Rubare alle relazioni fino a quando non c’è più niente da rubare
Caro Mental Coach,
ti scrivo perché mi interessa il tuo punto di vista. Però vorrei restare anonima in caso … Voglio condividere con te questa roba che parla di me.
Quindici anni fa oggi mi sposavo. Avevo 22 anni, innamoratissima, con un fidanzato con cui stavo da tre anni, più grande di me, che già lavorava autonomamente, quasi laureato, simpatico bello buono e pieno di sogni come me, che avevo dal canto mio un buon lavoro di famiglia, la vita davanti e pensavo rosa e fiori.
Da brava 20enne non consideravo la durezza della vita ma, oltre al viaggio intercontinentale che avremmo fatto da lì a qualche ora, sull’altare credevo davvero che avremmo superato tutto insieme. C’era qualcosa che stonava e che forse avrei dovuto considerare, nei suoi comportamenti a volte contraddittori, ma davo la colpa a quella stronza narcisista della madre che non aveva educato il figlio con amore ne rispetto per se stesso e per gli altri. Mi sono illusa che queste cose le avremmo superate insieme e gli ho dato letteralmente tutto.
Ci ho creduto per tanti anni e anche lui, tanto che abbiamo fatto un mutuo trentennale e messo al mondo i nostri figli. Abbiamo fatto tutto sempre e comunque insieme ma negli anni mi sono resa conto che io mi annullavo e mi isolavo dal mondo con i figli da crescere e il lavoro e lui in casa mi soffriva, in casa aveva difficoltà a mantenere la calma, al lavoro faceva casini, cambio di lavori, scelte sbagliate. Debiti. Fino a che un giorno mi sono svegliata e ho capito che quello che sentivo l’amore della mia vita in realtà mi stava lentamente prosciugando … succhiando l’anima, il conto in banca e la mia essenza. Con il suo trattare male me e i bambini, la sua perenne insoddisfazione, la sua sufficienza rispetto alle mie cose i miei amici i miei sogni e progetti, la sua aggressività, con i problemi economici che inevitabilmente mi ha creato e lasciato, a me e alla mia famiglia d’origine. Con la sua invidia nei confronti del mio carattere che haimè, anni fa ancora di più, era brillante curioso positivo e soprattutto speranzoso. Ma io ci ho messo tanto a capire, ci piangevo, mi chiedevo “se dice di amarmi perché mi tratta così”.
Parliamo di uno che per colpire me dava i calci al mio gatto. E dopo qualche ora davanti ai figli lo accarezzava con due dita e diceva al gatto: “ciao topo di merda”. Uno che faceva battute offensive su di me davanti a tutti e poi diceva: “vabbè ma che ho detto dai!! Sei la solita permalosa!” Uno che non ha amici e quei pochi che aveva ci ha litigato per soldi. Oggi tutti i suoi amici sono la cricca di colleghi, così come la nuova compagna è il suo capo. Lentamente negli anni lui ha cercato inconsciamente di spengere ogni mio entusiasmo. Ma era subdolo… Ed io continuavo ad amarlo, a giustificarlo, ad arrabbiarmi, a lottare, ad averne timore. Che stupida eh…
Testarda io che ho comunque avevo in testa il pensiero ossessivo di difendere e proteggere la famiglia che ho sognato e sperato fin da bambina. Quella che in realtà io non ho avuto perché i miei si sono separati dopo 20 anni. Io ce la volevo fare, ci volevo riuscire! Non volevo mollare! Volevo lui, ma non così come era diventato, perché da ragazzo era adorabile, con un carattere un po’ accentratore e sì, un po’ aggressivo con tutti tranne che con me ma comunque a 27 anni era adorabile ai miei occhi. Premuroso, presente, innamorato, poi è diventato controllore, asfissiante, scocciato della mia presenza.
Ma è impossibile lottare e credere a qualcosa per due se l’altro non ci crede come te. Per anni ho pensato che quegli atteggiamenti facessero parte dell’amore invece è tutto tranne quello. O meglio sarà stato amore malato? Così, dopo che una sera all’ennesima litigata mi sono beccata da lui due schiaffi e una spinta, ho tirato il freno a mano e ho detto basta. Non ho denunciato, ma ho iniziato un percorso antiviolenza per capire meglio la questione. Da lì la separazione e un’agonia durata tre anni: scenate, maltrattamenti , inseguimenti, ricatti con i figli, pagamenti tardivi di quel briciolo di mantenimento stabilito secondo la separazione consensuale tutta a suo favore perché lui risulta “disoccupato” io ho un impiego fisso e quindi da lì la solita storia “se mi fai causa alla fine sei te che devi mantenere me!” E poi dopo un giorno mi scriveva messaggi tremendi: “tutto questo lo faccio perché non riesco a stare senza di te, voi siete la mia vita è senza di voi non vivo, scusami”
Nonostante tutto questo, era mio il senso di colpa per la secondo lui volontà di smembrare una famiglia per i miei “capricci”, mia la responsabilità nei confronti dei nostri figli, mia questa speranza disperata di voler ricucire tutto, non riuscivo a staccarmi completamente e forse speravo che capisse che maturasse che comprendesse, che arrivasse a capire che la felicità è uno stato d’animo che nasce in te nelle piccole ma sacrosante cazzo di cose.
