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- George Best (1946-2005): nomen-omen. Il quinto Beatle, “Pelé good, Maradona better, George Best”, infiniti aneddoti che lo rendono degno di Oscar Wilde, amanti, macchine sportive, gol stellari, un Pallone d’Oro (e, non a caso, nel ’68). E tanto, tanto, tanto alcol. George Best è stata la prima rockstar della storia del Calcio. Bello, dannato, strafottente e, almeno per un decennio, vincente. Bandiera dei Red Devils di Manchester, anche di lui (alla pari di Garrincha) si narrano provini leggendari, con scout mancuniani che lo contrattano già in tenera età. Poi l’esordio in prima squadra, le vittorie nazionali (due Premier League, due Charity Shield, una Coppa d’Inghilterra), internazionali (la Coppa dei Campioni 1967-68, vinta ai danni del Benfica di Eusebio, proprio con un suo gol decisivo nel corso dei tempi supplementari) e individuali (il già citato Pallone d’Oro. Infine un lento declino dovuto all’abuso di alcol e alla sempre meno disponibilità al sacrificio, indispensabile per un atleta professionista (e anche per una rockstar, vedi il duo Keith Richards-Mick Jagger). Numerosi cambi di casacca alla ricerca di contratti danarosi alle periferie dell’impero calcistico, così da monetizzare per poter tirare avanti uno stile di vita dispendioso e dissoluto. Fuori dall’ordinario, come erano i suoi dribbling e i suoi gol. Subì un trapianto di fegato nel 2002, per poi andarsene nel 2005, in seguito a un’infezione epatica.

George-Best-2

Nel 2006, in occasione dei sessant’anni dalla nascita, Belfast (sua città natale) gli dedicò un aeroporto. Fu il primo (e tutt’ora unico) calciatore ad ottenere tale benemerenza. Fly high.

Andrea Gratton

Già raccontati

Lennart “Nacka” Skoglund (1929-1975) Mané Garrincha (1933-1983) Eduard Strel'cov (1937-1990)

Coming soon

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Paura-di-restare-soli

Ho raccolto una serie di testimonianze terribili di amici, che a causa del loro goffo comportamento hanno mandato a puttane almeno una relazione di sesso con le loro ex, perché non hanno saputo pianificare intelligentemente la data della loro rottura. Per cui, amico che mi stai leggendo, se vuoi assicurarti una trombata con la tua ex, bada bene a:

Non lasciarla nel giorno del suo compleanno. Sei uno stronzo se lo fai. Per una figa è la cosa più umiliante da raccontare alle proprie amiche.

SOLUZIONE: Dalle un preavviso di almeno 30 giorni. E’ onesto. Giusto il tempo di trovare un altro con cui festeggiare e farsi regalare una smart box.

Non lasciarla in concomitanza del periodo natalizio, ciò significa che da metà novembre alla prima decade di gennaio, non devi lasciarla a piedi. Sappi che se lo fai, sei una feccia umana. Sei un senza cuore e i suoi genitori non ti daranno scampo. Abbandonare così la loro piccola sotto le festività natalizie è da non-cristiano.

SOLUZIONE: Dalle almeno 2 mesi di preavviso. Ottobre è ideale per lasciarla. Non troppo vicina al Natale e già distante dalle vacanze estive.

Non lasciarla nel giorno di San Valentino. Coglione. Coglione. Coglione. So che in terza media l’hai fatto, perché non avevi i soldi per comprarle quel cazzo di peluche con il cuore a 25.000 Lire. Avresti dovuto fare un sacrificio e spendere quei soldi, pidocchioso e coglione. Se per caso ti è capitato di farlo dopo i 30, sappi che non ci sono scuse: meriti di passare il resto dei tuoi giorni a farti delle seghe.

SOLUZIONE: Se proprio non resisti, i casi sono due. Potresti farlo a fine gennaio, tra il 25 e il 30. Non dopo. Oppure, in casi estremi, soluzioni estreme. Lasciala il 15 di Febbraio, ma cambia identità e Paese. E sesso. Per stare sul sicuro.

Non lasciarla nel giorno del vostro anniversario Terribile. Ignobile. Da vigliacchi. Quel giorno per lei era importante, quasi più della finale di Miss Italia. E tu che cosa hai fatto? Le hai rovinato un momento che attendeva da mesi. Ti aveva già acquistato i guanti in pelle per la moto. E tu te li sei fottuti. Sappi che se hai avuto la brillante idea di mollarla proprio quel giorno, lei non te la darà nemmeno sotto tortura.

SOLUZIONE: Le fighe vanno sempre lasciate almeno 20 giorni prima dalla datadel vostro anniversario. Questo non vale se vi siete messi assieme a Natale.

Non lasciarla durante le vacanze Qui ti offro direttamente la SOLUZIONE, perché spero non ti sia venuto in mente di mandarla a fare in culo durante un week-end parigino o la vacanza a Palma di Maiorca. Abbandonala esattamente 45 giorni dopo quel periodo. Lo so, dovrai resistere, ma almeno continuerai a trombare per altri 45 giorni, se sei furbo. ========================================================================= Amico che mi leggi, fa’ quello che ti dico. Questa è solidarietà maschile da Oltreuomini. Sono poche le regole, come vedi. Seguile.

Erminio Alicandro

" ["post_title"]=> string(44) "Quando non ti conviene lasciare la tua donna" ["post_excerpt"]=> string(0) "" ["post_status"]=> string(7) "publish" ["comment_status"]=> string(6) "closed" ["ping_status"]=> string(6) "closed" ["post_password"]=> string(0) "" ["post_name"]=> string(44) "quando-non-ti-conviene-lasciare-la-tua-donna" ["to_ping"]=> string(0) "" ["pinged"]=> string(0) "" ["post_modified"]=> string(19) "2019-11-26 09:56:00" ["post_modified_gmt"]=> string(19) "2019-11-26 09:56:00" ["post_content_filtered"]=> string(0) "" ["post_parent"]=> int(0) ["guid"]=> string(29) "https://oltreuomo.com/?p=7052" ["menu_order"]=> int(0) ["post_type"]=> string(4) "post" ["post_mime_type"]=> string(0) "" ["comment_count"]=> string(1) "0" ["filter"]=> string(3) "raw" } [2]=> object(WP_Post)#23185 (24) { ["ID"]=> int(7002) ["post_author"]=> string(4) "5497" ["post_date"]=> string(19) "2013-12-10 11:19:19" ["post_date_gmt"]=> string(19) "2013-12-10 11:19:19" ["post_content"]=> string(5733) "

Non ho molti amici. Non si può dire neppure che abbia uno smartphone.

Dei primi sono comunque soddisfatto e non credo che il loro numero potrà crescere esponenzialmente negli anni. Il secondo invece un po' mi manca. Sia per whatsapp (con cui potrei dare molti meno soldi ad Aldo, Giovanni e Giacomo) sia po' per la videocamera. Da quando mi sono reso conto di non avere sempre a portata di mano una piccola macchina fotografica, mi sembra sempre di perdere dei momenti preziosi. Ad esempio, ieri mi sono accorto che sul culo del barattolo della mia schiuma da barba c'è scritto: "Nati per crearti uno stile".

Io uno stile in effetti non ce l'ho e mi fa piacere che qualcuno se ne preoccupi. Vorrei condividere sulla mia home le attenzioni che ha per me la mia schiuma da barba.

Lo ritenete stupido? Sì, anche io. E' un esibizionismo stupido, lo stesso che misura l'autostima in 'like'. Tuttavia Facebook ha spento il mio cervello al punto che neppure un ristorante cinese lo vorrebbe come ripieno a buon mercato per i suoi involtini primavera. Sono fottuto e non credo di essere l'unico.

Comunque mi piacerebbe archiviare il mio Nokia modello 'tempi in cui ci facevamo gli squilli' e salire a bordo di una di quelle astronavi piene di giochini divertenti per quando si va in bagno. E lo potrei fare. Natale si avvicina e i miei amici sono pochi, ma non così pochi da non potersi permettere una colletta per un telefono nuovo. Però l'idea mi lascia immobile come certi padri di famiglia di fronte a un travione: vorrei, ma non ne ho il coraggio (rileggete bene: non ho detto che sono io a volere un trans).

La metà delle volte in cui esco per vedere qualcuno, mi annoio. Non sbuffo tutta la sera, ma capita - come a chiunque, immagino - di preferire una replica di Uno Mattina alla conversazione in corso. In questi casi, il mio fastidio si concentra su chi inizia a giochicchiare con lo smartphone. Un po' per invidia sociale ("Tu ti puoi rifugiare su Whatsapp, io al massimo nell'applicazione Calcolatrice"). Ma soprattutto mi sembra sgradevole, poco gentile da parte del whatsapparo lasciarmi solo mentre la noia mi prende da dietro.

