Tipi umani

Il pendolare e l’habitat dei mezzi pubblici

Usare i mezzi pubblici non è una semplice questione di trasporto, ma di selezione naturale. Come i fringuelli di Darwin hanno sviluppato vari becchi per procacciarsi il cibo, così l’homo pendolarens, specie che include sottogruppi quali il precariens comune e il precariens cum contracto tutelas crescentes, ha dovuto imparare velocemente a muoversi nell’habitat ostile dei mezzi pubblici. Ecco alcune caratteristiche dell’homo pendolares:

treno

#1. La mattina è il momento che richiede il maggior impiego di energie, dall’alzarsi dal letto al conciarsi allo specchio in modo da avere un’aria dignitosa e dinamica ma non troppo. Appena esce di casa, è un lento spegnersi.

#2. La percezione del tempo è vissuta con grande intensità. Il ritardo è un’ansia costante, un avversario già vincente in partenza ma egli non si arrende.

#3. Dopo anni, ha mappato la zona in modo da conoscere il percorso più rapido, calcolando ogni imprevisto, dagli uragani ai rapimenti alieni. Una conoscenza del tragitto così evoluta da farlo arrivare puntuale. Nei giorni di sciopero.

#4. Il disprezzo condiviso per il trasporto pubblico funge da collante dei legami sociali. L’odio vince sull’amore, sempre.

#5. Il pendolarens mal sopporta nuovi soggetti che non rispecchiano la sua condotta: viaggiatori alla prime armi entusiasti della vita

#6. Inoltre, mal sopporta chi fa domande evitabili. Come quando il monitor segna “treno per milano centrale in arrivo al binario 1” e lo speaker annuncia “treno diretto a milano centrale in arrivo al binario 1” e sentirsi chiedere dal tipo a fianco, sul binario 1,  “Scusi è questo per Milano centrale?”

#7. Ha imparato a interagire (cioè evitare) altri animali che popolano l’ecosistema. Come il “figlio che deve andare dalla mamma malata ma non tiene dinero” o “la vittima cronica di borseggiamenti ad opera di rom mannaggia a loro guarda” che vede sempre. Tutti esemplari che curiosamente hanno bisogno di biglietti per posti dall’altra parte della galassia.

#8. Legge del gomito più largo: l’esemplare comunica alla fila dietro di sé il suo diritto di precedenza. I viaggiatori meno esperti di solito tornano a casa con due incisivi in meno.

#9. Il pendolare ha un sistema respiratorio unico, che non necessita di aria, tutt’al più di monossido. Adattamento dovuto alla capienza del mezzo e alle dimensioni del branco

#10. Diffidare di qualcuno che non ha voluto sedersi vicino al finestrino: “Perché si è posizionato verso il centro? Vuole forse controllarmi, o tendermi una trappola mentre cammino?

#11. La presenza di un esemplare anziano può generare un dilemma per chi si è conquistato un posto a sedere: cederlo perdendo così la status alpha o farsi i cazzi propri e marcare il territorio?

#12. Il kafkiano senso di colpa di non essere in regola, pur avendo biglietto, abbonamento e per andare sul sicuro un pacchetto di azioni Trenitalia.

#13. I sensi di ragno che avvertono dell’arrivo del controllore,  in grado di strisciare tra le fessure lasciate fra i corpi appiccicati gli uni agli altri.

#14. Anche nel sonno, il vero pendolare sa sempre dove si trova. Infatti può dormire e scendere dal mezzo contemporaneamente.

Quando sorge il Sole, un pendolare si sveglia. Sa che dovrà correre più del suo mezzo, o rimarrà a casa.

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