Cartolina dalla Cina per l’Oltreuomo
Cari lettori dell’Oltreuomo, scrivo questo articolo oggi per condividere con voi la mia oltreesperienza dall’altra parte dell’oltremondo, con la vana speranza di innalzare il livello qualitativo di questo blog. Avviso per tutti: la parte interessante dell’articolo è alla fine, per cui se volete saltate tutto il resto.
Vado al punto: mi trovo in Cina da due settimane per uno stage presso una nota azienda veneta, che, come tante altre, ha intrapreso da anni la via della delocalizzazione all’estero, un po’ come sta tentando di fare l’Oltreuomo. Delocalizzare conviene per tante ragioni e a noi poveri sfigati figli di una generazione “drastica” e senza coglioni non resta che approfittare delle preziose occasioni che ci vengono concesse per “fare curriculum” (che per ora resta il primo mestiere in Italia per numero di partecipanti).
Direi che il tempismo con cui arriva questo articolo è perfetto per due motivi: sono qui da troppo poco per essermi abituato a questa società (e questo è positivo per il blog su cui scrivo visto che gli stereotipi sono il pane quotidiano), ma da abbastanza tempo per poter almeno dire “l’ho visto coi miei occhi”.
Con questo articolo vorrei tentare di rispondere ad alcune domande che noi oltreominidi ci poniamo spesso riguardo ai nostri concittadini più numerosi al mondo: i cinesi. Li vediamo tutti i giorni nelle nostre città eppure non sappiamo nulla di loro. Loro non parlano con noi, noi li disprezziamo a prescindere; direi che va bene così, nessuno si lamenta dei cinesi, a meno che non si parla di economia mondiale.
I cinesi sono tanti: maledettamente tanti. Ora ne sono immerso, sono io il diverso, l’extracomunitario, il gigante (200 cm), l’europeo ecc. Ne sono avvolto dalla mattina alla sera, sento la loro lingua finalmente, i loro rutti, le loro scatarrate, le scoregge, le risate, gli odori malefici che si portano dietro e che avvolgono tutto. Sono 1 miliardo e 400 milioni porca troia (senza contare quelli che vivono all’estero, cioè altri 200 milioni più o meno!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!).
Qui le dimensioni sono inconcepibili per un europeo: in Cina ci sono circa 150 città che superano il milione di abitanti; ci sono quartieri che potrebbero ospitare da soli un capoluogo di provincia italiano; strade urbane degne di un’autostrada transalpina; centri commerciali grandi come Giuliano Ferrara ecc.
E’ difficile orientarsi perché è tutto gigantesco, moderno, dispersivo, senz’anima, e tutto costantemente avvolto da una nebbiolina puzzolente e nauseante: lo smog!
Lo smog è stato il biglietto da visita più devastante e opprimente che ho ricevuto al mio arrivo in questo paese e col quale dovrò convivere per altri 2 mesi. Lo smog è pazzesco, nulla di confrontabile a quello cui siamo abituati in qualsiasi città italiana. Avete presente quando siete fermi alla fermata e l’autobus vi parte improvvisamente davanti scaricandovi addosso tutto il suo carico di piombo? Certi giorni ho questo tipo di sensazione che mi pervade dalla mattina alla sera ogni volta che metto il naso fuori da un edificio. I bambini piccoli passano svariati giorni all’anno in ospedale inalando l’ossigeno che all’aperto non trovano. Credo che la Cina sia l’unico paese al mondo dove è sconsigliabile fare jogging, andare al parco, passeggiare all’aria aperta, e dove sia invece altamente consigliabile stare al chiuso, fumare, evitare l’aria fresca ecc. I livelli di polveri sottili tollerabili sono compresi tra 0 e 50: oggi qui ad Hangzhou abbiamo sfiorato i 350, che è un livello considerato rischioso anche per chi non ha nessun problema all’apparato respiratorio (come il sottoscritto).
Altro argomento di cui spesso si discute: l’educazione dei cinesi. I cinesi sono, ai nostri occhi, molto maleducati, non c’è che dire. A parte i colleghi più istruiti e che viaggiano regolarmente in paesi stranieri, i cinesi urlano, ruttano, scatarrano e soprattutto sputano in continuazione. Io odio chi sputa maledizione!!! In generale sono sempre molto diretti, non conoscono giri di parole, formalità o forme indirette di qualsiasi tipo. Tutto ciò che dicono è una costante sentenza. Ah si, lo davo quasi per scontato: mangiano con la bocca aperta. In azienda abbiamo 2 mense, una minuscola per gli italiani e una enorme per i cinesi: immaginate il concerto mentre si mangia nella mensa cinese.
Altro argomento estremamente importante: il cibo. In Cina si trova qualsiasi cosa da mangiare. I cinesi hanno una dieta molto più variegata della nostra, perché non disdegnano nulla. Il cibo, se cucinato in modo igienico, in generale è buono. Ad ogni modo è sempre unto. Sinceramente preferisco mangiare nella mensa cinese: c’è più varietà ed è pure buono. Nei mercati in giro si trova qualsiasi cosa, anche le cose più bizzarre. Nei supermercati è facilissimo trovare granchi, pesci di ogni tipo, rane, rospi, tartarughe ecc. Tutto rigorosamente vivo, anche se già inscatolato.