Così siamo andati in terapia di coppia anche da separati ma dopo i primi momenti sereni…boom! Bastava qualcosa in casa a scatenare i cari vecchi atteggiamenti …Tutto inutile. Tutto tempo assolutamente perso, anzi, forse utile per lui per abituarsi a stare senza di me. Alla fine l’agonia è terminata quando dopo tre anni dalla separazione ho iniziato una relazione con un uomo molto diverso da lui ma con un passato più o meno comune, anche lui separato con i figli, ma la differenza sta nel fatto che lui è un padre speciale presente e premuroso e mi sta facendo capire che ha intenzioni serie nei miei confronti, è un uomo semplice e ci stiamo frequentando, stiamo cercando di capire come affrontare la novità di amarci con cinque figli in due… è una cosa che stiamo facendo piano piano… Così il mio ex marito dopo averlo pesantemente criticato e dopo avermi messo in guardia perché secondo lui non mi merita, è uscito allo scoperto che guarda caso un attimo prima si è fidanzato con la capa, mi ha bloccato scrivendomi: “sono esausto di avere a che fare con te” e a oggi comunichiamo per sms.
Oggi sono stanca stremata indebitata, ma libera. Libera dai suoi modi stronzi di fare libera dai suoi colpi di testa libera dai suoi egoismi. Penso di aver speso tanto tempo a piangere e a incolparmi di quello che non è andato bene. Ero confusa, disorientata, non sapevo distinguere gli atteggiamenti giusti da quelli tossici. Ci ho messo tanto a pensare a come fare per sanare tutto tra noi. E tanto ad accettare che questa cosa non si può fare. Lui dava la colpa alla sua instabilità economica, voleva solo un po’ di “serenità” E oggi mi ritrovo di fronte al fatto che si è fidanzato con chi aveva schifato davanti a me perché a suo avviso avida e arrampicatrice sociale e invece va in giro con lei a testa alta giocando a fare la brava persona, il padre presente (giammai) il compagno attento e premuroso. Il bravo lavoratore. E si è già trasferito nella villa di lei con la piscina la donna di servizio e gli spruzzini per il prato.
Ed io fatico realmente ad arrivare a fine mese con il conto pignorato a causa sua e il mutuo da pagare. E con l’assoluta certezza che a oggi non potrei andare a vivere con il mio compagno perché non ce lo possiamo permettere. Non so cosa mi riserverà il futuro ma di certo voglio andare incontro a cose buone cose chiare cose che sanno di pulito cose che sanno di amore. Ma non so più come si fa!!
Non so se esiste ancora per me un’altra mia fetta di felicità, so solo che a volte penso che lui abbia praticamente rubato i miei vent’anni li ha accartocciati e li ha buttati dalla finestra. 18 anni buttati.
E così chiedo a te, come faccio a trasformare la rabbia in amore e ad alleggerire il mio bagaglio di merda se tutto quello che vorrei è tirarglielo in faccia? Perché se la vita è un viaggio io non lo voglio più sprecare in strade sbagliate. E soprattutto se sono così consapevole, perché continuo a piangere e a fare incubi con il mio ex marito dentro sentendomi impantanata anziché pensare liberamente a fare le tantissime altre cose belle della mia vita ?
Scusa se il discorso è così lungo.
I miei amici dicono che in effetti adorano questo mio dono della sintesi
Grazie se mi risponderai
+++
Cara lettrice,
hai scritto una valanga di parole, però credo che tutti dovrebbero leggerle, perché insegnano la differenza tra avere bisogno degli altri per fare il parassita e desiderare la vicinanza di qualcuno per costruire una vita più bella.
Il tuo ex marito ruba quello che trova alle relazioni e quando non ha più niente da rubare impazzisce e prende a calci il gatto.
Tu provi a coltivare i tuoi desideri e ci credi così tanto che anche quando non è rimasto niente da salvare vuoi comunque fare un ultimo tentativo.
Quello che fa lui è più facile da realizzare, infatti sembra che cada sempre in piedi. E di storie come questa ti assicuro che ce ne sono tantissime.
Però tra la tua sofferenza e la sua c’è una differenza molto importante: tu soffri perché ti sforzi per qualcosa in cui credi, lui soffre quando non riesce ad anestetizzarsi.
In due parole tu cerchi la vita, lui cerca di fuggirle.
Il piacere edonistico fine a se stesso è spesso il sintomo di chi deve colmare il vuoto. Avere una donna di servizio che rifà il letto è comodo, ma non porta al benessere interiore.
Nella vita per lavoro ho incontrato decine e decine di persone ricche che vivevano nell’agio più invidiabile, tuttavia soffrivano proprio come quelle che faticavano ad arrivare a fine mese.
Perché non avevano una direzione. Vagavano a caso tra un piacere e l’altro come falene attorno alla luce, infastidite pure dal fatto che questo non curasse il loro umore.
Tu invece non solo hai una direzione, ma anche dei compagni di viaggio. Ci vorrà tempo prima che i cattivi pensieri ti abbandonino, ma lo faranno.
C’è un solo errore in quello che hai scritto: “Pensare liberamente a fare le tantissime altre cose belle della mia vita”. Non pensare a fare cose belle, falle e basta.