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Voglio diventare vecchio

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Voglio diventare vecchio

Non capisco perché tutti abbiano così tanta paura di invecchiare, forse perché la senilità è più vicina alla nostra data di scadenza, ma molto più probabilmente il motivo è che in vecchiaia le tette cadono, il culo cade, le sopracciglia cadono e quindi non basta più un’inquadratura alta per farsi un selfie decente.

Io invece ho sempre voluto diventare anziano, fin da piccolo; quando da bambino mi chiedevano cosa volessi fare da grande rispondevo che volevo diventare vecchio, che capirete, è un sogno abbastanza facile da raggiungere, con la contropartita che ci vuole molto tempo per realizzarlo.

Invece dopo venticinque anni dalle mie prime brame sono ancora senza capelli bianchi e senza un briciolo di prostatite, piorrea, artrosi e tutte quelle bellissime decorazioni che comporta l’inesorabile consumo dell’organismo. Almeno ho il reflusso gastrico.

Ma essere vecchi deve essere veramente bellissimo, oltre che estremamente facile.

Ad esempio quando raggiungi una certa età tutti ti fanno un sacco di complimenti semplicemente perché hai raggiunto quell’età, senza dover dimostrare qualcosa o compiere imprese eroiche.

“Quanti anni hai?”

“82”

“Beh complimenti, complimenti davvero!”

“Quanti anni hai?”

“30”

“Mi dispiace tanto”

Che non è fatto cosa da poco, intendo ricevere complimenti semplicemente per il fatto di esistere, è un lusso concesso a pochi esseri viventi su questo pianeta: i vecchi appunto, e i gatti. Forse anche le piante, ma solo quelle belle.

Un altro incredibile vantaggio di essere vecchi e che tutti ti perdonano tutto, puoi comportarti male, fare quel cazzo che vuoi, sputare per terra senza che nessuno alzi un dito, perché tanto, vabbé, sei vecchio, hai già messo piede nella fossa.

Anni fa mi trovavo in un supermercato delle mie zone e davanti a me in cassa c’era un anziano signore, sugli 80-85 anni, che non faceva altro che rendere la vita un inferno a metà del personale: gli insultava per la lentezza, per il fatto che non si leggevano bene i prezzi nei cartellini, lanciava fette di bresaola per terra, il tutto urlando bestemmie come se fosse un vecchio friulano alcolizzato, cosa che effettivamente era.

Dopo aver pagato gli ho dato una mano portandogli due borse della spesa alla macchina e con me è stato gentilissimo. Gli ho chiesto quindi il motivo del casino che aveva apparecchiato dentro il supermercato e lui mi ha risposto pacatamente:

“Vedi ragazzo, ho patito le peggiori frustrazioni per tutta la vita. Quando diventi vecchio ti perdonano tutto, per questo mi prendo le mie soddisfazioni e faccio quel cazzo che mi pare”.

Cioè si divertiva a insultare tutti per il semplice fatto che poteva farlo. È bellissimo, catartico, terapeutico essere vecchi.

Un ulteriore vantaggio della senilità è l’abbigliamento. Se vai in giro con un cappello a tesa larga e delle bretelle a trent’anni ti deridono fino a soffocarsi di risate, o al massimo ti fanno un TSO, mentre da vecchio puoi indossare quello che vuoi, senza sembrare mai un originale, sempre impeccabile, sempre a tuo agio quando vai a vedere i cantieri.

Per non parlare poi della prostata infiammata che ti impedisce una corretta erezione, scacciando in un attimo tutti i problemi legati al mondo sentimentale, che sono sempre troppi e troppo intensi.

Ora se sei arrivato a leggere tutta questa inutile pappardella insensata fino in fondo ti faccio i complimenti, in realtà questo era un articolo con premio nascosto. Il primo infatti che invierà alla casella [email protected] la risposta alla domanda “Come si chiamava il padre di Cosette nel romanzo I Miserabili?” vincerà una maglietta della nuova collezione Oltreuomo, magliette che si trovano qui se non sai la risposta e vuoi combattere la cultura con il denaro.

Se sei arrivato fino qua, complimenti comunque.

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