Genitori e Figli

La guerra tra genitori per stabilire chi ha il figlio più bravo

Si è proprio così. La situazione lavorativa per i giovani italiani è tragica. Il 40% è senza lavoro, ma nessuno parla mai dell’altro 60% impiegato. Impiegato in un lavoro di merda sottopagato.

«Questi giovani di adesso tutti viziati, si devono adattare, devono andare a lavorare in fabbrica!»

Quali fabbriche? Sono tutte chiuse.

«Beh allora bisogna tornare a lavorare i campi!»

Avete mai visto i campi al giorno d’oggi? Il 98% del lavoro è svolto da mega-macchine automatiche mentre l’altro 2% da gruppi di indiani pagati in nero una miseria per 12 ore di lavoro al giorno.

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“Ah questi si che avevano voglia di lavorare!”

«Beh ma comunque ai nostri tempi si facevano i sacrifici.»

Sacrifici agli dei o sacrifici nei termini di fatica e stenti per ottenere una infelice stabilità borghese?

In questo periodo mi sento troppo comunista, per ristabilire l’equilibrio alle prossime elezioni voterò il PD, ma non è questo quello di cui voglio parlare oggi.

Quello di cui voglio parlare sono le faide tra genitori, le inenarrabili guerre campanilistiche tra diverse gens italiane per stabilire chi abbia il figlio migliore.

Perché accade proprio questo. In un periodo storico in cui la fascia che va dai ventenni ai trentenni vale meno del due di briscola, le mamme non possono fare a meno di ritrovarsi a cianciare al bar o nei salotti, per dilettarsi con un vero e proprio gioco di ruolo.

La dinamica del gioco di ruolo è affascinante.

In Dungeons &Dragons ogni partecipante si inventa un’identità parallela fantastica per evadere dalla realtà (sono un elfo, un orco, un mago, D’Alema) e il fatto che ognuno riconosca la realtà alternativa altrui per avere il riconoscimento della propria, dimostra quanto noi umani abbiamo bisogno che gli altri credano alle nostre menzogne per poter mentire bene a noi stessi.

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Sono d’Alema, uso l’abilità “occhio non vede cuore non duole”

Ed è esattamente quello che accade ai genitori italiani.

Avere un figlio nato negli anni ’80 è una vera e propria disgrazia. Lo hai allevato con tutte le cure, gli hai dato tutte le possibilità, lo hai fatto studiare, ti sei caricato di aspettative irraggiungibili nei suoi confronti, e te lo ritrovi lì, tutto il giorno steso sul divano con il portatile sulle ginocchia, la TV a volume atomico, circondato da un nauseabondo olezzo di patatine e pube.

«Cosa avrò mai sbagliato? È per caso colpa mia?» penseranno i genitori.

No state tranquilli, non è colpa vostra, si fa davvero fatica a trovare lavoro in questo periodo, voi siete stati il migliore esempio educativo di sempre. L’unica cosa che potete rimproverarvi, al massimo, è di aver votato DC, DS, Craxi, Berlusconi, PD, PDL, ma non è una colpa grave, tranquilli, è comprensibile: eravate troppo impegnati a lavorare e a fare sacrifici.

«I politici hanno rovinato l’Italia!»

Ma tu non potevi fare qualcosa?

«Ero troppo impegnato a lavorare e a fare fatica, come potevo informarmi? Io lavoravo 200 ore al giorno!»

E quanto più lavoravi più i politici te lo mettevano in quel posto.

«Come ti permetti, abbiamo lavorato per farvi studiare e crearvi un futuro!»

Il risultato è stato il contrario, non potevate lavorare di meno e pensare di più?

«Eravamo troppo impegnati a lavorare.»

Quindi sostanzialmente dei cavalli da tiro.

«Rispetto ragazzo, rispetto.»

Il rispetto c’è. Un cavallo da tiro è una bestia nobile, ma sicuramente più stupida di un gatto.

