“Il mio nome è mai più”, Liga Jova Pelù. Commento critico e metaletterario by MM
Ah, l’estate.
Tempo di leggerezza, di frivolezza.
La mente vola libera sui seriosi fatti della vita.
La sabbia negli occhi, le urla dei bambini nelle orecchie, l’acqua nel naso.
L’estate è l’apoteosi del disimpegno.
E da questo disimpegno, gemmano produzioni artistiche ugualmente frivole: è il caso dei cosiddetti tormentoni estivi, canzoncine dal ritmo penetrante, a discapito di un testo completamente privo di senso, laddove non involontariamente comico.
Per questo è giusto, anche d’estate, ricordare che esiste musica impegnata, musica scritta e registrata con uno scopo, giusto ricordare che tra noi vi sono nobili cantori dei drammi della vita, artisti che tramite la musica veicolano messaggi universali e profondi.
Musica che fa riflettere, musica che smuove le coscienze.
E cosi ho pensato al pezzo impegnato per eccellenza della musica italiana, il pezzo-contro-la-guerra, il brano che ha visto unite le tre più grosse teste (chi ha detto “di cazzo?”. Non scadiamo nella volgarità, per favore) della musica italiana dell’epoca (e forse anche di oggi. Questo potrebbe farci riflettere sulla de-evoluzione della musica in Italia, ma non è né il luogo né il tempo).
Ligabue, Jovanotti e Piero Pelù uniscono le loro doti creative per dare vita ad un singolo “contro la guerra”.
La canzone che fermerà la strage.
“se bastasse una bella canzone a far piover la pace, si potrebbe cantarla un milione, un milione di volte”.
Ma è una cosa che dopo i 5 anni già inizi a considerare improbabile, il potere magico-fenomenico di una canzone, la possibilità che possa cambiare lo stato delle cose.
Ma non divaghiamo. Concentriamo su “ilmionomeèmaipiù” (scritto tutto unito per trasmettere l’urgenza del messaggio, voglio credere).
Ho deciso di concentrarmi sul testo del brano, un testo che per forza di cose dovrà essere duro, fermo, pregno di messaggi sociali e di accuse neanche tanto velate ai potenti che sporcano le loro mani con queste guerre insensate.
Partiamo.
“Io non lo so chi c’ha ragione e chi no”
È già nella prima frase che troviamo uno degli apici della canzone: il Liga ammette candidamente di “non sapere”. È straordinario, è in tutto e per tutto figlio delle posizioni socratiche, della modestia dell’intellettuale. Liga NON SA chi ha ragione e chi no. Lui e gli altri due scrivono una canzone contro la guerra, ma mettono le mani avanti. Loro non sanno chi ha ragione e chi no. Magari hanno ragione i soldati ed i profughi sono i cattivi. Potrebbe essere, no? Tanto NON SI SA
“se è una questione di etnia, di economia,
oppure solo pazzia:”
Il Liga però prova ad avanzare delle ipotesi alla base di questa guerra: potrebbe trattarsi di pulizia etnica, odio per minoranze religiose, questioni economiche, pozzi di petrolio, gasdotti.
OPPURE è SOLO PAZZIA. Ma si, buttiamo tutto in vacca: perché cercare le ragioni di una guerra quanto è tutto spiegabile con LA PAZZIA?
“difficile saperlo.”
altro apice inarrivabile del pezzo: difficile saperlo. Difficile sapere perché c’è stata la guerra in Kosovo. Difficile andare su Google e scrivere “guerra in Kosovo”. È PROPRIO difficile.
“Quello che so è che non è fantasia
e che nessuno c’ha ragione e così sia, “
Una certezza il Liga però la trova: non è fantasia, la guerra c’è davvero. “Bisogna tenere botta”, avrà pensato lui, immedesimandosi in un bambino kosovaro.
Inoltre, “nessuno c’ha ragione e cosi sia”, voglio dire, anche gli Ebrei avranno provocato i Nazisti, no? Mica c’hannoraggione solo gli uni o solo gli altri!
“e pochi mesi ad un giro di boa
per voi così moderno “
si sta avvicinando l’anno 2000, e giustamente il Liga ci fa presente che per noi, compratori del suo singolo, noi moderni, si avvicina il terzo millennio. Per quanto lo riguarda, invece, lui è rimasto ancora al 1986.
“C’era una volta la mia vita
c’era una volta la mia casa
c’era una volta e voglio che sia ancora. “
Questa parte invece dovrebbe in qualche modo attribuirsi all’europeo-dell’est stereotipato che, indifferente alle ragioni della guerra, vuole solo che la sua casa rimanga su, mentre i raid aerei della NATO provano ad eliminarla. Oh, ma come faccio a sapere queste cose? La NATO? Dove si possono reperire tutte queste informazioni quando è “difficile saperlo”?
