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Guida dell’oltreuomo per diventare un radical chic [elementi propedeutici]

Ho deciso che l’oltreuomo deve diventare ancora più radical chic. Nonostante adesso questo blog sia l’unico motivo valido per accedere a internet sprovvisti di un pacchetto di kleneex, bisogna fare di più. Altrimenti poi qualsiasi mentecatto che ascolta gli Arcade fire e legge David Foster Wallace pensa di essere più figo di uno che conosce a memoria i tipi umani del calcetto e guarda video di Dipré. Vogliamo fare gli alternativi cristoddio!

Vediamo nel dettaglio come diventare quell’insopportabile rompicoglioni che nessuno vuole più invitare alle feste di Arcore. Perché l’oltreuomo è un modo di vivere. Male.

Radical Chic

Elementi propedeutici per diventare Radical Chic.

Radical chic – Siate sempre fuori luogo.

Il rifiuto a priori di determinati contesti e situazioni è banale. Il vero oltreuomo presenzia e si comporta in modo sconveniente. Al pub dichiaratevi astemi, alle serate di PES portate la fidanzata, alle serate con la fidanzata invitate l’amante e via dicendo.

Radical chic – Troppo pesante, incredibilmente leggero.

Per diventare dei perfetti cagacazzo è necessario sapere che il grado di cultura di qualsiasi cosa può essere valutato oggettivamente misurando la sua presenza all’interno della pubblicità. La logica è semplice. Più persone conoscono una cosa meno la stessa rappresenta una conoscenza di nicchia. Se per strada vedo la pubblicità del film ‘il grande Gatsby’ so che il film e il libro da cui è tratto avranno un coefficiente culturale basso. Oppure l’artista Yayoi Kusama che fa le vetrine per Louis Vuitton. In pratica per ridimensionare la spocchia di chi sta sfoggiando una facile cultura musicale tessendo le lodi dell’inverno delle quattro stagioni di Vivaldi vi basterà dire ‘lo conosco, è il pezzo usato nella pubblicità del gran ragù Star‘.

Radical chic – La punta di un iceberg cavo.

Non è importante conoscere qualcosa in maniera approfondita bensì tutto in maniera generica. La chiave sono gli aforismi e gli aneddoti. Di qualsiasi cosa si parli dovete essere in grado di catalizzare l’attenzione su un dettaglio catchy dell’argomento. Se si parla di Sartre raccontate di quando ha rifiutato il nobel ma ha chiesto che gli venisse comunque accreditato il denaro che gli spettava in quanto a vincitore. Non vi servirà aggiungere altro al discorso tanto tutti i presenti il giorno dopo ricorderanno solo il vostro intervento.

Radical chic – Aforismi.

Dovete imparare un numero impressionante di aforismi così da poterli sfoggiare ad ogni occasione sia in qualità di commento sia per dimostrare la vostra conoscenza del soggetto. – Ah, Kundera! Quello che dice ‘La merda è un problema teologico più arduo del problema del male. Dio ha dato all’uomo la libertà e quindi, in fin dei conti, possiamo ammettere che egli non sia  responsabile dei crimini perpetrati dall’umanità. Ma la responsabilità della merda pesa interamente su colui che ha creato l’uomo’ –

Radical chic – Con te non si può parlare.

Per qualche oscura ragione la tecnica argomentativa più utilizzata per confutare una tesi è il tentativo di screditare la fonte. Probabilmente è colpa di Schopenhauer e del suo ‘l’arte di avere ragione’ oppure del sistema politico italiano. Possiamo sfruttare questa naturale propensione a nostro vantaggio. Prendiamo il caso di un dibattito sull’arte che sta uscendo dal vostro dominio di competenza. Voi per essere contro gli accademici citerete Sgarbi o Dipré. La risposta sarà che Sgarbi e Dipré sono dei coglioni quindi quanto affermano non ha valore. A quel punto vi basterà chiedere ‘perché?’ e avrete spostato il discorso su questi individui sui quali siete preparatissimi.

Il ragionamento induttivo è un’altra piaga che genera affermazioni come la seguente: un mio amico una volta si è fatto una svedese facilmente quindi tutte le nordiche sono puttane. Il bello delle generalizzazioni è che possono essere confutate con altre generalizzazioni. Vi basterà rispondere che voi una volta a Oslo non avete rimorchiato e sarete pari.

Radical chic – Noblesse oblige.

Quando discutete con qualcuno che dà evidente prova di padroneggiare le armi della persuasione retorica siete virtualmente sconfitti. L’unica buona uscita è ‘non mi hai convinto ma non avrei saputo dirlo meglio‘. Con l’ultima spocchia possibile rivestirete il ruolo di giudice della discussione collocandovi quindi in una posizione più elevata rispetto all’avversario e fuggendo elegantemente dal discorso.

 

Prestissimo affronteremo tema per tema le conoscenze necessarie per diventare un vero rompicoglioni.

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