Quindi non compro uno smartphone per non fare agli altri ciò che non voglio venga fatto a me.

smartphone dipendenza
Toglieteci la figa e lo smartphone ed ecco la mia vita

Non è vero. Questa è la giustificazione che mi do i giorni in cui lancio mattoni alle finestre delle case di chi mi sta sulle palle. In quelle occasioni mi sento cattivo e, per controbilanciare, mi dico che in fondo sono buono perché non tradirei mai un amico per un iPhone.

La mia paura è un'altra ed è quella di non divertirmi più.

L'altra sera ho assistito ad un concerto patetico. Sul palco c'erano dei 17enni che pretendevano mi mettessi a ballare mentre cantavano "La tua pelleeeeee-eh / sulle le mie spalleeee-eee-eh!". Io rimanevo in fondo alla sala, incastrato tra i genitori della band e la porta d'uscita. Volevo tornare a casa. Ma ogni volta in cui l'uscio si apriva, mi ricordavo quanto fredda fosse l'atmosfera esterna. Ero in bicicletta e mi sembrava abbastanza stupido incontrare volontariamente l'assideramento.

Perciò sono rimasto nel mio angolo a invidiare quelli che potevano distrarsi con uno smartphone. Cioè quasi tutti.

La serata ha svoltato quando il padre del batterista (che di solito è quello triste, perché suo figlio è l'ultimo stronzo della band) ha iniziato a tirare su con il naso. A me fa schifo sentire quel suono. Soprattutto se è l'anticamera del far ballare il catarro in gola.

A quel punto mi sono risolto ad andare verso il palco. Mi sembrava carino anche nei confronti della band. Quel giorno, come sempre, volevo sentirmi buono.

E proprio lì ho visto una ragazza. Una ragazza molto bella, che aveva almeno tre pregi. Era figa. La conoscevo (ci sono rimasto un po' sotto con la storia dello stalking. Sono terrorizzato da una denuncia per quello, più che per la storia delle finestre). Era abbastanza ubriaca da divertirsi con i "E' la prima volta che rimaniamo fuori fino alle due" o come diavolo si chiamava il gruppo.

Insomma, il classico caso in cui non portare a casa il punto significa fare coming out.

Il giorno dopo l'ho speso pensando a come ringraziare la band per la bella occasione senza comprare il loro cd di merda. E solo più tardi, quando ormai ero incartato nei miei ragionamenti, ho realizzato che, avessi avuto uno smartphone, avrei passato la serata con una app su come combattere il gelo in bicicletta. Quindi non con la ragazza figa. E forse anche questo equivale, almeno un po', a fare coming out.

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Da giovane, come molti altri sconsiderati, ho praticato assieme ad alcuni amici il calcio domenicale. Non parlo di calcetto (con tutte le sue fisime di scarpini firmati, campi sintetici, magliette del campione di turno, allegri post doccia, depilazioni e chi più ne ha più ne metta), bensì di calcio. Calcio vero e proprio. Quello giocato sui campi d’erba parrocchiali, per intenderci. Dove di erba a terra ce n’era ben poca, mentre nei sedili scassati di Pande e Uno Turbo varie se n’è sempre trovata un sacco. Eravamo una “squadra” decisamente anarchica. Tanto che definirci squadra sarebbe, per l’appunto, un eufemismo.

[caption id="attachment_6851" align="aligncenter" width="481"]eccoci in una foto di repertorio eccoci in una foto di repertorio[/caption]

Gente, per intenderci, più abituata a Tennet’s Super e ad Amari Montenegro che a veroniche, rabone, doppi passi o “sciabolate” mozza campo. Gente senza divisa sociale. Senza arbitri o cartellini. Senza cambi, alberi di natale, segni distintivi, borracce o quant’altro. Per farla breve, eravamo dei cazzoni che giocavano solo per divertirsi! O, al massimo, per far passare il dopo sbronza della sera precedente. Col senno di poi devo dire che sì, che il dopo sbronza del sabato sera passava anche, solo si presentava magicamente quello della domenica pomeriggio. Come un ladro scacciato dalla porta d’ingresso che, furtivo, ti rientra in casa dalla finestra rapinandoti l’argenteria.

Ricordo che, tra di noi, vi era un amico particolarmente negato. Intendiamoci, non che io sia mai stato un genio del calcio, però quest’amico (tutt’ora vivo e combattente) era particolarmente scarso in tutti i fondamentali del gioco più amato del mondo. Controllo stile ferro da stiro. Ciabattata degna del miglior Zebina. Resistenza pari a quella del Ronaldinho di brasiliana memoria. Dribbling auto-ubriacante, fiero precursore del buon trivela-Quaresma. Insomma, il classico compagno di squadra che nessuno di noi vorrebbe mai avere. Tuttavia quest’amico, così poco portato per il giuoco del calcio, custodiva in sé un segreto: con una birra e una sigaretta in mano era in grado di compiere prodezze inimmaginabili. Gesta impensabili sia a livello tecnico che atletico. E mica stiamo parlando del solito bomber da area di rigore con la passione dell’heavy-metal. Quello che si cementava lì e, utilizzando la sua mole fisica, spiazzava avversari a furia di rutti e gomitate; depositando poi il pallone in rete con una violenza degna di Imre Budavari in “Palombella Rossa”.

No, qui parliamo di un attaccante decisamente grunge. Un ragazzo che, birra e sigaretta in mano, si esibiva in rovesciate, sforbiciate, tiri al volo da fuori area, colpi di tacco stile taekwondo e prodezze simili. Inutile dire che le sue abilità duravano il lasso del binomio cicca e birra e che, esaurite queste ultime, l’amico in questione se ne tornava incurante al suo anonimato calcistico. Fantasticando sulla voce di Kurt Cobain in “Something in the Way”, o sulla cassa di birra Hollandia che lo attendeva dietro la panchina di ferro arrugginito del campetto parrocchiale. Così, in onore di quelle assurde domeniche (e degli ancor più assurdi gol che ho visto realizzare al mio vecchio amico), ho deciso di stilare un elenco degli undici calciatori più appassionati d’alcol che abbiano mai solcato gli stadi mondiali. Dire che vederli giocare sia stata un’ebrezza è una battuta tanto facile quanto scontata. Quindi mi esimerò dal farla.

Una Birra Ignorante nel corso della lettura, però, è d’obbligo.

- Lennart “Nacka” Skoglund (1929-1975): ala svedese di rara tecnica e precisione, Skoglund arrivò in Italia nel 1950, tesserato dall’Inter per 12 milioni di lire. Mentre sulla sponda rossonera di Milano impazzava il trio Gre-No-Li, Skoglund, con le sue prodezze, consentì all’Inter di Alfredo Foni e del presidente Carlo Masseroni di vincere due scudetti consecutivi (1952-53 e 1953-54). Arcinota la sua passione per l’alcol, in particolar modo per il whisky. Non a caso teneva sempre una bottiglia di Ballantine’s nell’armadietto dello spogliatoio, così da poter bere durante il giorno. Avuto notizia di certi suoi eccessi, il presidente Masseroni lo convocò in sede assieme al padre, così da rimarcare la necessità di una condotta più adatta a un calciatore professionista. Venuto a conoscenza degli eccessi del figlio, Skoglund senior lo rimproverò e schiaffeggiò davanti al presidente. Quella stessa sera un massaggiatore dell’Inter vide i due Skoglund in Piazza del Duomo. Erano abbracciati e ubriachi come una distilleria. Cuore di papà.

Lennart “Nacka” Skoglund

Skoglund vinse anche un bronzo e un argento mondiale. Fermato, nel 1958, sulla vetta della storia del calcio soltanto dal Brasile di Pelé. Dopo l’esperienza italiana, il ritorno in patria e il lento declino, tra donne e alcolismo. Morì nel 1975, suicida compiuto dopo diversi tentativi andati a vuoto. Nell’accompagnare il feretro, assieme a più di 2000 persone, la madre dichiarò: “il successo lo ha lentamente ucciso”.

