Tipi umani

I tipi umani sull’orlo dei trent’anni

Trent'anniCome ci fa giustamente notare Dario, è il caso di buttare fuori un post. Il problema non è chi sia Dario bensì di cosa potrebbe parlare questo post. Considerato che un’idea ve la sarete già fatta dal titolo, questo intro diventa una farsa e quindi passerò oltre con la stessa aria sprezzante con cui ascolto le dichiarazioni di Zeman.

I trent’anni sono una data importante nella vita di chi ci arriva (evidentemente non significheranno molto per Amy Winehouse) spesso però i giovani invecchiati sono del tutto impreparati ad affrontarli (come Zeman con la Juve (nonostante il tre a zero a Cagliari (che poi boh?!))).

Analizziamo insieme le tipologie di quasi trentenni.

I tipi umani sull’orlo dei trent’anni

Lavoro.

Il lavoro nobilita l’uomo e, dopo le battaglie femministe, anche le donne e le donne di servizio o le badanti. A trent’anni, i giovani e il lavoro si accoppiano nei modi più perversi. Ecco alcuni tipi di rapporto.

Quello che lavora da dieci anni.

Finite le superiori, o prima, si è insediato nelle nicchie di mercato disponibili all’epoca. Di profilo socio culturale medio basso l’ha messa in culo ai suoi amici che con arroganza e saccenza sono finiti a studiare cinema a Bologna. Guadagna da dieci anni laddove i suoi coetanei stanno ancora succhiando dal capezzolo genitoriale il sussidio mensile. Per pareggiare i conti in tasca i nuovi laureati dovrebbero guadagnare da subito il doppio di quello che prende lui dopo dieci anni di lavoro. Viene deriso per l’utilizzo improprio di alcuni vocaboli come “guarda che squarcio di campanile”, “è una branchia della” o “puttane d’alto borgo”. Come se la proprietà di linguaggio potesse surclassare la proprietà immobiliare.

 Quello che lavorava da dieci anni.

Variante sfigata della succitata tipologia ha perso il lavoro a seguito della politica manageriale trisomica del dirigente della sua azienda. Ora cerca una nuova occupazione ma a differenza dei suoi coscritti neolaureati non accetta di piegarsi a novanta e farsi infilare nel retto uno stage non pagato con benzina a suo carico. Quindi non la trova.

 Il titolatissimo.

Dopo l’università ha sentito il bisogno di perfezionare la sua formazione accumulando master, dottorati, work experience, stage e altri pezzi di carta che per i datori di lavoro valgono quanto Renzi per il PD. O Grillo per i politici. O il nuovo intonaco per Bocelli.

Stanchi della vita da studente si gettano nel mercato ma sono adeguati a quell’ambiente non più di quanto lo sarebbe Renzi al raduno del PD. O Grillo in parlamento. O Bocelli al cinema. Tuttavia, il titolatissimo abituato da anni a investire il suo tempo senza chiedere nulla in cambio si adatta a quello che viene.

Ecco il dialogo tipo tra titolatissimo e datore di lavoro:

«Con il suo curriculum lei è il candidato ideale per questo forno»

«Grazie»

«Con lei avremo rilevanza internazionale»

«Grazie»

«Metta il suo curriculum e le sue pubblicazioni laggiù accanto all’impasto»

La variante femmina del titolatissimo è pressoché identica ma al suo curriculum viene aggiunta la voce “kids” compilata come segue:

– one published

– one submitted

(Grazie a M.M.)

Amore.

L’amore come sentimento è strettamente correlato allo scroto. Tanto più lo scroto è sodo tanto più l’amore è pieno. A trent’anni obiettivamente ce n’è ancora.

I singoli.

Per X motivi si ritrovano senza un partner, ovviamente la selvaggina migliore è stata presa da tempo e ormai non rimangono che gli scarti. Si assiste in queste figure a una frana delle aspettative. Se fino a pochi anni prima cercavano principi e principesse ora si accontentano di accompagnarsi a esemplari della stessa specie solo parzialmente evoluti. I trentenni singoli sono meravigliosi perché riescono a esaltare qualità mai considerate prima nel genere umano in una spirale di parossistica ipocrisia. Per esempio vi diranno che le mani sono la prima cosa che guardano o che la balbuzie fa un sesso della madonna.

 I dimenticati.

Trovata l’anima gemella nel fiore degli anni non hanno mai cambiato. Nessuno guarda a loro come a soggetti sessualmente attivi perché da diversi lustri non raccontano di rimorchi ma ascoltano soltanto le deprecabili conquiste dei singoli. Fondamentalmente sputano sentenza su cosa sia veramente l’amore ma non avendo esperienza si basano o sugli scritti della Tamaro o di Roland Barthes a seconda del lignaggio culturale. Vivono il rapporto con il loro compagno come si mangia in quaresima: magro.

Il tempo libero.

Un trentenne in media non ha più voglia di fare le cose che ha fatto per quindici anni ma non ha nemmeno i soldi per dedicarsi ai passatempi degli adulti. Quindi va a fare l’aperitivo e si lamenta che è pieno di bambini.

Dedicato a Dario

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