Ci sono due pilastri nella cucina cinese: il cibo è meglio comprarlo vivo e cucinarlo all’istante, il cibo deve essere caldo. Non esistono i pasti freddi, mai, in nessun luogo. Anche se comprate qualcosa su un treno ve lo riscaldano.
Si mangia con le bacchette ovviamente, è difficile sfuggire a questa cosa. Prima ci si abitua e meglio è.
Ma veniamo ora alla società cinese: la Cina è un paese comucapitalista. Lo so, non ha senso. Invece ha senso eccome. Tutto è controllato in maniera metodica e pressante, però i soldi regnano sovrani. Facebook è illegale (hanno una loro versione controllata), YouTube è illegale, la libertà di espressione non è concessa, la libertà di associazione non è concessa, i sindacati non esistono ecc. Le fabbriche sono erette dallo stato e poi concesse in affitto, le città vengono edificate su progetto statale, così come tutte le strutture che servono al popolo per vivere e prosperare. Come fa tutto ciò a funzionare? Grazie ai soldi! A differenza di altri paesi comunisti (Corea del Nord, Cuba, la Puglia, chiunque si opponga a Berlusconi…) qui tutti possono venire a investire e il lusso più sfrenato regna sovrano nelle città più moderne. In teoria non esistono le classi sociale, in pratica il centro città è invaso di negozi di costosi marchi di capi d’abbigliamento e automobili europei.
La gente è completamente stordita dai soldi, parla costantemente di macchine. La più grande preoccupazione dei cinesi che ho potuto constatare fin’ora è quanto siano dannatamente alti i dazi sulle automobili occidentali, Audi in primis. Tutti vogliono l’Audi. In giro è pieno di Ferrari: quando vai in centro sono i cinesi che ti deridono a te sfigato italiano. Ad Hong Kong c’è la fila fino alla strada per entrare in una boutique di Versace o Dior. Le donne sembrano delle bambole da consumo.
C’è un piccolo problema però: al di là delle grandi metropoli (Hangzhou ha 8 milioni di abitanti, ma visto il recente sviluppo sia economico che urbano non è da considerarsi fra queste), spesso il lusso sfrenato è solo di facciata, in fatti i negozi più lussuosi sono spesso semivuoti.
La cosa angosciante però è questa: esiste una società tradizionale che sopravvive e che spalleggia lo sviluppo sfrenato? …a me sembra di no. La rivoluzione maoista ha eliminato ogni forma di passato, di tradizione e di storia. L’unità è lo sviluppo, l’identificazione è la crescita economica. Improvvisamente tutta questa massa umana si è trovata unita, devota alla crescita. Nonostante quello che si possa pensare, questo è un paese estremamente variegato: dal punto di vista linguistico, culturale, religioso, etnico, tradizionale ecc… ecc… esistono divergenze enormi tra provincie. Immaginate che da domani, improvvisamente, non esistano più i confini tra i paesi europei, che la lingua utilizzata in TV, sui giornali, a scuola e negli uffici sia l’inglese, che non faccia più differenza essere italiano, tedesco, svedese ecc. Questa è la Cina moderna. Voi come reagireste? Beh, se nasceste e studiaste senza avere alba di cosa sia accaduto prima della rivoluzione non vi porreste nemmeno la domanda probabilmente. E’ così e basta, ora pensiamo a fare soldi.
L’oppressione etnica e culturale è all’ordine del giorno, ma se questo è necessario a garantire crescita e sviluppo, ben venga. E’ inutile fare i superiori, è così un po’ dappertutto alla fine.
E gli italiani che vivono qui? Beh, ovviamente si sentono superiori in tutto. Pensano a mandare avanti l’azienda (ed è estremamente complicato far coincidere le due mentalità) e a scopare. Su di loro non c’è molto da dire. Per gli italiani che vivono qui rimane costante il disprezzo verso i cinesi.
Per quelli che hanno messo su famiglia sarebbe quasi impossibile rientrare in Italia, per mille ragioni (e comunque disprezzano i cinesi). Non imparano il cinese e nemmeno l’inglese, mantenendo il livello delle conversazioni a una serie di mugugni e gesti scimmieschi. La lingua ufficiale in azienda è il dialetto veneto (che tristezza), seguita dal linguaggio dei mimi e dall’inglese livello terza elementare. Sono un po’ deluso dai cinesi sì, ma cazzo gli italiani battono tutti.
Siamo arrivati quasi alla fine di questo mio sfogo/racconto/confessione; per chi è arrivato fin qui arriva ora l’argomento che fin dall’inizio si aspettava: i cinesi hanno il cazzo piccolo? La risposta è decisamente sì! (lo so perché vado regolarmente in palestra e perché, per dovere d’informazione, ho chiesto a tutti i colleghi di mostrarmelo) …e soprattutto: le cinesi hanno la figa stretta? …No!
Spero siate soddisfatti.
Se ne avrete voglia aggiornerò il mio racconto al termine dell’esperienza, così potrò confermare o confutare tutto ciò di cui ho scritto. Oppure mi schiarirò la gola e ci sputerò sopra.
Stateme’bbuono
erf