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Tipi umani dei cafoni che scelgono il Salento d’estate

Nel sogno che ho fatto ero adolescente, era il 1995. Disteso su una spiaggia gialla il sole picchiava sulla pelle e la luce rendeva le cose diafane. Non ero solo, avvertivo la presenza di amici. La spiaggia era desolata, solo qualche coppia in lontananza se volgevo lo sguardo a destra. Il mare di vetro. In lontananza una grossa nave si avvicinava eterea, non le prestai attenzione. Mi accorsi che a sinistra sostava un branco di cani randagi, di quelli tipici del Salento che vivono sulla costa. Mi alzo e vado verso di loro, sento la sabbia calda sotto i piedi. Due dei tre cani accorgendosi di me si allontanano mentre il terzo resta indietro, è fermo e mi da le spalle. Guarda immobile i suoi simili allontanarsi. Io mi avvicino e tendo la mano per accarezzarlo, in quell’istante si volta, gli vedo la faccia e mi sveglio terrorizzato. Dio solo sa che volto avesse quel cane maledetto.
Salento - tuffo

Il cafone napoletano : Il cafone napoletano sceglie il Salento da una parte perché è stufo di fare a botte ogni anno con il topo per un posto ombrellone tra i sacchetti della monnezza e dall’altra perché  non è abbastanza ricco da permettersene uno a Capri o Amalfi. Di cafoncello partenopeo ne ospitiamo due tipi : Il restatone punkabbestia e il neomelodico con famiglia. Il primo, ormai quarantenne, ha stampata in viso un’espressione tra il deluso e il cane bastonato, tipica di chi, una volta finita la festa e tutti sono andati a casa, non accetta la realtà  dei fatti e si ostina a cercare droga per continuare a ballare davanti alle casse, in mezzo al merdaio e sotto il sole cocente. Sta ancora cercando moneta dal ’98 e se gli date dei centesimi di euro egli penserà che sono stranieri, la sua questua quotidiana è basata sul vecchio conio . Malgrado il suo cane sia morto da giorni continua a trascinarlo al guinzaglio attribuendo la puzza alle sue scarpe DC, anche queste del ’98. Il secondo modello, anch’egli sulla quarantina, lo riconoscete subito dalla maglietta attillata e dalla panza che vi cova sotto, accostamento che ci fornisce un delizioso ossimoro. Di solito accompagnato da una marmaglia indefinita di bambini che grida “E jaaa papà jaaa” egli si trova a suo agio nei lidi già paccati di gente a cui si unisce per formare materia. Suda di brutto perché troppo pigro per sfilarsi la maglietta sintetica ormai pressofusa con la pelle. Ha votato per anni Berlusconi ma ora non si fida più.

Il cafone milanese: Quello di Milano, tra i cafoni è il più sfizioso da osservare perché è il più subdolo. Armato di una insopportabile spocchia affiorante in viso lo sgamerete fare le peggiori terronate ma di nascosto. Lo acciufferete saltare la fila al supermercato o passare col rosso che tanto al sud si fa così. Il cafone milanese cerca l’Esselunga appena poggia i bagagli nel villaggetto vacanze di Porto Cesareo e quando si rende conto che non c’è, riconta quattro volte la prole e ingoia un blocchetto intero di punti fragola per disperazione. Ha una paura fottuta di essere derubato o truffato cosa che infatti avviene puntualmente proprio a causa di questa sua fobia. Il suo odio latente per il sud è direttamente proporzionale al numero di volte che viene inculato dai ristoratori che lo attendono sempre a braccia aperte e che puntualmente gli rifilano pesce surgelato, ma non mancherà di osservare:” Ue..ma queste cozze son freschissime figa”. Vestito da barca a vela ma senza avercela (Hanno un merdosissimo SUV Yhundai) fanno finta di avere più soldi degli altri quando invece sono dei pezzenti come nel resto della penisola. Li sentirete dire:”Ue.. quest’anno qui è saltata la roba alle Barbados quindi siam venuti in Salento last minute”. Ciò lo diranno al “rizzaro” mentre gli pulisce i ricci e a cui non gliene può fottere di meno. Sono quelli che maggiormente frequentano le sagre e le pizziche…e si.. lei le prova tutte per alleviare il dolore provocato da anni di tangenziale.

Salento - mare

Il cafone romano: L’amico cafone romano si distingue dai suoi colleghi  perché ha scelto di sposare uno stile più vicino all’ Hip-Hop ignorante e machista. Ama indossare una canotta trapuntata da basket ed è tatuato per il 90% del corpo. Un’accozzaglia di figurine banali prese a casaccio e stampate addosso che lo rendono di fatto simile ad un flipper degli anni ’80. Frequentatore assiduo di Dance-hall, feste, festini e schifezze varie fuma hashish in continuazione impestando l’aria per un raggio di cinque metri ovunque egli decida si spararsi le pose. Ha un incedere da Gangster da duemila lire e si accompagna quasi sempre (strana ‘sta cosa) a una donna vistosa e volgare, come quelle che appaiono nei video dei Truce Clan, dai quali testi ha tratto la massima che ispira tutta la sua vita: “Alla tu donna je famo er sandwich”. Esiste anche una versione restatona punkabbestia del romano in Salento ma si distingue dal suo collega campano grazie ad un piglio più politico-ideologico. Cosciente infatti dell’introduzione dell’euro a cavallo del 2000 racimola spiccioli in euro e non in lire. I Romani qui da noi si vedono sempre in coppia o in multipli di due.