Andrea Gratton

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Mané Garrincha Eduard Strel'cov George Best Sócrates Walter Casagrande Júnior Tony Adams Paul Gascoigne Edmundo Ariel Ortega Adriano Leite Ribeiro" ["post_title"]=> string(42) "Gli 11 giocatori più appassionati d'alcol" ["post_excerpt"]=> string(0) "" ["post_status"]=> string(7) "publish" ["comment_status"]=> string(6) "closed" ["ping_status"]=> string(6) "closed" ["post_password"]=> string(0) "" ["post_name"]=> string(40) "gli-11-giocatori-piu-appassionati-dalcol" ["to_ping"]=> string(0) "" ["pinged"]=> string(216) "https://oltreuomo.com/mane-garrincha-gli-11-giocatori-piu-appassionati-dalcol/ https://oltreuomo.com/eduard-strelcov-calciatori-alcolizzati/ https://oltreuomo.com/george-best-gli-11-giocatori-piu-appassionati-dalcol/" ["post_modified"]=> string(19) "2020-03-31 21:15:20" ["post_modified_gmt"]=> string(19) "2020-03-31 21:15:20" ["post_content_filtered"]=> string(0) "" ["post_parent"]=> int(0) ["guid"]=> string(29) "https://oltreuomo.com/?p=6850" ["menu_order"]=> int(0) ["post_type"]=> string(4) "post" ["post_mime_type"]=> string(0) "" ["comment_count"]=> string(1) "0" ["filter"]=> string(3) "raw" } [4]=> object(WP_Post)#23183 (24) { ["ID"]=> int(6712) ["post_author"]=> string(1) "5" ["post_date"]=> string(19) "2013-11-27 18:28:28" ["post_date_gmt"]=> string(19) "2013-11-27 18:28:28" ["post_content"]=> string(15426) "

Se è vero che, come affermava Newton, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, trovo ingiusto che si parli dei 10 tipi di sbronza più frequenti senza poi curarsi dei seguenti doposbronza, sebbene il tutto segua perfettamente lo schema naturale dell'ubriacarsi senza minimamente curarsi dei postumi che seguiranno la mattina dopo. Spesso molto più devastanti della sbronza che li ha causati. E nessuno ne è esente.

NB. Alla descrizione di ogni tipologia seguirà l'indicazione della bevanda che con maggiori probabilità potrà causarvi il doposbronza appena descritto.

#1 - Doposbronza Contemplativi

È il Doposbronza più inutile ma allo stesso tempo più affascinante che si possa manifestare. Al risveglio è come se vi foste fatti di qualche acido: il mondo attorno a voi scorre velocissimo e tutto quello che potete fare è osservare compiaciuti questa effimera frenesia. Del resto quando mai vi ricapiterà di vedere il vostro coinquilino che lava i piatti con la stessa foga con la quale vostra nonna prepara il cenone di Natale? In realtà vi sta insultando e bestemmiando contro da almeno quattro ore, ma nel doposbronza contemplativo l'audio è disattivato, e non ve ne renderete mai conto. Dopodiché impiegherete 14 minuti per arrivare in camera vostra, raggiunta la quale vi siederete su un lato del letto e la vostra attenzione sarà catturata dalla lucina rossa della presa multipla a cui avete collegato il computer. Rimarrete in quella posizione a fissarla ed a pensare quanto sia bella finché il mondo riprenderà la propria velocità. E sarà ora di andare a dormire.

CAUSA: Sbronza da Vini amabili o dolci (eg. Lambrusco, Brachetto, Spumante dell'Eurospin)

#2 - Doposbronza del Re

Questo doposbronza è, per quanto riguarda l'inizio di una nuova giornata, il più infame. Mentre ancora dormite, con la bocca intorpidita dai bagordi della notte precedente, verrete svegliati di soprassalto dalla impellente necessità di sedervi sul glorioso trono. Da cui il nome "Postumi del Re". Vi rendete conto che il tempo stringe (di contro, voi riuscite a stringere sempre meno), vi alzerete con una velocità mai vista, nemmeno vi fosse arrivato un messaggio da una strafiga che vi invita a casa sua a scopare, ma vi renderete conto di essere completamente nudi poiché la sera prima non avevate le facoltà mentali necessarie per svestirvi in maniera umana, figuriamoci per rivestirvi. Quindi, per evitare di fare l'elicottero (e se è inverno, per evitare la reazione dello gnocchetto) cercherete prima di coprirvi alla bella e meglio, solo dopo raggiungerete l'ambita meta: il cesso.

Quando la vostra seduta sarà terminata, tornerete al letto per cercare di dormire un altro po'. Ma non appena arriverà il dormiveglia, sarete richiamati in riunione. E così sarà per tutta la giornata, durante la quale avrete più notifiche dal cesso che non dal gruppo whatsapp dei vostri amici. E per il vostro cesso non c'è "visualizzato alle" che possa trattenervi.

CAUSA: Sbronza da Birra (Le birre ignoranti sono le più potenti)

#3. Doposbronza trogloditi

Sono quelli che danno il malessere peggiore. Il mattone in testa è la costante della giornata, il rigurgito è sempre dietro l'angolo e la vista è dimezzata. Tutto questo porta poi ad un livello di igiene personale estremamente basso: esso sarà tanto più basso quanto maggiore sarebbe la cura del proprio corpo in giornate normali. Nei maschietti si manifesta con la necessità di rimanersene nella poltrona, in mutande – possibilmente sgommate – e canottiera d'estate, in accappatoio d'inverno, a riflettere su quanto successo la notte prima, ma riuscendo ad arrivare ad una sola conclusione: ciliegia.

Nel caso delle femminucce è molto probabile che questo tipo di doposbronza capiti proprio in quei giorni del mese. Il ché si traduce principalmente con una voglia di cambiarsi l'assorbente pari alla voglia di sturare a mani nude il water del coinquilino che ha appena passato la giornata in Doposbronza del Re. Solo in inverno si aggiunge la necessità del tepore di un vestaglione in pile ricevuto in omaggio il Natale precedente.

Una sola costante in entrambi i casi: i peti ed i rutti. Fatti di continuo, incontrollabili, e senza alcun imbarazzo né soddisfazione. Considerazione di sé stessi: 404. Not Found. Si segnalano anche forti difficoltà comunicative, si è infatti in grado di pronunciare solamente monosillabi e grugniti.

CAUSA: Vino da pasto (Si va dai più pericolosi come il Tavernello, ai più degni Barbera, Cannonau, Vermentino)

#4. Doposbronza Voraci

Quando colpiti da Postumi Voraci, sarete svegliati non dal canto del gallo, non dalla nettezza urbana che vuota i cassonetti del vetro sotto la vostra finestra, non dal vostro coinquilino che ha deciso di fare i falafel guardando la ricetta su Giallozafferano e si è messo a frullare ceci alle 8 del mattino. No. La vostra sveglia sarà il boato del vostro stomaco che reclama cibo, e che per far questo ha messo in allarme i sismografi della Protezione Civile che hanno registrato una scossa di magnitudo 4.8 sulla Scala Richter.

Mentre i vigili del fuoco evacuano la palazzina, voi vagherete per casa in cerca di cibo di qualsiasi genere purché pronto all'ingestione. In totale pace dei sensi, arrivati all'ora di cena, arriverete ad aver mangiato nell'ordine: n.0,5 pacchi di biscotti, n.1 litri di latte, n.1,5 pacchi di pancarré a secco, n.0,4 tubetti di maionese, n.3 scatolette di tonno, n.6 vasetti di yogurt light, n.12 sottilette, n.3 pacchetti di cracker, n.0,5 teglia di lasagne della mamma avanzate dal giorno prima, n.0,4 pizza quattro stagioni surgelata avanzata al coinquilino, n.3 banane, n.1 spinacina ancora surgelata, n. 1 pacco di nachos da mezzo chilo, n.1 barattolo di condiriso a cucchiai, senza scolarlo.

A questo punto sarà ora di cena e direte di non aver fame, il vostro coinquilino cercherà i propri avanzi di pizza e, non trovandolo, sospetterà di voi per sempre.

CAUSA: Sbronza da cocktail ignoranti da festone che fanno schifo a chiunque ma che si bevono comunque (eg. gin-lemon, vodka-redbull, cuba libre)

#5. Doposbronza Lussuriosi

I doposbronza lussuriosi sono i più rari, secondo alcuni esclusivi del genere maschile ma a mio avviso anche il genere femminile non ne è esente. Vale sempre la regola del quello che le donne non dicono. Come si manifestano? Il maschietto si sveglierà con un alzabandiera particolarmente vistoso, cosa insolita nei giorni di doposbronza, e che non riuscirà a placare con il solito trucco della prima pipì mattutina.

Nelle femminucce invece si manifesterà con un insolito imbarazzo ed una certa sensazione di  insoddisfazione mista ad imbarazzo, da non confondersi col fastidioso prurito della pubblicità Vagisil.

Come risolvere il "problema"? Innanzitutto bisogna premettere che di primo acchito sia lui, sia lei, sarebbero abbastanza repellenti: alito fragranza morto numero 5, gomitolo di lanuggine nell'ombelico, borse sotto gli occhi degne di un condono edilizio, e via discorrendo. Tuttavia, per lui sarà la scusa perfetta per farsi una doccia rigenerante con annessa seconda pisciata, a cui seguirà un numero di sgrullate sufficiente non solo a considerarla sega, ma addirittura a concluderla ad arte.

Lei invece cercherà qualcuno su whatsapp (ragazzo, scopamico, potenziale scopamico, amico in friendzone) ed inizierà a stuzzicarlo, ma solo dopo averci girato intorno piuttosto ampiamente, giusto per poi andare a farsi una doccia e "rigenerarsi". Leggete tra le righe. Tuttavia in entrambi i casi, la prima rigenerazione non sarà sufficiente, ma la giornata seguirà diversamente in base ai singoli casi.

