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Bar: Lasciate ogni dialettica o voi che entrate

Vi sono pochissimi posti che riescono a far uscire il meglio, o il peggio, del popolo italiano come il Bar. I social, ovviamente, ma oggi voglio parlare di luoghi fisici, in cui le mani possono volare e i leoni da tastiera sono cordiali e docili come agnellini il giorno di Pasqua.

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Certo, sarebbe facile indicare lo Stadio come luogo di culto maggiormente negativo, ma bisogna ricordarsi che fra Curva e Tribune le argomentazioni tardano ad arrivare, o mancano del tutto. Non sentirete mai un tifoso sgolarsi per colpa di un coro e subito dopo ingaggiare con il vicino di seggiolino con un pacato, quanto emblematico, “Cosa ne pensi della nuova regolamentazione italiana per i musei?”.

Al contrario, nei Bar, questo può tragicamente accadere. Ed è proprio grazie a questo permesso non scritto, che l’avventore medio si spinge in discorsi di cui sa a malapena pronunciare il nome.

Un esempio sono i discorsi di politica monetaria, di economia in generale, di medicina applicata, senza contare il caro e vecchio “qvando c’era lvi”, vero e proprio cavallo di battaglia dei nostalgici dei tempi che non videro mai.

In Italia, poi, lo stupido inconsapevole si destreggia con serenità (meglio se dopo due o tre pinte di qualsiasi birra di scarse fattezze ad altissimo prezzo) fra valutazioni di vini, di birre e di cibo di qualsivoglia qualità. D’altronde siamo in Italia, culla dell’alta enogastronomia e luogo sacro della cucina mondiale. Non è possibile, per il tracannatore medio di Hell Beer, tacere su un argomento così nazionale e così insito nella nostra cultura. Ovviamente i numerosi cooking show e la solita e vasta presenza di informazione spazzatura, unito all’indole da “sotuttoio”, crea dei veri e propri mostri da bancone.

Il Bar è quel posto magico dove si costruiscono gli imperi, si fomentano rivoluzioni e si viene alle mani per un rigore non dato.

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