Il cafone locale: l cafone locale si differenzia dai suoi simili stranieri per l’intensità dell’abbronzatura. Capace di immagazzinare più raggi UVA di un campo di pannelli fotovoltaici tanto voluti da Vendola, la sua pelle farà sembrare il marocchino che vende ferraglia sulla spiaggia di Torre dell’Orso un Valdostano. Se malauguratamente vi trovaste a parlare con un local, questi incalzerà delle filippiche discorrendo su quanto è speciale e selvaggio il Salento. Di lì a poco lo vedrete in sella ad uno scooter deprecabile lanciare la bottiglia di Dreher in campagna, a differenza del padre che in campagna ama abbandonarci l’eternit. Perché nel Salento le tradizioni si tramandano di padre in figlio. I padri d’altro canto sono facilmente individuabili grazie al loro fedele borsello a tracolla che, solcando il ventre vessato da mesi di anguria, si assesta tra i pettorali e lambisce il fianco, donando al cafone locale adulto quell’aspetto da eterno parcheggiatore abusivo

Il cafone barese: Quella barese per noi salentini è una questione spinosa e per avere un pregiudizio sereno sui suoi cafoni è necessario mettere da parte ogni pregiudizio. Il cafone barese è ovunque, ottura tutte le falde sociali che la rete di questo turismo disperato e straccione produce ed è  tra le prime cause che fanno sembrare il Salento in estate uno di quei centri commerciali che aprono le porte ad un dato orario e solo per un ora per svendere la merce con il ribasso del 90% . I nostri corregionali a differenza degli altri si piantano qui già da giugno favoriti da una relativa vicinanza geografica, dei turisti a km 0 si potrebbe azzardare, se non fosse che la loro impronta ambientale è pari a quella dell’intera popolazione del Giappone . Cercano di mimetizzarsi tra gli indigeni e possiedono automobili dalle quali hanno rimosso ogni indizio riconducibile a Bari per non ritrovarsele in cenere sul ciglio della strada. Comunque hanno tutte una polizza antincendio. Malgrado i loro sforzi li riconoscerete subito in spiaggia dove numerosissime famiglie, dopo aver riprodotto l’ambiente delle cucine che abitano in città, iniziano a pranzare alle 11:00 e finiscono alle 16:00. Dotati di un’impressionante varietà di borse frigo effettivamente mangiano parecchio. Così per timore di essere scoperti si vestono in modo adeguato per non dare nell’occhio, quindi dal bambino al vecchio indossano tutti Ovviesse. Passano 3 mesi ad evitare di leggere le scritte “Bari merda, Bari ti odio, Bari puzza, etc.” di cui i muri di Lecce e provincia sono tempestati. Ancora è un mistero perché si ostinino ad andare in un luogo dove ogni singola pietra gli è ostile.

Salento - monumenti

Il cafone coi soldi: Il classico cafone coi soldi si vede solo quando infrange il limite minimo di distanza dalla costa col suo 24 metri, cioè ogni santo giorno di agosto. Si intende che di cafone si tratta per via dalla musica meschina che proviene dal suo yacht.

Il Cafone 2.0: Infine questo appartiene ad una categoria emergente ed apolide. All’apparenza evoluto e con una sua personalità consapevole, questo soggetto a ben vedere indossa quell’originalità di massa che ridisegna il luogo comune globale. Scimmiotta gli Hipsters della East London e di Neukoelln ed ha un pacchetto culturale downloadabile dal sito www.generatoredistereotipi.com. Erede diretto, e qui è doveroso citare il mio illustre ed inarrivabile conterraneo C.Bene, della disastrosa alfabetizzazione italiana che ha contribuito alla mediocrità di farsi protagonista e vittima della teoria dell’individualizzazione postulata da Beck (non il cantante, o si?) il cafone 2.0 si colloca in quel parcheggione del giovane creativo dei miei stivali. Lo vedrete coi baffi (ancora ‘sti cazzo di baffi) e un look cool assumere posizioni alla Baryshnikov durante gli eventi culturali salentini, ovvero due. Oppure bere come la sfiga nei locali del centro storico di Lecce mentre racconta di quando è stato a Documenta a Kassel. Di una noia letale, se doveste scambiarci due parole sposereste immediatamente le cause della Corea del Nord, il nostro creativo di creativo invero ha solo l’Iphone che usa in maniera compulsiva. Capita che mentre gli parlate egli non mostri alcuna vergogna nel controllarsi il profilo facebook per vedere se hanno messo dei like al video di Fever Ray che ha appena postato. Questo soggetto 2.0 si trova in Salento perché, malgrado faccia finta che lo paghino profumatamente per suonare il sinth nei clubs di Stoccolma, non poteva permettersi di andare al Coachella festival. Tirchio per definizione alla fine delle due settimane di permanenza avrà supportato l’economia locale con ben 32 euro. Se il 2.0 è nato in loco, invece egli sarà probabilmente un patetico eroe locale, rispettato dalla sua comunità perché si distingue per cultura ed impegno, ignora però che in ogni città della penisola ce n’è uno uguale a lui che fa le stesse cose. Scambia facebook per una tribuna politica o per un luogo dove si produce cultura. Poiché ammanicatissimo appena sforna una cacata, che sia un evento, un film indipendente, un’ opera d’arte, sarà premiato e celebrato dai media locali e dai suoi seguaci. Un giorno se vorrai fare qualcosa qui sarà utile conoscerlo.

Articolo di Samanta Bhadra

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