Studente fuori sede vs. pendolare
Ci sono due modi di vivere gli anni dell’università. Da studente fuori sede o da pendolare. Il primo avrà l’occasione di sperimentare il caos igienico-morale chiamato “appartamento studentesco”. Il secondo fa invece tutt’altra vita. Se le ore perse a bordo dei mezzi di trasporto fossero punti bonus per la tesi, la media dei voti di laurea del suo corso raggiungerebbe quella del DAMS. Ma vediamo più nel dettaglio le differenze tra studenti fuori sede e pendolari.
Sveglia
- Studente fuori sede. Si sveglia 20 minuti dopo l’inizio della lezione. Indossa i primi vestiti che trova e si riempie la bocca con cinque biscotti mentre corre fuori di casa. Raggiunge l’università in tempo per la pausa caffè tra le prime due ore.
- Pendolare. Conosce il dolore di svegliarsi quando fuori è ancora buio. Sceglie con cura il proprio outfit, perché sa che lo dovrà tenere addosso per tutta la giornata. Sale su autobus e treni in cui spera di riuscire a schiacciare almeno un pisolino.
Lezione
- Studente fuori sede. Se la lezione fa schifo, non se la prende. Piuttosto tira fuori lo smartphone e lascia passare un’altra oretta, aspettando che si scarichi il telefono o la sua voglia di annoiarsi.
- Pendolare. Alle lezioni noiose, più che lo smartphone vorrebbe tirar fuori il lanciagranate. Sacrifica intere ore della propria giornata per recarsi all’università, perciò scoprire che sta perdendo tempo gli fa perdere anche la testa.
Genitori
- Studente fuori sede. Lo strumento che lo mantiene in contatto con i propri genitori è il bancomat. Quando ritorna a casa dopo qualche settimana, sua madre è così contenta che gli fa grandinare addosso lasagne, orate, tiramisù e altri piatti che lo studente fuori sede non assaggiava da mesi.
- Pendolare. Con i suoi genitori ci vive da quando è nato. Lo strumento che utilizza per interfacciarsi con loro è il telegiornale delle 20, dopo il quale non si parlano fino al giorno dopo. Le orate dello studente fuori sede vengono sostituite da comode scatolette di tonno.
Letto
- Studente fuori sede. Scopre tutti i vantaggi di avere un letto in una casa senza i genitori. Che si tratti di schiacciar figa o solo un pisolino è finalmente padrone del suo materasso.
- Pendolare. Non c’è nessuno come la mamma e, se ci fosse, andrebbe denunciato per stalking. Il pendolare vive vive a casa dei suoi, la prigione più comoda che ci sia. Un regime di isolamento dove i detenuti sono trattati coi guanti, ma guai a ricevere visite.
Feste universitarie
- Studente fuori sede. Può ricevere l’invito ad una festa a qualsiasi ora e dieci minuti dopo è già sul posto. Beve come non ci fosse un domani e quando il domani arriva si risveglia in mutande sopra un divano che non conosce. Si prende un giorno libero e rimanere lì a dormire, aspettando che il padrone di casa proceda alla rimozione forzata del suo cadavere,
- Pendolare. Per partecipare ad una festa universitaria deve: sapere che c’è, venire invitato, trovare qualcuno che lo ospiti a dormire, non farsi dimenticare alla festa dal suo ospite. Il giorno seguente, con la testa che urla per il dopo sbronza, deve anche trovare le forze per controllare a che ora ha il bus o il treno che lo riporterà a casa.
Fine università
- Studente fuori sede. Non sa rassegnarsi all’idea di tornare dai genitori. Qualcuno riesce a sfuggire al camposanto, gli altri ritornano in quella che una volta era la propria casa e ora è una bara ben ammobiliata e tenuta accuratamente sigillata da due anziani becchini.
- Pendolare. Decide che è ora di iniziare a vivere. Valuta ogni posto di lavoro a patto che sia ad almeno un centinaio di chilometri da casa. Quando finalmente riesce ad andarsene sua madre sospira di tristezza, lui di sollievo.