CAUSA: Sbronza da liquori dolci (eg. Äpfel, limoncello, nocino e simili)

#6. Doposbronza Depressivi.

I doposbronza Depressivi sono quelli che portano a sentirsi una merda per qualsiasi cosa. In principio ci si butta giù per le condizioni di malessere in cui ci si trova, per poi dare la colpa alla festa che, per quanto offrisse alcolici gratuitamente o quasi, sotto sotto è stata una merda. A questo punto la palla passa in mano agli amici che, per quanto ti vogliano bene, sono loro che ti ci hanno portato. Subito dopo arrivano i dubbi che i tuoi amici in realtà siano doppiogiochisti da quando siete amici, ossia 15 anni fa. Ed è qua che affiorano i ricordi: i litigi, la partita di calcetto all'oratorio nel 1998, persa per un soffio, che se l'aveste vinta oggi la vita non sarebbe così una merda.

Insomma, si cade in un tunnel assurdo, nel quale prendete il cellulare ed in lacrime chiamate vostra nonna dicendole che le volete bene e di non lasciarvi. È ovvio che vostra nonna o vi insulterà pesantemente o preoccupata avviserà immediatamente vostro padre, che vi insulterà pesantemente. In ogni caso, gli insulti pesanti non li risparmierete, cadendo ulteriormente nell'oblio. Non saranno esenti dall'essere contattati gli/le ex. Anche se con un criptico "scusami". Sì, anche se vi eravate lasciati di comune accordo. Tutto il giorno le finestre saranno chiuse così come tapparelle e persiane. In alcuni casi si contemplerà l'idea del suicidio, ma sarete distolti da tale orrore  ricordandovi che avete speso 799 euro per il nuovo iPhone. Vi pentirete dello spreco pecuniario che avete compiuto, cadendo sempre più nell'oblio, salvo poi rrendervi conto che se morireste qualcuno vedrebbe la cronologia del vostro computer.

CAUSA: Sbronza da distillati lisci (eg. Vodka, Rum, Grappa)

#7. Doposbronza Filosofici

Capitano in genere dopo lunghe cene con vecchi amici ritrovati, rimpatriate e serate varie ad alto tasso nostalgico. Ma con eleganza, l'obiettivo non è sbronzarsi, è solo passare una serata tra amici in allegria. Il giorno dopo ci si sveglierà sì col solito mattone, ma sereni per la bella serata passata. E la mente inizierà a vagare su cosa sarebbe potuto essere, e se tutti noi vediamo i colori allo stesso modo. Che ne so io che quello che io vedo viola tu non lo veda con quel colore che io identifico come verde e per te invece è viola? E soprattutto, perché Viola non c'era alla cena di ieri? Anche lei era della compagnia. Ed a proposito di compagnie, meglio Ryanair o EasyJet? No perché mia zia è andata a Parigi e io vorrei tornare a Berlino. Insomma, trip del genere. Ovviamente non si arriverà mai ad una conclusione. È certo però che se ci scrivessimo queste cose, si aprirebbero nuovi e misteriosi scenari per la psicanalisi.

CAUSA: Sbronza da amari (eg. Jägermeister, Unicum, Montenegro)

#8. Doposbronza sociopatici

La cosa peggiore che possa succedere quando dovrete patire una giornata con questi postumi è che sia un altro essere umano a svegliarvi. Non importa chi, non importa il perché, nemmeno se avete vinto una consistente somma in denaro, e non farà eccezione un risveglio con fellatio. Tutto quello che vorrete fare è mandare a fare in culo il genere umano, ed anche le persone che più amate con insulti, minacce di morte ed auguri di disgrazie di qualsivoglia genere. Non ve ne fregherà nulla di ferire sentimenti, distruggere famiglie, causare lutti per crepacuore. Il fatto è che non ve ne renderete conto, perché starete così male fisicamente per il mattone che tutto il resto non è che passerà in secondo piano, semplicemente per voi non starà succedendo.

I casini arrivano quando vi renderete conto del puttanaio che avete creato. Ma ormai sarà troppo tardi, e avrete solo due alternative: suicidarvi, o riprendere ad ubriacarvi.

CAUSA: il famigerato Mix da festone, quello che il giorno dopo hai bevuto talmente tante cose che non hai la minima idea di come tu abbia fatto a sopravvivere.

#9. Doposbronza etilici

C'è poco da dire sui doposbronza etilici: tutto quello che vorrete fare al risveglio è correre al frigorifero e stapparvi una birra per togliere quell'alito di talpa in decomposizione che avete in bocca. Dopo questa birra non vorrete un caffè o latte e cereali. Vorrete un'altra birra, perché in quel momento una birra non vi è mai sembrata così buona. A questo punto, essendo ormai ora di pranzo, vi cimenterete in un aperitivo mattutino home-made, ossia creato a cazzo di cane partendo da un fondo di una bottiglia di Aperol (o simil-tale) ed aggiungendo cose a caso come bitter, sambuca e il Cynar aperto che è in casa da almeno 24 anni e che dall'apertura non è stata mai toccata da nessuno per oscuri motivi. Ovviamente vi farà schifo, ma commenterete con un compiaciuto "niente male" e darete un nome al vostro aborto etilico. Pasteggerete con la bottiglia di spumante da 1,20€ che c'è in frigo da n. settimane. Per l'ora di cena sarete belli che cotti e nuovamente pronti ad una nuova giornata di postumi, ancora peggiori.

CAUSA: Sbronza da Spritz e aperitivi vari.

#10. Doposbronza Fantasma

È la tipologia di postumi più subdola. Vi sveglierete freschi come rose in un vivaio, e vi sentirete Dio. Pronti a riprendere a bere immediatamente, alcuni ci cascano e iniziano a bere al  mattino neanche avessero postumi etilici (vedi punto #9), ma basterà una seconda birra per svegliare il mattone che dorme e sarà coma etilico fino al giorno dopo. Chi resiste alla tentazione ha due scelte: bere la sera stessa o rimandare la bevogia ad un altro giorno. Ma non ci saranno differenze: appena si sarà accumulata una seconda sbronza pensando di averla scampata, i postumi che seguiranno saranno doppi e si sconterà tutto il non sofferto per la sbronza precedente, sconfinando in base al caso in uno dei postumi descritti in questa lista.

CAUSA: creme di liquore (eg. Bailey's, crema di limoncello, crema di caffè)

Alessandro Congiu

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Illusi da utopiche aspettative post-adolescenziali di una vita all’insegna della sregolatezza, liberi da ogni vincolo familiare, divenuto una morsa opprimente senza via d’uscita, il sogno ricorrente di tutti noi è lasciare le mura domestiche. Pur di realizzare il più in fretta possibile questo desiderio, l’ingordigia ci porta a sottovalutare un aspetto fondamentale imprescindibile: la scelta del COINQUILINO! Abbiamo stilato per voi un piccolo vademecum sulle varie tipologie di cosiddetti "Coinqui" da evitare come la peste bubbonica.

[caption id="attachment_6704" align="aligncenter" width="479"](wired.it) (wired.it)[/caption]

1- Il Tirchio: Ha fatto installare telecamere ovunque per monitorare ogni spreco elettrico/alimentare, se solo potesse costruirebbe pannelli solari in cucina e mulini a vento in balcone. E' la principale causa di psicoanalisi delle centraliniste dell’ENEL. E’ costantemente aggiornato su ogni promozione energetica di 42 stati diversi. Collezionista accanito di buoni sconto del Lidl, potrebbe dirti a memoria tutto il listino prezzi del banco frigo! Ti  riempirà la casa di candeline firmate IKEA perché “accendere la luce di notte è uno spreco”.

2- Il Playboy: Camera sua e' impenetrabile, ad immaginarla da fuori pensi che dentro ci sia lo showroom ufficiale della Durex. Non rientra mai a casa da solo, cambia più donne che mutande, nella sua bacheca di trofei, oltre alle coppe di svariati tornei di calcetto, c'e' una lista di circa 4-500 numeri di telefono. E' un cacciatore seriale di donzelle. Di giorno frequenta solo biblioteche ed e' iscritto a Zumba in 5 palestre diverse contemporaneamente. Sentirai fare discorsi e dichiarazioni d'amore da far invidia a Shakespeare tutti uguali con un'unica variante: la destinataria.

