poliglotte e paghette da urlo per consolarsi dell’ingiusta bruttezza ereditata. Fastidiosa al colloquio, diventa indisponente con tutte le esaminatrici che le ricordino anche solo vagamente la madre.

La ricca viziata e bona

E’ in tutto e per tutto affine alla di cui sopra, perché Dio le fa e poi ce le manda timbrate. L’unica differenza e’ che il decrepito padre ha conosciuto la genitrice durante una sfilata di victoria’s secret con la scusa di dover scegliere personalmente la biancheria intima per il regalo d’anniversario con l’oramai ex moglie bicentenaria. Un vero e proprio colpo di portafoglio per lei, un cesto di lumache in testa per lui. Ma la deliziosa bimbetta e’ venuta fuori tanto carina da essere innegabilmente votata al successo. Non vuole un lavoro, vuole un diversivo dai i suoi scoppiettanti pomeriggi rosa e gli esosi corsi nelle universita’ piu’ prestigiose. Di solito arriva accompagnata da una bolla di raccomandazione. Molto probabile che venga assunta a meno che qualcuno non abbia un rigurgito di coscienza o semplicemente non abbia budget annuale sufficiente per assumere anche qualche altro pirla che lavori al posto di ‘sta cretina.

L’alternativo di sto cazzo

Crede che l’altissimo l’abbia benedetto con una personalita’ e intelletto fuori dal comune. Si presenta in T-shirt e giacca con risvolto grigio perla. A completare il profilo, un paio di jeans slavati e simpatiche adidas ultimo modello. Capello fulvo e schiarito dal sole. Ha viaggiato molto e la sua famiglia hippy ha potuto trasmettergli l’amore per la liberta’ di pensiero ma attenzione, sono solo finti pezzenti. Figli del boom economico anni ’50, hanno dilapidato la fortuna dei propri genitori in cannabis e trip esotici, per poi ritornare borghesi come da copione allo scoccare della mezza eta’. Il rampollo ha a disposizione un lungo repertorio di citazioni dotte ma e’ ignorante come una capra, non risponde mai direttamente alle domande di rito (son sempre quelle, volendo uno puo’ prepararsele a casa) e questo fa di lui un novello Renzi. Piu’ caruccio ma vuoto come un pacchetto di fonzies dopo la merenda. Proprio nel momento in cui crede di averti abbagliato con le sue brillanti risposte, il tempo scade e la commissione e’ costretto a buttarlo fuori senza pieta’. A meno che la recruiter alternativa non abbia gia’ perso la testa. Ma questo caso lo esamineremo dopo.

La sguardo a prateria

Degna di questo appellativo, dal principio alla fine del colloquio il suo sguardo passa oltre la testa degli esaminatori e si perde nel nulla. Non e’ annoiata, non e’ nervosa. Non e’ facile stabilire se il suo sia un caso di demenza genetica o semplicemente tossicodipendenza, concretamente la sua performance e’ nulla. Risponde con un ritardo di due minuti a ogni domanda e sembra capire assolutamente una mazza dei temi presi in considerazione. Il giudizio della commissione non riesce ad essere definitivo in quanto la prova e’ talmente toppata da non risultare verosimile. E mentre alcuni selezionatori ripassano mentalmente chi possa essere il capro espiatorio delle pre-selezioni da umiliare a fine giornata, alcuni cominceranno a compilare l’agenda della settimana mentre altri ancora cercheranno di incalzare la malcapitata con domande argute. Tutto inutile, lei sta li’, tra le fate turchine e le nuvolette di Bonolis, a bersi un immaginario caffe’ Lavazza.

