I 10 bans che ci hanno rovinato l’infanzia
Quando eravamo bambini era impossibile sfuggire ai bans. Che si fosse scout, in un campo estivo o in un villaggio turistico, questa curiosa forma di canto popolare ci ha smaronato l’anima a tal punto da scavarsi una tana nelle pieghe del nostro spirito.
Il termine bans, per chi non lo sapesse, deriva dall’abbreviazione di ballo animato – a cui è stata aggiunta una s finale alla cazzo per fare un po’ gli americani – ed era nato per occupare i tempi morti con qualcos’altro di morto.
In questo particolare amarcord cercherò di analizzare con occhio lucido i bans che più di tutti mi hanno colpito al tempo, soprattutto quelli che celavano dei messaggi nascosti tra le righe. Si parte.
I 10 bans che ci hanno rovinato l’infanzia
#10. La Macchina del Capo
La macchina del capo ha un buco nella gomma
La macchina del capo ha un buco nella gomma
La macchina del capo ha un buco nella gomma
E noi l’aggiusteremo con il chewing gum!
Uno dei bans più noiosi di sempre, la Macchina del capo pretende la sostituzione delle parole del testo con delle onomatopee o con dei versi. Nonostante possa sembrare un canto innocuo, rappresenta invece un perfetto esempio di celebrazione del capitalismo. Si noti leggendo il testo come i bambini (i proletari) vengano dipinti come servi del padrone e costretti a riparargli la gomma bucata – probabilmente senza compenso. È con questo bans che ci hanno abituato agli stage non pagati.
Ecco una versione funky dance.
#9. Banana Cocco Baobab
Ero stanco di essere un uomo della città,
in questa gabbia di cemento a vivere come si fa?
Quanti problemi inutili, troppe preoccupazioni,
è meglio star sugli alberi, mettersi a penzoloni e fare…
Uh uh ah ah, uh uh ah ah, uh uh ah ah
banana cocco baobab.
Banana banana banana banana
banana banana banana banana
banana banana banana banana
banana cocco baobab.
Banana Cocco Baobab era un bans decisamente coinvolgente. Qui è innegabile la presenza sottotesto della corrente di pensiero della decrescita; preso atto del fallimento della società moderna esorta i bambini a tornare sugli alberi a urlare come dei debosciati e a grattarsi le natiche a penzoloni. Come non essere d’accordo, ma insegna anche a fuggire dalle responsabilità.
#8. Se Sei Felice
Se sei felice tu lo sai batti le mani
se sei felice tu lo sai batti le mani
se sei felice tu lo sai e mostrarmelo dovrai
se sei felice tu lo sai batti le mani.
…batti i piedi, batti le mani.
…schiocca la lingua, batti i piedi, batti le mani.
…schiocca le dita
…fai l’occhiolino
…dillo a me (a me!)
…fai tutto insieme.
Se sei felice è un bans che si potrebbe tranquillamente trovare in un romanzo distopico. Interessante come la frase ipotetica sia seguita dall’obbligo di battere le mani, ovvero dall’obbligo di dichiararsi felici schioccando lingue, pestando i piedi e facendo l’occhiolino. Più angosciante dei due minuti d’odio orwelliani.
#7. Oh Ale Le
Oh Ale le
Alele cikatonga
ambassa, ambassa, ambassa
oh alè aloà, aloè!
Un bans composto da parole apparentemente senza senso, ma se ascoltata al contrario è lampante il messaggio sublinale che invita a votare Democrazia Cristiana. Sembra abbia funzionato.
Ecco un particolare arrangiamento lesbo chic.
#6. Il Cowboy Piero
In una casetta, laggiù nel Bosco Nero,
c’era un cowboy che si chiamava Piero.
E la sua cavalla dormiva nella stalla,
mentre lui beveva allegramente il tè.
Ma il cowboy Arturo pian pian scavalcò il muro
e la sua cavalla gli rubò, ohibò!
Ma l’indiano bello, col chiodo nel cervello,
la cavalla a Piero riportò, ohibò!
Ora la cavalla dorme nella stalla,
mentre lui si beve allegramente il tè.
