Pordenone Legge: un ossimoro
Si apre anche quest’anno l’ennesima edizione di Pordenone Legge. Per chi non conoscesse questo evento intonso di cultura basti sapere che è una sorta di festival letterario dove i più illustri autori del nostro tempo si sottopongono ad una svogliata intervista condotta da qualche idiota di turno e, con illustre onestà intellettuale, si intascano un sostanzioso assegno con il beneplacito della provincia e del comune della ridente cittadina di Pordenone. Lo scenario che si pone davanti a chiunque abbia abbastanza tempo da recarsi nel buco del culo del nord-est è più o meno questo: un’accozzaglia di vecchie ciabatte arrugginite che per quattro giorni assumono degli atteggiamenti alla La Russa per non perdersi l’importantissimo incontro culturale del quale ovviamente non conoscono
nulla. L’opinione più insopportabile riguardo la questione è quella secondo la quale, pur ritenendo vera la tesi che sostiene l’andazzo circense di tutto il carroccio, bisogna fottersene ed assistere ai pochi incontri di valore che la rassegna propone. Perché? Sono un assiduo sostenitore dell’antica arte del boicottaggio e anche se il direttore artistico di PnLegge organizzasse un evento nel quale è possibile limonare con Woody Allen, io rinuncerei pur di non alimentare una corsa maniacale alla foto con l’autore di “Un sogno chiamato Juventus”. Per tutti gli altri comunque, questo è il programma dell’evento.