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Edmundo – gli 11 giocatori più appassionati d’alcol

– Edmundo (1971): chi di noi non ha mai avuto un amico soprannominato “l’animale” per la sua totale assenza di affidabilità, limiti o freni inibitori (sociali e non)? Immagino nessuno. Bene, Edmundo è “l’animale” per eccellenza del mondo del calcio. Non a caso, già in terra brasiliana, il suo soprannome era “O Animal”. Rissaiolo, bevitore, inaffidabile, amante di donne e Samba, votato tanto al gol (ne ha sempre segnati molti) quanto al cambio di casacca e alla dissoluzione, Edmundo approda in Italia alla Fiorentina di Trapattoni nel 1997, dopo discreti successi in patria (e con una sconvolgente somiglianza con l’attore Steven Seagal). Assieme a Batistuta e Rui Costa forma (ipoteticamente) uno dei più forti tridenti d’Italia, se non d’Europa. Peccato, però, che una volta all’anno in Brasile ci sia il carnevale di Rio e Edmundo no, non vuole sentire ragioni: ci deve andare. Unico particolare, nel corso della sua “fuga” la Fiorentina (per altro orfana di Batistuta, infortunato) perderà quei punti necessari a farla laureare campione d’Italia 1998-99. Si narrano di notturni tentativi di conversione a una vita più “salutare” perpetrati da Trapattoni (quello dell’acqua santa prima delle partite) a favore di Edmundo. Tentativi, ovviamente, falliti su tutta la linea. Alla fine del 1999 O Animal torna in patria, vincendo il titolo di capocannoniere. Errare è umano, perseverare è diabolico: il Napoli lo riporterà in Italia nel 2001. Solita sequenza di gol, infortuni, sceneggiate e risse. O Animal è così, e nemmeno San Gennaro può nulla: ritorna per l’ennesima volta in patria e, da lì, in Giappone. Non ci rimane molto, si vede che il sakè non era di suo gradimento.

edmundo

La vita di Edmundo è in Brasile dove, dopo numerosi gol e cambi di maglia, terminerà la carriera al Vasco de Gama. A Rio è sostanzialmente un idolo. Per i tifosi viola è un talento sprecato tra birre, scimmie e ballerine di Samba. Per il resto del mondo, semplicemente, è O Animal.

Programmato per uccidere.

Andrea Gratton

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