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Lettera aperta a chi urla al cellulare

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Cara persona che urla al cellulare,

io ti voglio tanto bene, come voglio bene a tutte le creature del creato tranne Staffelli, però credo che negli ultimi anni tu abbia trasceso decisamente ciò che è consentito fare in pubblico.

Per carità, non hai infranto nessuna legge penale -purtroppo- ma a volte non è necessaria una norma giuridica per stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ad esempio nessun articolo della costituzione vieta di mangiare il cerume del postino, però possiamo dire con quasi totale certezza che farlo sarebbe sbagliato; e se proprio vogliamo farlo che si abbia almeno la decenza di estrarlo con un cucchiaino da tè.

Tornando a noi, il problema è che non me ne frega proprio un cazzo della tua vita. Lo so che ti sembra una cosa incredibile ma ti giuro che è proprio così. Ogni volta che ti ho incontrato in autobus, ogni volta che mi sono seduto accanto a te sul vagone di un freccia bianca, ogni volta che ho condiviso una panchina con la tua graziosa personcina al parco pubblico non ho mai e dico mai provato il minimo interesse per la tua esistenza.

Con questo non voglio dire che la tua esistenza sia poco interessante, anzi, penso sia davvero un enorme soddisfazione aver speso settemilanovecentotrentasette euro in alcolici mentre festeggiavi il tuo compleanno in una discoteca con le ruote alle Isole Svalbard, così come aver raggiunto i trecentoventi chilometri all’ora sulla tua Ape modificata, ma ti posso assicurare, se ancora non l’avessi capito, che non me ne frega un emerito cazzo della tua vita, e mi interessa ancora meno se ti ostini ad urlarmela dentro le orecchie.

Non sono egoista, sono semplicemente poco curioso, e poi ho i miei problemi: il reflusso gastroesofageo, la fobia per gli angoli, la miopia e la consapevolezza che siamo soli e che la vita non ha senso.

Ma ti giuro che tra tutti i problemi il più grosso rimani sempre tu.

Che poi la cosa che sopporto ancor meno della tua vocazione a rovinarti le corde vocali sul microfono di un parallelepipedo da settecento euro sono le giustificazioni al tuo comportamento.

# C’è chi dice che urli perché ci senti poco, ma forse ci senti poco proprio perché urli.

# C’è chi dice che urli perché la persona dall’altra parte del ripetitore è sorda. Allora mandagli un messaggio su WhatsApp o un piccione viaggiatore che facciamo prima ed è più divertente, anche perché dopo si può riempire di mangime il piccione sino a farlo esplodere.

# C’è chi dice che urli perché il cellulare funziona male ma a quel punto urlare non risolve il problema, o perlomeno lo risolve come guardare la TV a sei millimetri dallo schermo perché si vede male.

La verità è che queste tra virgolette giustificazioni sono solo degli alibi belli e buoni.

La verità, il motivo principe del tuo starnazzare in mezzo ad altri poveri esseri umanoidi è che tu, persona che urli al cellulare, sei un narcisista del cazzo.

Urli perché sei convinto che la tua esperienza empirica individuale sia così meravigliosamente appagante che tutti gli altri la debbano sentire.

Urli perché ti senti talmente figo che pensi che gli altri sentendoti urlare quanto sei figo al cellulare ti invidieranno, se non addirittura ammireranno.

Urli perché hai bisogno di attenzione e riconoscimento, e gridare è l’unico modo per sentirti al centro dello spettacolo.

Beh, ti dirò un segreto.

Puoi fare le stesse cose su internet senza bisogno di urlare.

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