«Come ti permetti? La verità è che bisogna riscoprire i lavori umili, come coltivare i campi.»

Ma se avete lavorato per darci un istruzione, alla fine dobbiamo arare i campi? Se lo sapevo ci andavo subito, senza studiarmi quella pippa galattica di diritto privato. Non è che per caso tutto quel lavorone e i sacrifici lo avete fatto per comprarvi il SUV eh?

Le cose sono andate così: siete voi che non avete rispetto dei lavori umili, infatti non li volevate per i vostri figli, e adesso girate la frittata.

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Non so, volevo qualcosa di più appariscente.

Ma non è questo quello di cui voglio parlare oggi.

Quello di cui voglio parlare è il problema delle faide, problema che nasce dal fatto che tutti i papà e le mamme di questo mondo sono convinti di avere un figlio speciale. Ora, se per speciale si intendesse quel «speciale» che si usa per non urtare la sensibilità dei ritardati, sarebbe senz’altro più corretto del significato attribuitogli dai genitori. Ma la verità è che nessuno è speciale, specialmente tra quelli della nostra generazione, cresciuti imitando le stesse mode dettate da MTV. Siamo tutti specialmente uguali.

Perciò si scatenano queste guerre all’ultimo sangue, per capire chi ha il figlio più speciale di tutti.

Ma vediamo nei particolari quali sono i campi di battaglia.

  • #1. Voti esami università [ per figli e figlie ]
  • #2. Successo lavorativo [ per figli ]
  • #3. Posizione sociale del fidanzato o marito [per figlie]

Su queste tre materie si gioca la battaglia. Il sessismo persiste ancora nella mente delle mamme italiane, e per quanto le figlie l’abbiano data a centinaia di migliaia, l’emancipazione fatica ancora ad attecchire nella nostra cultura.

Si, perché sono sopratutto le mamme a scannarsi. Il  paradiso sarebbe questo: due figli, il primo maschio, alto, piacente, chirurgo e credente; il secondo femmina, professoressa universitaria, sposata con giudice della cassazione.

Ma la realtà spesso è simile a questa: due figli,  il primo maschio, sovrappeso, bassista, fuoricorso al DAMS; il secondo femmina, fa unghie a domicilio una tantum, fidanzata con cingalese tossicodipendente.

Qui nasce il gioco di ruolo. Il figlio maschio, sovrappeso, bassista, fuoricorso al DAMS, diventa un promettente musicista che sta aspettando l’etichetta giusta per sfondare. Il secondo femmina, che fa unghie a domicilio una tantum, ed è fidanzata con cingalese tossicodipendente, diventa un’aspirante stilista fidanzata con un commerciante persiano.

Tutto questo per non ammettere di essere genitori di un branco di falliti.

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Chi ha capito, ha capito.

Sinceramente non capisco questa voglia di gareggiare. È chiaro che ormai tutti sanno di mentire e sanno che gli altri stanno mentendo. Non basterebbe aprire il cuore e cercare di comprendersi a vicenda? Non è meglio la strada della comprensione reciproca rispetto quella della gara sociale?

“Sigh mio figlio ha 31 anni e deve ancora finire la triennale in lettere sigh!”

“Sob, come ti capisco, il mio ne ha 35 e fa il consulente previdenziale, sob!”

Sarebbe molto più facile, non ci sarebbe ansia ad ogni cena, ad ogni tè delle cinque o ad ogni raduno country. Non sarebbe necessario vendere i voti di 200 familiari ad un politichello di paese per ottenere un posto da impiegata al catasto per la figlia.

Ma si sa, noi italiani non siamo un popolo unito, non siamo nemmeno rimasti ai comuni. Siamo rimasti alle gens romane. La famiglia è Dio, gli altri il nemico. Bisogna fare tutto per far pensare agli altri quello che voglio che pensino di me. 

Con grande beneficio per il debito pubblico.

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