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Perché condividere i tuoi dolori su Facebook non ti aiuterà

Il problema delle persone, secondo me, è che possono parlare sempre. Se ognuno di noi avesse un limitato numero di parole che può pronunciare al giorno, il mondo sarebbe meno divertente, ma anche molto meno stupido. Invece ognuno parla quanto vuole e non esiste una Commissione della Decenza che faccia da filtro tra il tuo vagone di stronzate e la platea degli ascoltatori.

Questa è una premessa necessaria per un post che vorrebbe aiutarti a limitare la tua libertà di espressione. Detto così suona male, ma pensa a quante volte la tua bacheca Facebook è stata intasata dalle boiate altrui e ti ritroverai in una posizione molto simile alla mia. In particolare, come hai capito, vorrei concentrarmi sul convincerti a non riversare il tuo malessere esistenziale su Facebook.

Facebook

Di motivi per star male ce ne sono un sacco. Di motivi per non scriverlo su Facebook giusto un paio. I primi spesso passano col tempo, i secondi no.

#1. Poniamo il caso in cui tu stia morendo d’amore e decida da sfogarti su Facebook. “Mai fidarti delle persone che dicono di volerti bene”, “Io ti ho dato amore, tu corna”, il video di Bella Stronza e altre frecciatine sottili quanto il giro vita di Platinette. Un domani però incontrerai una persona che sarà molto più intelligente di quella che ti ha mollato per andare ad affogare nella sua saliva i cazzi altrui. Questa nuova donna col cervello a due passi dal Nobel sarà vagamente interessata a te, perché nonostante te stesso, non sei poi così male. Quindi stalkererà il tuo profilo e scoprirà che tendi a sputtanare tutto su Facebook.

A quel punto si farà due conti (“Quante probabilità ho di annoiarmi con uno stupido del genere? Tante. Quante ce ne sono che lui non mi tagghi in uno status in cui dice che le donne sono tutte troie? Nessuna. Quante che voglia davvero iniziare a uscire con uno psicopatico del genere? Ancora meno di nessuna”) e deciderà di lasciarti ad altre ragazze stupide, proprio come la tua ex. Complimenti, sei appena entrato nel circolo vizioso delle stronze. Auguri.

#2. Un altro buon motivo per non condividere i tuoi dolori su Facebook è che non gliene frega un cazzo a nessuno.

Ovviamente i tuoi status dolenti prenderanno molti “mi piace”, perché le persone amano sapere cosa capita nelle esistenze altrui, soprattutto se si tratta di cose brutte. La vita è importante, per questo bisogna farsene una. Non tutti ci riescono, ma la novità è che grazie a Facebook oggi questo non è più un problema.

“Cazzo, che stronza quella. L’ha proprio trattato di merda. Sto male per lui, ora gli scrivo che gli sono vicino. Bene, fatto. E anche per oggi ho creato un diversivo che mi permette di non pensare che ogni istante che passa si avvicina la mia morte e io mi avvio a lunghi passi verso la bara mettendo ‘like’ a stati di persone che sinceramente non ricordo di aver mai conosciuto… Figata.”

Oppure riceverai solo una generica compassione da parte di chi mentre ti elemosina un commento affettuoso si appunta mentalmente: “Mai ridursi come questo disperato. Mai scrivere ‘ste merdate. Piuttosto faccio fare alle mie mani la fine di quella di Jaime Lannister.”

#3. Infine considera che, come scriveva Tolstoj, “Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece disgraziata a modo suo”. Questo in parole povere significa che, mentre la felicità gira e rigira è sempre la stessa roba, nello star male c’è un po’ di originalità. Tutto ciò che non ti uccide ti fa schifo, però almeno ti dà l’occasione di sperimentare qualcosa di unico. Sei davvero sicuro di voler spiattellare a degli estranei uno dei pochi momenti originali della tua vita?

Per questi tre essenziali motivi direi che i tuoi dolori possono benissimo stare fuori da Facebook. A meno che tu non faccia così pena da aver bisogno di far pena. In quel caso hai ragione a raccontarmi quanto stai male e credimi, il mio “mi piace” al tuo status sarà pieno di sincera, umana empatia.

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