Le Oltre favole

Fiabe Sporche: Lello il Porcello

Lello era un porcello,
rosa, grasso e molto bello.
Per essere un maiale
era, sì, un gran bell’animale.

Aveva vinto competizioni,
era il numero uno dei campioni.
E così, vanitoso adiposo,
s’atteggiava,
per la porcilaia passeggiava
e, in libertà, scoreggiava.

Non era il solo passatempo, per carità!
Diciamo che, ehm ecco, non praticasse castità.

Addocchiava scrofe dalle cosce piene
e versava nelle loro orecchie dolci cantilene.
Le maiale, tutte adoranti,
gli consegnavano il “passavanti”.
S’andava nella stalla, dietro alla cascina
e si faceva, lì per lì, una sveltina.

Sveltina mica tanto,
quel porco non era uno stinco di santo!
Quel perverso suino
dal pisello equino
amava, nelle sue fantasie,
mamme, sorelle, nonne e zie.

Una vera porcata:
gente sulle gabbie abbarbicata
per veder quella gran, di maiale, adunata.

La scena era questa,
spero non vi sia molesta,
mandate a letto i bambini
e spegnete i lumicini:

A destra, a sinistra.
Chi c’era e chi s’era perso di vista.
Maiale pronte a tutto,
Lello, sopratutto.

Sudore, odore e fetore,
in clima di forte errore,
sempr’attenti a nun sveglià ì fattore!

C’era chi abbaiava,
chi si lamentava
e chi cagava,
perché pur sempre erano maiali
non nei comportamenti,
ma nei gesti, quelli veri, appariscenti.

Nitriti,
Guaiti,
Grugniti,
ad accompagnar la scena.

Manco vi immaginate quell’arena.
Come il Decimo Meridio tutt’attorno s’odeva:
“Lello! Lello!” mentre sperma spargeva sulla rena.

Trionfo di carni e di prosciutti
erano stanchi, ma non distrutti.
Lello continuava
e, una alla volta, timbrava.

Non si fermava,
non sostava.
Era la sua sera
e quella la sua schiava.

L’aveva avvistata
durante l’ammucchiata:
bella, pingue, suina affamata.

All’unisono gli sguardi si incrociarono
ed era scritto tra le stelle cosa portarono.
Lello scansò la prima, la seconda e la terza
voleva solo a lei, per la sua verza.

Lusingata e abbagliata
Porcella Bella era stregata.
Vedeva farsi avanti il campione
voglioso come un leone.

SBAM!

Essì, proprio sul più bello
Lello,
dovette ritrarre il suo pisello.

“CHE DIAVOLO STATE FACENDO!”

Urlò il fattore,
svegliato da tutto quel fragore.

“7532 COSA CI FAI QUI!”

Gridò tutto d’un fiato
al nostro eroe, già abbacchiato.

“TORNA IMMEDIATAMENTE NELLA PORCILAIA!
TU DOMANI SARAI A ZAMPE ALL’ARIA!”

Umiliato,
frastornato,
spaesato.

Per Lello,
era finita:

addio suina,
addio piccina,
è il momento ch’io finisca in cantina.
Oltre non indugiò,
sì girò
e verso la sua porcilaia tornò.
Nessuno più molestò.

L’indomani mattina il fattore fu di parola
affilò il coltello e gli tagliò la gola.

Una fine tanto cruda era arrivata,
e noi sappiamo per giunta non se la fosse meritata.

Ma vedete, cari lettori,
fra tutti il peggiore commise degli errori:

Lello porcello,
era bravo buono e bello,
ma era giovane e un poco “pucchiacchiello”.

Fin dall’inizio d’altronde si sapeva
che a scoparsi una scrofa
qualcosa t’accadeva.

Ricordatevi di Lello il suino,
quando avrete nuovo istinto di fare casino.

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