Bans decisamente filo-americano, il Cowboy Piero è un canto che pontifica la predominazione statunitense negli anni ’80 e ’90. Leggendo attentamente il testo si può vedere come il Cowboy Piero – perfetto fenotipo dell’americano repubblicano iscritto alla N.R.A. – consumi allegramente prodotti importati dall’oriente sottomesso mentre la sua cavalla (simbolo della natura imbrigliata) dorme nella stalla. Un altro cowboy però irrompe in casa rubandogli la stalla e giustificando così la liberalizzazione delle armi. Ecco arrivare però l’indiano – metafora del continente conquistato – che servilmente riporta la cavalla al Cowboy, nonostante quest’ultimo gli abbia pure impiantato un chiodo nel cervello. Povero.
#5. Giona nella Balena
Il primo gruppo intona: “Giona nella balena, felice fu!”
Secondo gruppo risponde: “Felice fu!”
Primo: “Benchè in prigion”
Secondo: “Benchè in prigion”
Primo: “Perchè se ben in pena, potea mangià”
Secondo: “Potea mangià”
Primo: “Dello storion”
Secondo: “Dello storion”
Primo: “Ma il terzo dìììììììì” (“i” tenuta lunga)
Secondo: “Piripipipi!”
Primo: “Lo vomitoooooo” (“o” tenuta lunga)
Secondo: “Poropopopo!”
Primo: “Senza pietà aaaaaaaaaaaaaaaa!
All'”a” di pietà il 2° coro si unisce al canto e alza la canzone di una tonalità
Questo bans racconta con una canzone un famoso episodio contenuto nella raccolta del Tanakh e della Bibbia Cristiana, ma aggiunge un possibile finale alternativo. Secondo la versione ufficiale il terzo giorno Giona viene vomitato dalla balena su una spiaggia, qui invece sembra che sia stato Giona a vomitare lo storione mangiato nel ventre della bestia. Invito i filologi a fare chiarezza.
Nel frattempo questi ragazzi ci dimostrano la potenza di questo bans.
#4. Un Elefante si Dondolava
Un elefante si dondolava sopra il filo di una ragnatela
e considerando la cosa interessante andò a chiamare un altro elefante.
Due elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela
e considerando la cosa interessante andarono a chiamare un altro elefante.
Tre elefanti…
Ad libitum
Bans perfetto per un ossessivo-compulsivo fondava il suo successo sulla ripetizione infinita di una semplice cantilena aggiungendo ai campi estivi delle sfumature da rituale sciamanico. Ricordo che una volta un mio compagnuccio era riuscito a far dondolare duecentottanta elefanti su quella cazzo di ragnatela. Quando è cresciuto si è iscritto a Giurisprudenza.
#3. Jack è in Cucina con Tina
Jack è in cucina con Tina
Jack è in cucina con Tina
Jack è in cucina con Tina
e suona il suo vecchio banjo
Bom bom bom bo.
Flì, flai, flì flai flò
Flì, flai, fli flai flò
Flì, flai, fli flai flò
…e suona il suo vecchio banjo!
(ripetere ad libitum aumentando la velocità)
Entriamo nella top ten con i messaggi subliminali erotici. In questo caso neanche troppo subliminali. Penso che tutti, già al tempo, avessero capito che Jack fosse un erotomane che suonava il suo grosso banjo più e più volte al giorno alla lussuriosa Tina nel tavolo della cucina.
#2. La Canzone della Felicità
Se sei triste
e ti manca l’allegria
scaccia fuori la malinconia
vieni con me, ti insegnerò
la canzone della felicità!
Bom bom bom
Batti le ali
muovi le antenne
dammi le tue zampine
vola di quà
e vola di là
la canzone della felicità!
Quello che odiavo di più. Un ridicolo balletto che più che scacciare la malinconia mi faceva salire il terrore giacobino.
#1. I wanna gonna
I wanna gonna sì
I wanna gonna no
I wanna gonna sì, no, sì
Mi trapano la pera
Che rumba!
Che samba!
Oh yeah!
Bans non famosissimo mi colpì molto al tempo. È diviso in due parti: la prima sembra la trascrizione di un’intervista in inglese a Emma Marrone, la seconda rasenta la pornografia. Non dimenticherò mai la mia animatrice bionda, che durante questo bans soleva piegarsi sulle ginocchia, rivelare una scollatura pura come Dio, e pronunciare con tutta la malizia del creato la frase “Mi trapano la pera”.
Quanto le avrei trapanato la pera.