3- Il Fuoricorso: Vederlo in casa studiare e' un evento apocalittico. Ha l'orologio biologico sfalsato di 7 ore: rincasa la sera verso le 4 e non da segni di vita prima delle ore 15. Ha più foto nei locali che con i suoi genitori. Ha più timbri di discoteche sul polso che voti sul libretto universitario! Il suo modus vivendi e' "aggiusto tutto nella prossima sessione, tranquilli". Mentre lui, all’alba dei 35 anni, passa la sua vita a chiedersi perché non riesca a passare quel maledetto esame del secondo anno di metodologia delle scienze applicate, nonostante studi 10-15 minuti al giorno e a giorni alterni, tu passerai la tua a domandarti chi sia così folle da continuare a sponsorizzare la sua brillante carriera universitaria.

4- Dr. Unieuro: Per lui l’Enel, i Kilowatt/ora e le bollette sono tutte invenzioni della Walt Disney. Consuma come se non ci fosse un domani. Casa vostra sarà una centralina sempre in funzione. La sua filosofia di vita segue una sola e semplice regola: “ tanto10 euro più, 10 euro meno sulla prossima bolletta non cambiano niente”. Peccato che non sia minimamente in grado di gestire la situazione e ogni bimestrale siate a rischio crack economico. Con un tale "homesharing" sarete costretti a girare in casa col piumino ad agosto e in costume a gennaio! Tanto il condizionatore consuma poco (a detta sua). Siamo tutti ricchi coi soldi del coinqui.

5- Lo Sporco: Fosse per lui mangerebbe su piatti ristagnanti nel lavandino dal natale scorso, non ha ancora capito che la doccia non è un porta capelli e che le scadenze sugli alimenti non sono messe li a caso! Un consiglio, nascondete i gillette con cui vi radete, quando la porta di quel bagno si chiude non potete sapere cosa succederà, per questo tipo di coinquilino non esistono limiti igienici, inutile cercare di spiegargli che lo spazzolino rosso è il tuo, per lui non fa differenza, sarai costretto a pensare che prima di vivere con te viveva con Tarzan, solo lui poteva avergli spiegato che il Colgate è un funzionale sapone intimo!

6- Il NERD: Divoratore di banda larga, Now Video si rifiuta categoricamente di caricare il tuo sacro episodio di Walking Dead, causa, battleground di World of Warcraft e annessa videoconferenza su Skype, senza contare l’abuso di bit torrent con cui scarica materiale eticamente ai limiti della perversione, casa tua sarà sommersa da cavi di ogni genere, sua madre sarà un ospite fisso e continuerà a riempirvi il frigo di cibo rarissimo essenziale per la sopravvivenza del suo bambino intrappolato nella morsa dell’acne adolescenziale! La certezza è che la vostra convivenza durerà poco, presto si renderà conto di aver fatto il passo più lungo della gamba e che forse non era ancora pronto ad abbandonare l’orsetto di peluches regalatogli dalla nonna per il suo quarto compleanno!

7- Il Cleptomane: Magicamente i tuoi calzini si materializzeranno nel suo cassetto, lo vedrai rincasare serenamente con la tua maglietta preferita scusandosi con frasi del tipo: ‘’ero convinto che fosse mia!”, “tanto non la usi mai”, “sta meglio a me”. Accanito collezionista di sottobicchieri e posacenere di qualsiasi pizzeria della città! Inutile conservare gelosamente brioches per la colazione dell’indomani, il frigo è il suo regno, tutto quello che ci metti dentro verrà divorato senza pietà, spiegargli che i succhi di frutta all’albicocca sono essenziali per la tua sopravvivenza non servirà a placare la sua sete! Senza contare i due euro che avevi PALESEMENTE lasciato sul tavolo della cucina, scomparsi come per incanto!

8- Il Fumatore: Che sia tu a scegliere il tuo coinquilino o lui a scegliere te, sicuramente verrà omesso un piccolo dettaglio tra le parti: ‘’SONO UN FUMATORE!”. E’ stato scientificamente provato che entrambi i coinquilini non condivideranno mai lo stesso vizio, automaticamente i tuoi vestiti così puliti e profumati inizieranno ad ingiallirsi e inizierai a frequentare pagine web sui danni del fumo passivo…così…tanto per poterti lamentare di quel bastardo di un fumatore che vive con te. Camera sua, arredata da Walter White in persona è anche detta: ‘’il polmone della casa’’, causa, piantine di dubbia natura e clima tropicale da fare invidia alla foresta amazzonica!

9- Il Pigro: Se il destino avrà scelto per te questo tipo di “coinqui”,  sarai condannato ad una vita catacombale, dove i tuoi compagni di avventura saranno il buio e il silenzio solenne.“Twilight” non sarà solo più un film o un libro, ma la storia della tua vita da coinquilino.Tutto cio' e' dovuto alla sua snervante narcolessia da divano. Il pigro per antonomasia e' solito abbioccarsi negli snodi domestici a maggior tasso di flusso di viabilità, così da obbligarti a vivere una vita coi sottotitoli per non recargli disturbo mentre "riposa". Sul tasto Snooze (ritarda) della sua sveglia potrai osservare un solco causato dagli innumerevoli “ancora 5 minuti, lo giuro!”. Tu ovviamente sarai costretto a sorbirti il concerto della sua suoneria maledetta per ore senza batter ciglio, per non passare per il rompipalle della casa.

10- Cenerentolo: La priorità assoluta per questa categoria di  coinquilini è la necessita' ai limiti della fobia e dell'instabilità mentale di potersi specchiare su ogni tipo di superficie. Tutto deve splendere. Picchia la tua ombra a suon di scopettate e prende il suo posto: Dove vai tu viene anche lui armato di Mocio Vileda, swiffer e prodotti di sterminio di massa per acari e tafani. Nonostante gli innumerevoli post-it incollati in ogni dove con lo scopo di ricordarti le più improbabili norme igieniche, puntualmente cadrai nel tranello della  predella del cesso:  andava tirata giù o lasciata su?Non fartene una malattia, tanto a prescindere da come l'hai lasciata, sbaglierai puntualmente, e per l’ennesima volta ti sentirai un idiota quando ti verrà RISPIEGATO un concetto così basilare per un coinquilino con queste caratteristiche.

Scritto da Jack & Lo Smilzo, duo torinese.

Si ringraziano i nostri coinqulini, eterna fonte di ispirazione!

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Il problema più grande della mia vita è che sono troppo cresciuto per poter giocare con i Lego. Spesso quando mi ritrovo solo a camminare per il centro mi infilo in qualche negozio di giocattoli per ammirare le ultime uscite. Mentre passo in rassegna tutte le raffigurazioni nelle scatole -castelli, villaggi, astronavi, vetture-  il mordente desiderio di possederli è lo stesso di quando ero bambino. Da piccolo non potevo comprarmeli perché non avevo soldi, adesso perché mi vergogno. Che vita di merda.

L'unica cosa che posso fare in quei momenti è abbandonarmi ai ricordi di un'infanzia segnata dai mitici mattoncini e dallo spauracchio delle radiazioni di Chernobyl.

Ecco 10 cose che ricordo dei Lego.

 

#1. Cercare l'ago in un pagliaio

Capitava sempre di non trovare un pezzo piccolissimo in una vastità di mattoncini colorati. Ogni volta era il pezzo più importante. Anche se minuscolo, era necessario per l'intero funzionamento della costruzione. Attraversavo varie fasi durante la ricerca del maledetto.

  • Leggero fastidio
  • Impazienza
  • Frustazione
  • Rabbia
  • Bestemmie precoci
  • Crisi isterica
  • Ricovero

WoWkid

Alla fine il progetto veniva abbandonato per il mancato ritrovamento del pezzo, che magicamente compariva nel mucchio quando non serviva più. Che vita di merda.

#2 Pestare un mattoncino

Ci giocavo in casa con i Lego, al sicuro con i piedi scalzi. Capitava in media dalle 13 alle 14 volte al giorno di calpestare con la massima potenza un mattoncino che si era allontanato dal resto del gruppo. In questi casi la reazione era solo una: bestemmie precoci.

9gag

#3. Odiare i più fortunati

Ogni volta che intraprendevo un progetto mancava sempre qualche pezzo fondamentale. O non lo possedevo proprio, o lo possedevo in numero insufficente per miei obbiettivi. Ricordo che un mio compagno di classe, tra l'altro poco interessato ai Lego, aveva una città, un aeroporto, una stazione dei pompieri, una della polizia, il porto, un'impresa edile; insomma, la sua cameretta era dotata di strutture più all'avanguardia di una città italiana. Tutto era stato costruito la prima volta e lasciato così senza mai essere smontato. Lo odiavo e lo invidiavo con tutto il cuore. Tutto quel ben di dio di mattoncini sprecato per il figlio di un commercialista.

[caption id="attachment_6355" align="aligncenter" width="500"]LEGO Kid Fest 071 Quando c'è la crisi economica il natale è più bello[/caption]

#4. Perdere le istruzioni

Ogni volta che avevo un nuovo Lego lo costruivo seguendo le istruzioni. Una volta finito lo smontavo dopo 7 secondi e cominciavo a costruire altro mescolando altri mattoncini. Dopo un pò di tempo di solito mi veniva la nostalgia del Lego originale, ma le istruzioni erano ormai più latitanti del rendiconto spese di un presidente di regione. Perciò cercavo di ricostruire a memoria, con risultati da galera.

