Perché dobbiamo boicottare i talent-show
Sì, sono ricominciati. Quei maledettissimi talent-show. X-factor, Italia’s Got Talent, lo Zecchino d’Oro. Magari saremo così fortunati da assistere alla fine del mondo prima che le menti della televisione italiana ne partoriscano un altro. Oppure prima che lo copino dagli USA. Ma perché dovremmo boicottarli, o sommo maestro, direte voi? Scopriamolo insieme.
Punto primo: questo non è il tipo di intrattenimento con cui sono cresciuto, AI MIEI TEMPI i programmi avevano un altro scopo: divertire. Prendiamo come esempio Paperissima; oggi non fa ridere, sapete perché? Non perché mostra le stesse linee di dialogo con gli stessi identici video di animali fino allo svenimento e al disgusto stile Arancia Meccanica. No amici miei, siamo cambiati noi. Un tempo ci provocava sorrisi e risa incontrollate (o forse no, ma che importa) perché NOI eravamo più semplici. Volevamo solo ridere, sederci e spegnere il cervello; anche perché molto probabilmente quei video erano già vecchi ai tempi (e comunque erano tutti uguali). Ora, prima di proseguire, dimenticate quest’ultima frase. Che poi io sono nato nel 96; cosa mi posso ricordare degli anni 90 e dei primi anni del 2000? Nulla, ma ho il diritto e il dovere di lamentarmi di tutto quello che è nuovo o rivolto alle nuove generazioni. Scendiamo ancora.
Qual è lo scopo dei talent? Mostrare delle persone con dei talenti. E qui vi faccio una domanda: Cosa ve ne importa di vedere delle persone con dei talenti? Nulla. Per quanto riguarda i talent musicali la trafila è sempre la stessa: cantante bravo-passa-arriva in prima serata-elimina gli altri concorrenti con un sistema di votazione a pagamento (per chi vota) -vince. E poi? L’abisso. Tempo di arrivare a Natale e nessuno saprà più chi sei. Perché, caro mio vincitore, a Natale c’è Micheal Bublé e tu, no, non puoi batterlo. Davvero vale tanta fatica amare tale vincitore, appassionarsi alla sua storia per poi vederlo sparire senza lasciare traccia, sommerso dalle note di Jingle Bells? Prima di darmi contro, ripensate alle vostre vecchie relazioni – avete amato, vi siete appassionati, vi siete votati a vicenda ma alla fine vi siete dimenticati uno dell’altra e ci sono state nuove storie molto più fighe, forse proprio con Michael Bublé.
Analizziamo ora quei programmi che mischiano varie abilità. Innanzitutto, come è possibile comparare capacità diversissime? È come far gareggiare un cavallo con una scimmia ad una gara dove ognuno fa quello in cui riesce meglio. Con quattro gatti come giudici. Beh no, gatti no, i gatti sono cinici, non vincerebbe nessuno. Almeno qui si vince qualche soldo che, se ben amministrato, dura per un periodo considerevole. Certo che se vi mettete a comprare un paio di maglie dell’Oltreuomo ritornate povery come prima… ma sono scelte personali.
E ora affrontiamo i nostri demoni. Sì, perché guardando i talentuosi ci poniamo al di sotto di loro. Abbiamo BISOGNO di programmi che ci facciano sentire intelligenti e superiori, come se guardassimo un bambino che sorride alla vita. Stolto, se vuoi apparire intelligente devi essere depresso e triste. Lo insegnano anche Leopardi e le foto Facebook delle tizie depresse con le tette di fuori.
Ecco quindi quale sarà lo scopo della mia vita: raccogliere e catalogare fenomeni trash per farli gareggiare come gladiatori nell’arena. Noi invece, popolo superiore, li giudicheremo. Ci divertiremo. Fino a quando realizzeremo che anche in un programma trash non potremmo vincere. Nemmeno impegnandoci. Siamo una massa mediocre. Siamo infelici e per questo intelligenti. Almeno cuelo.