Il figlio-a della collega

Lavorando in organizzazioni internazionali nella capitale, e’ altamente probabile che ti capiti a tiro il famigerato figlio della ex collega della tua capa. Mentre la suddetta madre-UN staff member stara’ riscaldando la sedia in qualche agenzia delle Nazioni Unite (you name it: WFP, IFAD, FAO, e Liaison Offices quanti te ne pare) accumulando una pensione esentasse che tu non vedrai mai manco con una vincita al SuperEnalotto, il piccolo raccomandato-a junior comincera’ a sgambettare per avere il suo scontato posticino ministerial-internazionale in quel di Roma. Secondo regolamento, impriegati con qualche grado di parentela non possono lavorare nella stessa agenzia, problema ovviato con l’istituzione, eo tempore, di quella dolcissima rete solidale di genitori culattoni che spediscono i pargoli qui e la’ per brevissimi tirocini e promettentissime consulenze. Alla povera commissione non rimane che firmare l’assunzione di quella schiappa totale di ER (Essere Raccomandato) che finge di sostenere un colloquio. Qualche coraggioso selezionatore si ribellera’ al meccanismo ma solo per ritrovarsi in faide millenarie di famiglie “internazionali” che la faranno pagare a lui e a tutta la sua progenie lo smacco subito. Nei secoli dei secoli, amen.

Quello che non ci ha capito un cazzo

La sottile variante di “Sguardo a prateria”, ha mandato talmente tanti CV che si e’ presentato al colloquio sbagliato. E’ successo. Giuro.

La vittima

E’ talmente sfigato-a che le sue manfrine ti fanno venire voglia di prenderlo a calci nel culo dalla sala riunioni al parcheggio. La sua e’ una lagna perpetua e ti fa sentire in colpa di avergli chiesto di riempire il modulo di 3 righe con i suoi dati personali. La professoressa d’inglese del liceo lo maltrattava, per questo non ha imparato le lingue, i compagnucci dell’asilo lo picchiavano, per questo non riesce a gestire il team work. Tendenzialmente bruttino-a, non e’ raro che abbia l’alitosi e un irritante modo di riunire le mani come se stesse pregando. Il selezionatore meno tollerante comincera’ a lanciare segnali di fumo ai colleghi, decretando la fine del colloquio a quasi 2/4 del tempo a disposizione. A meno che la panel member chioccia non lo recuperi in corner con un appello tramite mimica facciale, semplicemente estendendo di qualche minuto l’agonia professionale di una carriera mai iniziata.

Lo/la psicho

A differenza dell’alternativo di sto cazzo, l’inidividuo in questione ha seri problemi mentali arginabili solo con lo Xanax e affini. La commissione non riesce a intervistarlo-a per il semplice motivo che ha paura. Paura di ritrovarselo sotto casa, paura di sognarselo. Se il soggetto e’ obiettivamente attraente, i membri della commissione di sesso opposto (e non) recicleranno l’esperienza con ottime fantasie erotiche da proiettare mentalmente durante pallosissime riunioni. In caso contrario, nei mesi a seguire la sensazione di essere pedinato non ti abbandonera’ mai, accompagnata da un prurito persistente tra la terza e quarta costola. Da liberarsene GENTILMENTE.

Il carino-a

Non e’ niente di speciale ma non ti spacca l’esistenza, il che, di questi tempi, e’ veramente tanta roba. Pulitino-a, cortese, gestibile, si differenzia dal candidato ideale per il semplice fatto che e’ carino, ergo anonimo. Non speciale, neutri, ok, “si vabbe”, “bah”. Sufficientemente competente da non essere cacciato ma non abbastanza brillante da vincere in prima linea una selezione. Di solito viene assunto-a se i primi due classificati rinunciano oppure se il manager che lo-la vuole nel suo dipartimento e’ un medio-man o medio-woman che ha sculato un percorso professionale decente e che grazie a Dio non ha mai dovuto fare a cazzotti per mantenere il posto. Il candidato ha certezze tradizionali casa/chiesa/famiglia/volontariato/cane/cinema-il-sabato ma di lodevole bisogna ammettere che non e’ mai stato-a raccomandato-a. Ma neanche se ne lamenta. Perché e’ carino.

Zara Ciddì

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