[caption id="attachment_6358" align="aligncenter" width="500"]Burning_Man_2011_Victor_Grigas_Lego_Car_IMG_4648 Ecco, era più o meno così[/caption]

#5. Costruirsi i giochi

I Lego erano fighissimi anche perché ti permettevano di costruirti altri giochi, che magari i tuoi genitori non potevano comprarti. Ad esempio io ho ardentemente desiderato per anni il Game Boy. Scrissi migliaia di letterine a Babbo Natale ma lui non mi ha mai accontentato, facendomi crescere con il senso di colpa di essere cattivo. E' in quel momento che ho perso fiducia nelle divinità e ho capito che nella vita dovevo arrangiarmi. Perciò mi costruii da solo il Game Boy con i Lego. Ricordo ore e ore di divertimento ad immaginarmi qualcosa sullo schermo.

[caption id="attachment_6361" align="aligncenter" width="283"]3422494878_4cda687d9e Adesso mi rimane solo da costruire Super Mario Land[/caption]

#6. Proteggere le creazioni dalla mamma

Nel mio personale Universo Lego, la mamma rappresentava il Dio malvagio, quello che poteva spolverare la mia camera mentre ero a scuola e fare a pezzi tutte le mie mirabolanti creazioni. Capitava nove volte su dieci, ed ogni volta le mie lacrime cadevano come pioggia sui resti degli edifici distrutti. Un immagine, devo dire, molto commovente.

#7. Decapitare gli omini

Gli omini dei Lego servivano anche come valvola di sfogo per il mio lato sadico. Decapitare le teste gialle rappresentava forse il 50% del mio divertimento. Il problema era che si perdevano facilmente. Dopo un po' di anni ero pieno di corpi mutilati alla disperata ricerca della testa. Ancora oggi ho gli incubi.

[caption id="attachment_6364" align="aligncenter" width="450"]lego (1) Siamo tornate per portarti all'inferno[/caption]

#8. Costruire il pene agli omini

Dopo che un ragazzo più grande ci aveva introdotto alla vita mostrandoci un sobrio giornalino porno, costruire il pene agli omini era diventata una necessità.

giantbob

#9. Cercare di costruire cose impossibili

Ogni volta che venivo abbagliato da un fumetto, un film, un personaggio che mi piaceva molto, cercavo di riprodurlo in versione Lego per possederlo. I risultati erano sempre disastrosi. Anni più tardi ho ritrovato nel web tentativi sicuramente più riusciti del mio.

[caption id="attachment_6366" align="aligncenter" width="400"]jurassic_park_main_gate_lego_cuusoo_l Vi pago quello che volete, ma devo averlo[/caption]

#10. Giocare

Poi alla fine la cosa bella era giocare. Godersi le costruzioni per ore ed ore. Bei tempi che non torneranno più. Adesso sono grande, adulto, non ho più tempo per pensare a queste cazzate da bambini. Penso a cose più mature, alle tasse, al TFR, al mutuo. E anche voi dovreste, brutti sfigati affetti dalla sindrome di Peter Pan.

In realtà a volte li compro ancora. L'ultimo è il furgoncino Van della VolksWagen. Non è la cosa più bella del mondo? E' meraviglioso, ha anche le tendine <3 Adesso vado a giocarci, fanculo all'età.

Arte.

Una foto pubblicata da Andrea Passador (@pirata_cansei) in data: Nov 21, 2013 at 12:48 PST

Una foto pubblicata da Andrea Passador (@pirata_cansei) in data: Gen 11, 2015 at 3:38 PST
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Dalla notte dei tempi, nei paesi più colti e civilizzati, vi è un insieme di argomenti su cui non si deve assolutamente fare dell’ironia spicciola. Va da sé che quest’insieme è eterogeneo e variabile, e che si modella nel corso degli anni così come si modella la società liquida del caro vecchio Zio Ziggy (Marley) Bauman. L’ultimo film di Tarantino, ad esempio, ci insegna come, nell’America del Sud del diciannovesimo secolo, irridere gli schiavi di colore fosse se non propriamente un’abitudine, quanto più uno sport nazionale. Sport che, dall’abolizionismo in poi, è diventato passibile di denunce e campagne di sensibilizzazione tanto corrette quanto auspicabili. Lo stesso vale per numerose altre categorie, dai disabili agli Ebrei (gli unici autorizzati a fare battute sugli Ebrei sono Woody Allen, Krusty il Clown, Mordecai Richler e Seth McFarlane, sappiatelo), da Maometto a Gesù Cristo, dalla cucina italiana agli omosessuali (affaire Barilla). Inutile dire che, se tutelare certe categorie e riflettere seriamente su alcune tematiche sia fonte di grande civiltà, vi è anche il rovescio della medaglia del buonismo. Buonismo capace di far sì che, in presenza di argomenti borderline,

(in questa clip il filologo Jules Winnfield di Pulp Fiction si batte strenuamente per l’utilizzo corretto del pronome interrogativo “cosa”)

si scateni una “caccia all’untore” verbale degna della manzoniana Colonna Infame.

Parlare di certi argomenti, dunque, è diventato più ostico di risalire il Mekong fino a raggiungere il colonnello Kurtz. Oppure di superare il corso d’addestramento del sergente istruttore Hartmann. Con risultati non troppo dissimili a quelli capitati al mitologico Soldato Palla di Lardo. Ogni paese, però, ha il suo Pantheon degli argomenti tabu. Pantheon che, in un certo qual modo, qualifica e descrive il grado stesso di civiltà del paese in questione. L’Italia, ad esempio, è quel paese in cui un parlamentare dell’opposizione può dare impunemente dell’Orango a un Ministro della Repubblica (dimostrando come non solo l’arte sia in caduta libera nella terra di Dante-Petrarca-Boccaccio & Rossi-Tardelli-Altobelli, bensì anche l’intelligenza della vis polemica politica) oppure in cui un Primo Ministro può affermare senza alcun pudore, decenza, dignità e rispetto che una donna in stato vegetativo da oltre un decennio potrebbe tranquillamente procreare:

(mi rifiuto di commentare questo video, lo linko solo perché il merda poi non affermi «io non l’ho mai detto!», alla faccia du cazzo!)

A onor del vero, l’Italia è anche quel paese in cui si scherza con i fanti ma si lasciano stare i Santi. Peccato, però, che i santi in questione non siano più i cristologici santi del calendario di Frate Indovino (studi statistici condotti da IPSOS tra le quattro mura del mio appartamento dimostrano come le bestemmie siano in aumento del 13.5% sul montante annuo), bensì una nuova tipologia di santi. Un po’ più pelosi e animaleschi, nonché dediti alla defecazione più selvaggia sul suolo pubblico.

Sto parlando, ovviamente, dei cani.

Perché sì, perché l’Italia si è trasformata in un paese di possessori, amanti e simpatizzanti delle razze carine più disparate. Trattate meglio, infinitamente meglio di come verrebbe trattato un qualsivoglia essere umano. Il vero argomento tabu (ovvero quello su cui non si può ironizzare in nessun modo!) dell’Italia contemporanea, infatti, è l’argomento canino. E ne abbiamo testimonianza ogni giorno. Nelle bacheche FB dei nostri amici possessori di quattro zampe o paladini dei loro diritti civili. Nei servizi dei telegiornali generalisti nazionali. Negli inserti dei quotidiani cartacei o nelle riviste patinate. Nelle conversazioni al bar, tra una birra e uno spritz, quando preferiresti sentir parlare dell’inscindibilità dell’anima piuttosto di quel cagnolino tanto carino caruccio carò! Ma questa è l’Italia, ladies&gentlemen, e questi sono gli italiani: popolo recettivo all’abitudinarietà come pochi e buonista fuori tempo massimo. Pensate sia un moralista qualunquista del cazzo? Già, avete ragione! Poi, però, vedo il video di Mario Monti che, in campagna elettorale durante le Invasioni Barbariche, tiene in braccio un botolo con fare schifato soltanto per prendere qualche voto in più (riuscendoci, per altro) e mi dico che no, che forse non ho tutti i torti.

Detto questo, e consapevole della possibilità di attrarmi addosso le critiche della maggior parte degli amanti degli animali, vorrei passare in rassegna le vicende di alcuni tra i più importanti cani legati alla storia dell’Umanità e della Politica.