“E voglio il nome di chi si impegna
a fare i conti con la propria vergogna. “
Ancora una volta, se i 3 condottieri qui vogliono il nome di coloro che hanno dato il via alla guerra, basta controllare chi nel 1999 era a capo della presidenza del consiglio, della nato, del Vaticano, della banca Ambrosoli, dell’Unione Sportiva Lecce.
Informarsi non è difficile.
“Dormite pure voi che avete ancora sogni, sogni, sogni “
E qui l’ennesimo attacco del Liga a questi fantomatici “voi”, che rappresentano il male assoluto, contrapposti al “noi”, ovvero i compagnoni che sboccano si picchiano si abbracciano e tengono botta.
Ancora una volta, voi compratori del singolo, dormire pure, con la coscienza sporca, voi che riuscite a convivere con il-fatto-che-c’è-una-guerra. Non tutti hanno la sensibilità dei 3 caballeros per poter esprimere la propria frustrazione in musica.
“Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più, mai più, mai più
Il mio nome è mai più… “
Bla bla bla mai più mai più
“Eccomi qua, seguivo gli ordini che ricevevo
c’è stato un tempo in cui io credevo
che arruolandomi in aviazione
avrei girato il mondo
e fatto bene alla mia gente
(e) fatto qualcosa di importante.
In fondo a me, a me piaceva volare… “
“eccomi qua!” Ma ciao Jova! Il cantore italiano prende il posto del Liga e si immedesima abilmente in un soldato americano. Un pilota, per la precisione, di quelli che nel 1999 scaricavano missili sui campi profughi. Povero, lui prima credeva che arruolandosi in aviazione, subendo e poi restituendo ai novizi il nonnismo, praticando la tortra laddove possibile e aumentando la possibilità di sviluppare un disturbo post traumatico da stress, avrebbe fatto del bene alla sua gente.
Poi, con tenerezza, si difende: “in fondo a me, a me piaceva volare…”. Che è come se al processo di Norimberga qualcuno avesse detto “mi sono arruolato nelle SS perché mi piacevano le divise e gli stivali di cuoio”.
“C’era una volta un aeroplano
un militare americano
c’era una volta il gioco di un bambino. “
Questa frase non ha senso
“E voglio i nomi di chi ha mentito
di chi ha parlato di una guerra giusta “
I nomi sono di dominio pubblico. Di solito l’entrata in guerra la decide il Presidente del Consiglio/ Capo del Governo di ogni stato. Basta informarsi, ragazzi. Eh, suvvia.
“io non le lancio più le vostre sante bombe,
bombe, bombe, bombe, BOMBE! “
Uau, un soldato si ribella. La guerra sta per finire.
“Io dico si dico si può
sapere convivere è dura già, lo so.
Ma per questo il compromesso
è la strada del mio crescere.
E dico si al dialogo
perchè la pace è l’unica vittoria
l’unico gesto in ogni senso
che dà un peso al nostro vivere,
vivere, vivere.
Io dico si dico si può
cercare pace è l’unica vittoria
l’unico gesto in ogni senso
che darà forza al nostro vivere. “
Arriva infine la parte di Piero Pelù, il quale, poverino, prova pure a fare un discorso, ma si inerpica ed infine incespica sul non sense assoluto.
Lui dice che si può. Che convivere è duro. (ma poi, convivere con l’esercito NATO che ti bombarda? In quel caso si, è difficile convivere).
Il compromesso è la chiave del crescere. “mamma voglio fare il cardiochirurgo”. “no devi fare la casalinga”. “farò la fotomodella, mi sembra un buon compromesso”.
La pace è un gesto. Forse si, quando allarghi indice e medio della mano a formare una V. ma non credo basti.
Cercare la pace. Dove sei pace? Fatti vedere pace! Sei sotto quel cumulo di cadaveri?
“Vivere vivere vivere”
E poi, quando la canzone sembra finita, arriva il colpo di coda, dalla voce seria ed impegnata di Jovanotti: VIVERE!
Vivi, piccolo profugo a cui una mina antiuomo ha tolto la vista, vivi e non rompere le palle!
Vivi, madre a cui hanno ucciso i figli davanti agli occhi, vivi e stai zitta!
Vivi, soldato in missione a 5.000 euri al mese, vivi!
Su ragazzi, però pure voi, un po’ di impegno a VIVERE!
Bene, abbiamo visto come tutto sommato i tormentoni estivi non siano la cosa peggiore che ci può capitare di sentire.
Vado a sentirmi Lady Gaga.
Marciello