I tipi umani delle aule studio
“Andare in un’aula studio è più istruttivo che leggere un trattato di sociologia” – amava ripetere Renato Curcio. Ed è per rendere omaggio al noto sociologo – ovviamente condannandone le deprecabili derive terroristiche – che facciamo un’analisi di quei bizzarri e al contempo didattici tipi umani delle aule studio.
IL CAZZARO
Iniziamo con una delle immancabili figure che vediamo ogni giorno bazzicare tra i banchi delle aule studio di tutta Italia. Il cazzaro, da Padova a Caltanissetta, è sempre il cazzaro. Nelle poche pause che si concede, studia. Nel restante tempo a disposizione fuma e beve caffè, non si sa se per rendere omaggio a Jim Jarmusch o per il semplice desiderio di cagare nei lindi cessi profumati della biblioteca. Dal venerdì al martedì passa la maggior parte del tempo a organizzare l’immancabile mercoledì sera. Giovedì (unico giorno che si concede dal suo gravoso ruolo di organizzatore di feste per matricole) i suoi occhi gonfi fanno capolino in aula non prima delle 14, e il pomeriggio lo trascorre a raccontare l’epopea della sera precedente e a descrivere il suo terribile mal di testa post-sbronza, non mancando di importunare con le sue lagne impertinenti e imbarazzanti il 90% degli altri ragazzi. Da falco, su Facebook lancia post come “Hangover… oggi non riesco proprio a stare sui libri”. Già, perché domani è un altro giorno.
IL CAZZARO IN CERCA DI FIGA
Sottocategoria della precedente, include i cazzari che hanno fatto quel passo in più. Non arrivano mai a rubare un mezzo appuntamento, ma ci provano audacemente. Si presentano e bofonchiano qualcosa sulla scarsa voglia di studiare, sull’esame che hanno tra qualche giorno, sulla percentuale di bocciati al suddetto esame, sulla pioggia imminente; a volte arrivano a chiederti che hobby hai. Se una ragazza ha la malaugurata sorte di trovarsi seduta di fianco a lui, questi la fisserà più o meno una volta ogni tre minuti e mezzo, per 1,8 secondi. Raro, peraltro, che le rivolga la parola: il giochino può durare anche mesi, e solo un torcicollo può porvi fine.
IL VERO STUDIOSO
Arriva all’apertura dell’aula studio, spaccando il minuto, e ne esce la sera cacciato a calci dal custode, continuando a leggere al buio sul ciglio della strada, davanti all’aula. Da lui provengono gli “SHHH!” che a volte riecheggiano in aula e tutti si chiedono da chi cazzo provengano. In pausa pranzo sfodera un sandwich preparato la sera prima, impregnato di succo di pomodoro e sprigionante un forte odore di tonno in scatola. Non serve uscire: immancabilmente il vero studioso mangia continuando a leggere, creando fragranze inedite dalla commistione tra l’odore di sudore che l’aula studio regala dopo l’intera mattinata e quello del tonno all’olio d’oliva. Come frequentatore dell’aula sarebbe apprezzabile, se non rifiutasse voti dal 28 compreso in giù – motivo per cui viene escluso, quando non deriso pubblicamente, dai cazzari.
IL FASTIDIOSO
E’ la persona che nessuno vorrebbe mai avere a fianco. È fastidioso in ogni suo gesto, tira su con il naso ogni 4 secondi nonostante gli si offra più volte un fazzoletto, risponde urlando “Oi vecchio” al telefono (che ha per suoneria una sobria canzone dance a volume 5), ti fissa pensando che tu non te ne accorga, ha un fottuto tic per cui batte in continuazione e in continuazione il piede a terra. Se siete di Finale Emilia, evitatelo per non avere attacchi di panico post-terremoto. Se non siete di Finale Emilia, evitatelo per non buttare i soldi in un corso di meditazione.
IL FEDELE
E’ la persona che si vede sempre, ogni giorno, ogni domenica, a ogni ora, in quella determinata aula studio. E’ probabile che alla chiusura si nasconda in qualche angolo e resti a dormire lì (per l’occasione ha comprato una tuta del giallo vomito delle pareti dell’aula per meglio mimetizzarvisi o per sentirsi ancor più parte del tutto). A 32 anni non si decide a discutere la tesi triennale, pronta da almeno quattro anni e mezzo: che fine ne sarebbe di lui, là fuori, in quel mondo cattivo?
IL PUNKABBESTIA
Si lava e si veste in aula studio, mentre studia però si toglie perennemente le scarpe così da arricchire i miasmi di sudore e tonno con una sfumatura caseosa. Autogestisce nel senso che si gestisce da solo riguardo alla scelta del calzino, stampa milioni di volantini per invitare altri ragazzi a cercare di occupare con lui l’aula studio per poterci vedere dei film e scambiarsi i calzini. Non ce la fa mai, peraltro lo spreco di carta non è ancora una priorità per lui: prima c’è l’occupazione, che è nei fatti più pragmatica e giusta.
LA FIGHETTA DA PASSERELLA
Ha scambiato l’aula studio per Corso Como e i libri per accessori alla moda di Balenciaga. Un evergreen dell’aula studio è la classica ragazza senza arte né parte che, vittima dell’ingiusta e crudele egemonia culturale della sinistra, ha deciso di voler dire la sua e osare, per non essere inghiottita dal nulla che le ovatta la mente. Quando non porta quella specie di moon boots che tanto vanno di moda, ecco che indossa i tacchi, per sentirsi “originale” e quindi alla moda in un’aula studio in cui, chissà perché, quasi nessuno della massa colpevole di anonimità li porta. Pensa per mezz’ora al percorso più adatto per andare in bagno, cercando di passare vicino al maggior numero di persone e sperando che le altre ragazze la guardino invidiose (i ragazzi vengono comunque in secondo piano rispetto alla sacra competizione con le altre donne). Ed è lungo quel tragitto, scandito dal piacevole suono dei suoi tacchi che riecheggia tra le alte pareti dell’aula studio, che tutti i presenti si uniscono in un unico pensiero, che quasi si può udire: “puttana”.
LO PSICOLABILE
Vuoi per la troppa marijuana, vuoi per una schizofrenia misconosciuta, lo psicolabile è in un equilibrio mentale palesemente assai precario. Perso nel suo mondo e nei suoi pensieri, sfoglia un libro diverso al giorno. In casi estremi, un testo di matematica della terza elementare. In casi più fortunati, tenta un approccio con le altre persone, ma fallisce quando anziché chiederti il numero aspetta che tu ti assenta per un attimo e ti frega il cellulare per averlo.