- Argo: di certo il cane più famoso di tutta la mitologia, Argo era il cane da caccia di Ulisse, il protagonista dell’omerica Odissea. Il suo padrone, a malincuore, lo abbandonò ancora cucciolo per partire per la guerra di Troia, convinto di risolvere le cose in un battibaleno così da ritornare alla sposa Penelope, a Itaca e, soprattutto, all’amato cane Argo. Perché sì, perché nell’antica Grecia cacciare con il proprio cane ubriachi di vino era il passatempo preferito degli eroi (un po’ come lo è per i teenager americani entrare nelle scuole strafatti di psicofarmaci e con armi a corto raggio). Tuttavia quella che per Ulisse doveva essere una canonica uscita a prendere le sigarette, si trasformò in un ventennio d’assenza (cristo santo, perché nella storia tutto dura vent’anni? Berlusconi, Mussolini,…) da Itaca, con conseguente emarginazione del fedele Argo da parte dei Proci. I quali, nemmeno troppo velatamente, cercavano in continuazione di concupire la bella Penelope, vera e propria “prima MILF” della storia. Come andarono le cose è arcinoto: Ulisse tornò. Argo, scodinzolante, spirò nel vederlo. I Proci vennero massacrati brutalmente. Penelope entrò in menopausa. Telemaco aprì un circolo nautico. Ecco riassunta l’Odissea.

- Peritas: Peritas era il cane del mitico re macedone Alessandro Magno (uno che, a trentatré anni, aveva conquistato la maggior parte del mondo conosciuto, un po’ come Ian Curtis con la new-wave a ventitré). Poco si sa della sua razza, si sa soltanto che rimpiazzò un molosso un po’ pigro e svogliato in combattimento che, per punizione, venne giustiziato dal buon Alessandro in segno di amicizia e fedeltà (alla causa). Peritas, invece, si dimostrò subito molto attivo nelle battaglie, lottando allo strenuo delle forze con leoni ed elefanti (come un cane possa avere la meglio contro un elefante resta per me un mistero, tipo gli orsetti gommosi che mazzuolano i droidi d’assalto imperiali nel Ritorno dello Jedi), ingraziandosi il re il quale, in suo onore, fece edificare una città in ricordo della sua dipartita. E poi ci lamentiamo delle vecchiette che lasciano milioni di euro in eredità ai loro botoli pulciosi! Se lo ha fatto un re illuminato e istruito da Aristotele, figuriamoci delle vecchie rincoglionite dai programmi di Barbara D’Urso.

- Blondi: nonostante il nome da pornostar di periferia (urge una Google search), Blondi era il pastore tedesco femmina di Adolf Hitler. Regalatogli da uno dei tanti gerarchi nazisti del cazzo, Blondi ricordava a quel sentimentale di Hitler il suo primo cane: un pastore tedesco che, abbandonato nel 1921 a causa della povertà del futuro Führer, decise incautamente di ritornare all’ovile. Che ne fu del proto-Blondi non c’è dato sapere ma, vista la fine della Blondi ufficiale, io non dormirei sonni tranquilli. Detto questo, il legame tra Blondi e Hitler era così forte che Eva Braun (forse non sentendosi più la prima cagna del Führer) la prendeva spesso a calci nel sedere, scatenando le ire funeste di Blondi e le risate adamantine di Hitler il quale, segretamente, aveva già deciso come dimostrare a entrambe il proprio amore. Rinchiusisi tutti e tre appassionatamente nel Führerbuker a Berlino, Hilter somministrò alla malcapitata Blondi (e ai suoi cuccioli) alcune capsule di cianuro, così da risparmiarle il Processo di Norimberga. Lo stesso fece con Eva Braun, ma soltanto dopo la sua amata Blondi. anto per farle capire chi era la vera first-lady tra lei e il cane. Inutile dire che, dei tre, la dipartita del cane sia la sola di cui mi dispiaccia.

- Sobaka Stalina (ovvero “il cane di Stalin”): anche noto come Terrier nero russo, il cane di Stalin è una razza canina creata dagli scienziati russi per difendere il dittatore georgiano dopo la fine della seconda guerra mondiale (data l’evidente pazzia di Stalin, verrebbe da chiedersi se non fosse stato meglio un po’ di Roipnol). Tuttavia, fedeli a quella che sarebbe stata codificata dalla modernità come pet-therapy, gli scienziati russi preferirono puntare sul lato sentimentale e animalesco di Stalin, iniziando così a incrociare diverse razze canine per creare un cane che ne ricordasse la figura. Ecco quindi il Sobaka Stalina, frutto dell’incrocio combinato di Schnauzer giganti, Airedale terrier, Rottweiler, Cani da acqua Moscoviti e di Ivan il Terribile IV, «discendente diretto di Ivan il Terribile I, appartenuto allo Zar Nicola, leggendario campione di caccia al mugiko nella steppa e fucilato come nemico del popolo durante la Rivoluzione d’Ottobre sulla piazza Rossa»:

Stalin non fece in tempo a sopravvivere alla creazione del suo cane (il quale aveva dei grandi baffoni neri come l’uomo cui venne dedicato), tuttavia ciò non impedì al Sobaka Stalina di diventare uno dei cani più famosi e filo-comunisti dell’Unione Sovietica, seguendone docilmente le mutazioni geopolitiche e azzannando con ferocia tutti i reazionari nemici della Grande Madre Russia. Non a caso, in un gesto di disinteressata oligarchia petrolifera e docile sentimentalismo anti-americano, l’ultimo Zar di Russia (ovvero Putin) decise di donare al caudillo venezuelano Hugo Chavez un esemplare di Sobaka Stalina dall’intrigante nome di Lev Trotsky. Nemmeno sei mesi dopo Chavez morì. Ma il cane non c’entrava nulla. Almeno così dicono quelli dell’ex KGB.

- Barney: Barney era lo Scottish Terrier dell’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Ironia della sorte, anche i cani di Eva Braun erano degli Scottish Terrier, ma ciò non configura assolutamente un nesso tra Eva Braun e George W. Bush. O tra le mire espansionistiche e la corsa agli armamenti nazista e quella dei repubblicani americani. Detto questo, il buon Barney accompagnò il presidente cow-boy durante i suoi otto lunghissimi e asfissianti (per noi) anni di governo alla Casa Bianca. Ricevette re e regine, capi di stato e primi ministri. Morse anche un paio di persone ma, come si fece con i pompini della Lewinsky a Clinton, la notizia venne data sempre con mesi di ritardo. Si dice che il cane acquisti sempre qualcosa del carattere del padrone. Barney è l’esempio lampante del contrario: anche solo nell’osservarlo si capiva che era infinitamente più intelligente del padrone, di cui era sì un amico fedele, ma di certo non ai livelli del socio Tony Blair. Al quale bastò vendere la bufala delle armi di distruzione di massa per convincerlo ad aiutare gli Stati Uniti nel mettere a ferro e fuoco l’Afghanistan. Barney, al massimo, avrebbe cacciato gli armadilli, ma questa è un’altra storia. Più famoso di una rockstar, più ricercato di un attore consumato, più benvoluto di Babbo Natale, Barney era una vera e propria mascotte per l’intero popolo americano. Fu lui il primo cane mediatico della storia del web 2.0. Pagine Facebook, siti internet, video virali, Barney non si fece mai mancare nulla. Nel corso degli anni alla Casa Bianca fu protagonista di una serie di film dal titolo Barney Cam (titolo palesemente scopiazzato da qualche categoria di YouJizz), nei quali scodinzola su e giù per i corridoi presidenziali illustrando agli spettatori la bellezza di essere il first presidential dog. E la folle demenza dei suoi padroni.

(in questo video possiamo vedere numerose personalità legate all’amministrazione Bush parlare a Barney come se stessero parlando all’Ayatollah Khamenei. E pensare che le sorti del mondo occidentale erano legate alle scelte di questi personaggi)

- Dudù: dulcis in fundo ecco Dudù, il barboncino guevarista modello borsa Luis Vuitton di Francesca Pascale e Silvio Berlusconi. Diciamocelo subito: Dudù è l’esempio lampante del cane mediatico depresso. Donato (fuggito dalle grinfie?) dall’ex Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla (quella del geniale sito www.italia.it, per intenderci) a Francesca Pascale in Berlusconi, Dudù si è ben presto accorto di essere passato dalla padella alla brace. Lui che voleva vivere una modesta e dignitosa vita da barboncino si trova ora al centro dei riflettori della stampa italiana. Accecato dai flash dei fotografi, fintamente strapazzato dalla sua padrona, coccolato compulsivamente da un vecchio leader affetto da priapismo pre-senile, Dudù vive la sua esistenza a Palazzo Grazioli come la reclusione coatta in una bolgia dantesca. Si dice che, alla notizia della condanna di Berlusconi e alla sua probabile permanenza agli arresti domiciliari, al povero Dudù sia preso un coccolone, e che sia stato rianimato soltanto dall’intervento del medico personale di Berlusconi, il mitologico Dottor Zangrillo (quello che se ne stava in socia con Don Verzé, per intenderci…). Il povero Dudù, quindi, passa le sue giornate in uno stato di depressione costante, scagazzando in lungo e in largo così da riempire di escrementi Palazzo Grazioli. Imitando, per quanto sia concesso alle sue modeste dimensioni, la pratica preferita del padrone. Esercitata su larga scala in tutto il suolo nazionale. Inutile dire che la presenza di Dudù è funzionale al Berlusca politico come lo fu quella del Milan negli anni ’90. Con la differenza che non c’è più bisogno di comprare Gullit, Van Basten e Rijkaard per destare l’attenzione mediatica di un certo nugolo di vecchie, di spettatori lobotomizzati e di Emilio Fede, bensì basta raccogliere un po’ di escrementi da terra e farsi vedere sorridente con il barboncino sull’orlo di una crisi di nervi in grembo. Non temere, caro Dudù, tieni duro! Arriveranno nuove elezioni e, una volta che non sarai più funzionale al progetto, tornerai in libertà! Hasta la Vicctoria! Siempre!

