10 soubrette che hanno forgiato la nostra sessualità
È stato davvero facile raccogliere i dati per questo post. È bastato chiedere agli intervistati a quale soubrette degli anni ’90-’00 pensano quando la copula con la loro partner prende inspiegabilmente il ritmo di un film francese. Ravvivare la sceneggiatura è facile quando il tuo immaginario sessuale si è formato negli anni in cui una minigonna la trovavi in tutti i programmi, da Colpo Grosso a La Ruota della Fortuna, e non erano male neppure alcuni servizi del Tg delle 20.
Però sarebbe banale limitarsi al ricordo onanistico di quelle fighe dorate che hanno accompagnato la nostra infanzia. Fedeli alla tradizione di pubblica utilità tipica dei post de l’Oltreuomo abbiamo deciso di sottolineare non solo le doti fisiche, ma anche quelle morali di queste soubrette che hanno forgiato il nostro immaginario erotico. Quindi mettiamoci comodi di fronte alla tv e vediamo un po’ cosa ci offre il palinsesto dei felici decenni passati.
10 soubrette che hanno forgiato la nostra sessualità
#1. La bombastica
Ovvero Samantha De Grenet. La ricordiamo per l’eterna lotta tra le sue tette e la forza di gravità. Vinsero le tette. Samantha ci ha insegnato che il mondo si divide in chi ama le ricce e chi invece non le capisce. Ma grazie a lei abbiamo anche imparato a non giudicare una donna sulla base delle sue qualità artistiche.
#2. La distrazione
Cioè Miriana Trevisan, che era uno dei due unici motivi per guardare La Ruota della Fortuna. L’altro era indovinare quale concorrente sarebbe diventato il futuro Presidente del Consiglio. Miriana ci ha fatto capire che la figa ottenebra il cervello e una camminata sui tacchi ti impedisce di risolvere anche gli enigmi più semplici, quelli in cui sono già state comprate un paio di vocali.
#3. La tecnologica
Agli uomini non piace la tecnologia, agli uomini piace ciò che sono abituati ad associare alla tecnologia. Ad esempio, a nessuno fregherebbe nulla degli smartphone, se fin da piccoli non fossimo stati abituati ad associare il piano tarrifario Omnitel alle tette di Megan Gale.
#4. La Nobel per la figa
Elisabetta Canalis è stata un mito per tutti gli spettatori di Striscia. Ma le sue doti le ha dimostrate soprattutto in ambito scientifico. Elisabetta ha avuto, insieme a molte altre della sua stirpe, il merito di dimostrare che il coefficiente di scopabilità delle more sarà sempre un po’ più alto di quello delle bionde.
#5. La prof
Camila Raznovich, a cui magari non avresti dato due lire, ma siccome conduceva un programma in cui si parlava di ciò che non avevi mai fatto diventava necessariamente una gnocca incontestabile.
#6. L’incompresa
Molti hanno criticato Alessia Marcuzzi per essersi rimpicciolita le tette. L’accusa è quella di voler privare le generazione future di una gioia che chi la ricorda ai tempi del Festivalbar non ha più potuto dimenticare. Ma io la capisco. È come il fair play finanziario della UEFA: se una ha troppe risorse più delle altre poi è ovvio che la competizione viene falsata.
#7. Le rivoluzionarie
Le Letterine sono state una rivoluzione copernicana nel mondo dell’erotismo soubrette-centrico. Prima c’era LA donna, LA bella, LA fregna. O al massimo erano due, come le Veline. Invece le Letterine hanno dimostrato che tante belle ragazze possono coesistere. Insomma, aumentare l’offerta per venire incontro ad un’inesauribile domanda d’amore.
#8. L’alternativa
Valeria Bilello non era figa come tutte le altre, però lavorava su Mtv. Smettere di guardare le stesse fighe che guarda tuo nonno è molto rassicurante per un preadolescente.
#9. La darwiniana
La rivincita delle bionde è in mano a Paola Barale. I pomeriggi di Buona Domenica consistevano nel mandare in onda questa bomba erotica per ore e a fine puntata verificare quanti spettatori over 50 avevano infartato e quanti adolescenti erano rimasti per sempre sconvolti. Le bionde dovrebbero odiare la selezione naturale che rende il loro carattere recessivo sempre più raro. Paola invece con Darwin collaborava, perché lei non era solo una bionda, era una Bionda Dominante.
#10. La tellurica
Alessia Merz. Una vita a farci patire le pene dell’inferno. Nessuno si ricorda qualcosa del suo curriculum, a parte ui cinefili che non si sono fatti sfuggire né Jolly Blu, né tanto meno Panarea. Ma come puoi pretendere che qualcuno si ricordi ciò che fai quando il tuo unico obiettivo sembra quello di provocare sismi di magnitudo devastante nel parco ormoni degli adolescenti che ti guardano?