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Confrontarsi l'uccello: evoluzione della competizione maschile

Il mondo così come lo conosciamo è il risultato del disperato bisogno degli uomini con il pisello piccolo di lasciare un segno del loro passaggio. Tra un microfallo e un missile terra aria c’è la stessa differenza che passa tra quei cagnetti minuscoli e uno di grossa stazza. Il primo urla nel disperato bisogno di essere notato mentre il secondo riposa beatamente cullato dalla buona sorte genetica.

L’uomo con il pisello piccolo è alla costante ricerca di un significato allegorico da dare alla propria vita, perché come animale è incompleto. Se tutti i peni fossero della stessa dimensione non avremmo alcun tipo di ingiustizia sociale. Però saremmo rimasti all’età della pietra.

Il fenomeno della competizione maschile è antropologicamente interessante, si trasforma durante il ciclo vitale mutando con l’età l’oggetto della sfida.

Analizziamo l’evoluzione della competizione maschile.

competizione maschile

0 – 3 anni: Periodo pre sociale.

Non c’è competizione perché non c’è interazione. Il padre, invece, parla del figlio con gli stessi toni che si usano nelle gare di pesca sportiva della trota salmonata. Descrive orgoglioso le sue dimensioni agli altri padri. Quando è nato pesava tre chili e mezzo. Il mio quattro. Io ho due gemelli per un totale di sei chili. Solo chi non l’ha fatto passare per la propria vagina può pensare che la dimensione del neonato sia cosa di cui vantarsi.

 

4-6 anni: Competizione intellettuale.

In questo momento i bambini sono troppo piccoli per competere sul piano fisico quindi lo fanno sul piano cognitivo. Chi sa contare più lontano, chi sa già leggere qualche parola, chi fa i disegni più belli, chi eccelle con le costruzioni. Gli asili sono dei salotti aristocratici di fine ottocento dove dei sangue blu in miniatura fanno sfoggio delle più alte attitudini dello spirito.

 

7-10 anni: Competizione anarchica.

Le elementari sono gli anni della ribellione contro il potere. I bambini confrontano il loro vocabolario triviale per vedere chi dice la parolaccia più immonda. La maestra, simbolo del potere totalitario contro cui il bimbo si ribella, è ovviamente il bersaglio privilegiato degli insulti. La paura di venire scoperti, come in una distopia Orwelliana, è il deterrente che quantifica la forza dello scolaro. I martiri caduti dicendo vecchia puttana alla maestra ostinata a riempire la classe di compiti, meriterebbero un giorno della memoria.

 

 11-13 anni: Competizione fisica.

Io sono più alto di te, le mie scarpe sono un numero più grandi delle tue, la mia maglia è XL, le mie ascelle sono piene di peli. A partire dalle medie il maschio abbandona ogni velleità culturale o sociale e sposta il piano della competizione sul corpo.

 

14-18 anni: Competizione sessuale.

Gli indiani Sioux portavano al villaggio lo scalpo dei nemici uccisi per mostrare a tutti il loro valore, l’adolescente fa annusare l’indice e il medio agli amici per lo stesso motivo. Non parliamo poi del prestigio di avere anche l’anulare intriso di umori. Negli anni delle scoperte sessuali chi primo arriva vince.

 

18-25 anni: Competizione distruttiva.

Alcuni saltano la fase delle competizione sessuale e già dai 14 anni cominciano a destrutturare il fegato a colpi di liquori, puntinare i polmoni con aerosol di catrame e allargare i ventricoli cerebrali ingollando sostanze psicotrope. Ma da giovani non c’è sfida, il corpo regge troppo bene l’urto. Dai 18 anni si raccolgono i frutti dell’allenamento e comincia la lotta vera e propria a chi regge di più.

 

26-33 anni: Competizione capelli.

Dopo l’epoca del grande benessere fisico fa capolino lo spettro dell’invecchiamento. Il primo sintomo è la perdita dei capelli. I maschi di questa età si guardano tra loro è tacitamente valutano chi ha la chioma più folta. Cercate di non diventare calvi.

 

34-45 anni: Competizione della felicità.

Per la prima volta nella sua storia l’uomo compete su qualcosa di soggettivo: la felicità. Sì, il lavoro non è male, la famiglia va bene, posso dire di essere discretamente felice di come sono andate le cose. Questa frase la dicono più o meno tutti, quindi è impossibile decretare un vincitore. Sbagliato. Basta valutare tre parametri: valore dell’auto, quanto è figa la moglie/compagna e le occhiaie.

 

46-55 anni: Competizione addominale.

I maschi si confrontano la pancia. Chi si è lasciato definitivamente andare e chi mantiene una parvenza di dignità estetica.

 

55-65 anni: Competizione ortodontica.

Hai ancora tutti i tuoi denti veri?

 

65-75 anni: Competizione vicaria.

Troppo stanchi per combattere in prima persona mandano al fronte la prole. I figli, ma anche i nipoti, sono le carte del nuovo gioco di ruolo. È vero, lo sono stati per tutta la vita ma adesso sono indispensabili.

 

75-infinito: Chi vince resta.

Da questo momento in poi la sfida contro i tuoi amici è vivere più di loro.

 

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