[caption id="attachment_6212" align="aligncenter" width="600"]berlusconi-e-dudu1 la depressione fattasi barboncino/l’asfalto drenante fattosi cuoio capelluto/si sta come d’autunno sui marciapiedi/occhio alle merde di cane[/caption]

E così, cari amici, siamo giunti alla fine di questa carrellata di personalità canine legate alla storia dell’Umanità e della Politica. Le cose vanno così, e vanno male. Chissà per quanti anni ancora il tabù canino prolifererà nelle nostre esistenze e nei media italici che ci circondano, ma tant’è. L’originalità giornalistica in Italia è un ossimoro, e noi di ossimori viviamo e con gli ossimori ci riproduciamo. Altro che l’Alberto Sordi di morettiana memoria, siamo finiti con il meritarci Dudù. Empy, Ciccio Grigiotto, Vito Crimi e compagnia zoologica varia. Ma questo è il nostro paese, un grande paese fatto di amanti degli animali, di pasta scotta e di spot pubblicitari. La soluzione per sopravvivere a tutto ciò? Presto detto: litigare con qualcuno. Tyler Durden docet.

E ora, buon litigio. E che il bipolarismo sia con voi…

 

Andrea Gratton

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Sabato sera sono andato a bere una birra con i miei amici ansiosi. Pure io sono ansioso quindi ci capiamo benissimo e amiamo scherzare della nostra disgrazia.

- Anche tu non riuscivi a deglutire? Figata! Io per riuscirci dovevo mangiare in piedi.

Intorno a noi tutti si propongono come maghi capaci di far svanire le nostre paturnie in un battito di comportamentismo o con una formula psicoanalitica. Nella migliore delle ipotesi riusciranno a farci prendere un aereo su cui avevamo giurato di non mettere mai piede. Ma nessuno nessuno nessuno riuscirà mai a farci godere la vita.

Perché la tragedia dell'ansioso è proprio questa. Non si gode mai un cazzo.

Tranne ciò che dicevo: i momenti in cui con i nostri simili ridiamo di noi stessi.

Eccovi il canovaccio della nostra sopravvivenza quotidiana raccontato davanti a una birra bevuta pensando alla possibilità del ritiro patente.

Deglutire.

Non riuscire a deglutire è la cosa peggiore dell'universo. Ogni boccone gira e rigira per la bocca come quando cercate parcheggio in centro la vigilia di natale. Ingoiare è una prova di coraggio. Di solito si comincia a tossire o a schiarirsi la gola producendo il classico rumore della partenza del gran premio di Monza. Alla fine non si mangia più nulla, si rifiutano le cene in compagnia e ci si diagnostica un problema neurologico o cardiaco dopo aver consultato l'internet.

Diarrea.

La fronte imperlata di sudore e l'intestino pressato come il mocho vileda nel secchio vi suggeriscono di cercare un bagno. I sintomi purtroppo si manifestano quando il ristorante è ormai lontano quindi le opzioni di solito sono due. La prima, fiondarsi in un bar e con acrobazie circensi liberare la vostra frana anale in qualche cesso laido. Oppure accostare la macchina e farla in un fosso. Sì, la carta igienica in macchina serve a questo, altro che vita sessuale.

Persone ansiose -diarrea

Vita sessuale.

Il sesso dell'ansioso è costellato di pensieri che ritarderebbero il coito degli adolescenti molto più efficacemente che immaginare la propria nonna nuda. Malattie veneree, gravidanze indesiderate, giudizio sulla performance e poi il famigerato 'spero che non rientrino i miei?'.

Viaggiare.

Per noi programmare un viaggio è come informarsi sui costi del suicidio assistito in Svizzera. Solo che informarci sui costi del suicidio assistito in Svizzera avrebbe una chiosa finale liberatoria.

Incontrare gente nuova.

Un estraneo è come un cane. Lo puoi accarezzare ma in cuor tuo hai sempre il dubbio che si volti per morderti. Poi ti vergogni perché non sei sicuro di accarezzarlo nel  modo giusto. E comunque ti annoi. Che bella la socialità.

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Uscire di casa.

Prima di tutto perché? Secondo, anche ci fosse una motivazione questa deve superare una serie di controindicazioni che suggeriscono di restare a casa. La fatica di scegliere l'abbigliamento adatto, il dubbio di lasciare porte, finestre o gas aperti. Poi i soldi, il cattivo tempo,  Spiegatelo voi a chi riesce a godersi la vita che uscire o stare a casa è la stessa cosa.

Internet.

L'ansioso grazie a internet riesce a sublimare il suo bisogno di relazioni sociali. Scherzo. L'ansioso con internet riesce a sublimare qualsiasi bisogno, eccetto nutrirsi e andare di corpo.

Ipocondria.

La nostra ipocondria è un'altalena. Da un lato spinge la paura di avere una malattia mortale e dall'altro quella di un esame medico. Viviamo nella certezza che stiamo per morire. C'è scritto su Medicitalia non occorre farselo dire dal medico.

Persone ansiose

Il giudizio degli altri.

L'unico modo per affrontare il giudizio degli altri è considerare l'intero genere umano imbecille. Questo implica parlare male di qualsiasi cosa facciano gli altri. Se vi trovate a fare le stesse cose di un conoscente piuttosto che accettare la sfida è meglio non farle.

Rimuginio.

Abbiamo una fenomenale capacità di astrazione attraverso la quale riusciamo a creare infiniti scenari ipotetici. Solitamente usiamo il nostro potere in tre modi. Primo, immaginare come ci comporteremo durante un evento futuro. Secondo, pensare come avremmo dovuto comportarci durante un evento passato. Terzo, aprire la nostra vita a possibilità tanto folli quanto ansiogene: e se un giorno mi svegliassi e improvvisamente tifassi Inter?

Cinismo.

Siccome non ci godiamo un cazzo ci sembra che tutto sia brutto come la merda. Chi critica ogni cosa non è un formidabile conoscitore della vita bensì uno stronzo che non se la vive. Come noi.

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- George Best (1946-2005): nomen-omen. Il quinto Beatle, “Pelé good, Maradona better, George Best”, infiniti aneddoti che lo rendono degno di Oscar Wilde, amanti, macchine sportive, gol stellari, un Pallone d’Oro (e, non a caso, nel ’68). E tanto, tanto, tanto alcol. George Best è stata la prima rockstar della storia del Calcio. Bello, dannato, strafottente e, almeno per un decennio, vincente. Bandiera dei Red Devils di Manchester, anche di lui (alla pari di Garrincha) si narrano provini leggendari, con scout mancuniani che lo contrattano già in tenera età. Poi l’esordio in prima squadra, le vittorie nazionali (due Premier League, due Charity Shield, una Coppa d’Inghilterra), internazionali (la Coppa dei Campioni 1967-68, vinta ai danni del Benfica di Eusebio, proprio con un suo gol decisivo nel corso dei tempi supplementari) e individuali (il già citato Pallone d’Oro. Infine un lento declino dovuto all’abuso di alcol e alla sempre meno disponibilità al sacrificio, indispensabile per un atleta professionista (e anche per una rockstar, vedi il duo Keith Richards-Mick Jagger). Numerosi cambi di casacca alla ricerca di contratti danarosi alle periferie dell’impero calcistico, così da monetizzare per poter tirare avanti uno stile di vita dispendioso e dissoluto. Fuori dall’ordinario, come erano i suoi dribbling e i suoi gol. Subì un trapianto di fegato nel 2002, per poi andarsene nel 2005, in seguito a un’infezione epatica.

George-Best-2

Nel 2006, in occasione dei sessant’anni dalla nascita, Belfast (sua città natale) gli dedicò un aeroporto. Fu il primo (e tutt’ora unico) calciatore ad ottenere tale benemerenza. Fly high.

Andrea Gratton

Già raccontati

Lennart “Nacka” Skoglund (1929-1975) Mané Garrincha (1933-1983) Eduard Strel'cov (1937-1990)

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