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Indignati ogni giorno

Diciamo la verità: le manifestazioni non servono a nulla. Sappiamo tutti ciò che è capitato sabato a Roma e sarebbe un’ulteriore perdita di tempo stare qui a condannare le violenze, i saccheggi e tutto quello che è stato commesso da parte di un gruppo di facinorosi. Coloro che, giustificati dalla deresponsabilizzazione regalata dal branco, trovano nelle loro menti ottuse una motivazione valida ai loro occhi per sfogare pruriti vandalistici non sono meritevoli nemmeno dello spazio di una critica. La questione fondamentale è invece un’altra: è possibile una protesta costruttiva?

O meglio: è possibile una forma di manifestazione del pensiero comune che abbia davvero la capacità di cambiare qualcosa nell’ordinamento nazionale e/o internazionale? Sicuramente le manifestazioni, più o meno pacifiche, no. Possono scendere in piazza cinquanta milioni di persone per protestare contro un governo ma in un regime democratico fino a che cinquanta milioni più uno saranno a favore di quel governo nulla cambierà, e nessuno si farà condizionare dalle bandiere sventagliate. Funzionerà ancora meno contro le banche, le multinazionali le lobby, i quali non hanno nemmeno bisogno del consenso ma sono potenti in quanto ricche. Perciò o si tagliano teste ai sovrani o si cerca una forma alternativa a queste per cambiare le cose. Personalmente sono convinto che l’unico vero sistema per cambiare le cose sia una manifestazione permanente e decentrata piuttosto che concentrata e temporanea. Mi spiego meglio. E’ necessario, per ogni movimento che nasce con la volontà di cambiare qualcosa, aggrapparsi con tutte le forze ad una base costituita da un’etica comune. Impossibile non fondarsi su un sistema di valori forti per far valere le proprie ragioni, ed altrettanto impossibile non viverli questi valori piuttosto che proclamarli. Prendiamo gli indignati. L’etica fondante è sicuramente l’onestà e il bene comune sopra tutto, una limpidezza ed un senso di accomunamento che prevale rispetto agli interessi personali. Come si può pensare di trasmettere questi valori in così poco tempo? Può una manifestazione risvegliare coscienze sopite e trasmettere un certo tipo di valori a chi non li considera nemmeno tali? Se sabato quei 200000 manifestanti avessero compiuto personalmente la propria manifestazione nelle proprie città, con i propri amici, cercando di trasmettere i valori suddetti vivendoli e cercando di trasmetterli alle persone più vicine, sicuramente qualcosa di più si sarebbe fatto. La massa non fa altro che compiere disastri o cose del tutto inutili. Un paio di miei amici, da sempre assidui nemici della corruzione dei potenti e dei governi, hanno sposato la causa degli indignati, però quando prendono l’autobus non comprano mai il biglietto, tanto il controllore non c’è mai. Può sembrare una cazzata ma è dalle piccole cose che si può costruire qualcosa di credibile. Se questi due miei amici fossero abbastanza carismatici da porsi a capo di una rivoluzione e una volta soverchiato il regime attuale si ponessero a capo del nuovo ordinamento, come con il biglietto di un bus allo stesso modo corromperebbero e si farebbero corrompere. Tanto chi ci becca? Ci vuole un’etica, bisogna cambiare il sistema di valori, cambiando cultura piano piano, non con sterili e pompose manifestazioni. Una protesta perenne e decentrata, le altre le abbiamo avute negli anni sessanta e settanta. Il risultato? Berlusconi.
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