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7 calciatori che mi hanno rubato il cuore

L’opinione diffusa sui calciatori è che siano dei bamboccioni viziati, stupidi e Balotelli. E’ vero. Una partita di serie A somiglia più ad una sfilata di moda che ad una gara sportiva. In questo panorama di metrosessuali ci sono però delle eccezioni. Esistono giocatori la cui storia è talmente avvincente da poter insegnare qualcosa pure a chi di calcio non capisce nulla. Ecco allora 6 calciatori che salvano l’intera categoria.

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6 calciatori che mi hanno rubato il cuore

 

#1. Alessandro Del Piero

Alessandro Del Piero è tante cose. Un fenomeno, visto che giocava come pochi. Un gentiluomo, che non rispondeva male neppure quando Giovanni Agnelli, con il cervello devastato dalla coca, lo prendeva per il culo. Una bandiera della Juve, che con lui ha vinto tutto. Almeno fino a quando un gruppo di dirigenti ignoranti l’ha messo alla porta in malo modo. Del Piero ha reagito come sempre: stile, intelligenza e poche parole. Gli ultimi due anni li ha passati in Australia, come una buona fetta dei miei coetanei. La differenza è che Del Piero a Sidney non puliva i bagni del Burger King, ma giocava a calcio. Però è umiliante lo stesso.

#2. Walter Samuel

Samuel è un difensore dell’Inter che vincerebbe sempre, se invece che a calcio partecipasse a incontri di boxe thailandese. E’ uno che in campo dà un sacco di legnate. Ma non si comporta in maniera stupida o cattiva come altri giocatori, è solo che gli piace il sangue. Il grande merito di questo giocatore risiede nell’aver riportato agonismo e fratture in uno sport che era diventato la sagra delle fighette.

#3. Steven Gerrard

Steven Gerrard è uno che nella vita invece le prende. Giocatore fortissimo, nonostante lo volessero i migliori team d’Europa, si è incaponito nel voler rimanere nella squadra in cui è cresciuto, il Liverpool. Da sempre vuole vincere il campionato con i Reds. Adesso il tempo stringe e lui ha già superato la trentina. Per anni il Liverpool non è stato competitivo, ma in questa stagione sembrava ce la potesse fare. Poi, a una giornata dalla fine, la squadra si è fatta rimontare tre gol da una compagine molto più scarsa. Finisce pari, con il Liverpool scavalcato in classifica. Probabilmente concluderà il campionato al secondo posto. Steven Gerrard è come un fidanzato fighissimo che si invaghisce della ragazza bruttina. Gli amici dicono: “Cosa ci stai a fare con quel cassonetto?” Ma lui avanza testardo, ascoltando il suo cuore. Alla fine lei lo tradisce con un tizio dai denti storti.

#4. Gianluigi Buffon

Un uomo che è stato con la Seredova e la D’Amico e dopo ha ancora abbastanza energie per allenarsi deve rientrare di diritto in questa classifica. Buffon gioca in porta, ma il vero bomber è lui.

#5. Giuseppe Rossi

Giuseppe Rossi sarebbe un attaccante forte, sicuramente da nazionale, se il suo hobby non fosse spaccarsi le ginocchia. Si procura infortuni gravissimi di continuo. Poi torna in campo, giusto il tempo di dimostrare che è davvero bravo, e nell’arco di qualche settimana si rompe di nuovo. Rossi rappresenta il “mai una gioia”, ma anche la caparbietà di sfidare continuamente un fisico che è chiaramente quello di una quindicenne.

#6. Tutti i terzi portieri

Il portiere è un ruolo in cui si fa poco turnover. Il titolare gioca sempre, tranne nelle gare con le squadre de merda, quando si manda in campo il secondo, tanto per ricordargli com’è fatta una partita. E il terzo? No, il terzo portiere non gioca mai. Si allena tutto l’anno, come gli altri. Partecipa alle vicissitudini della squadra, come tutti. E’ ostaggio degli ultras, come ogni altro giocatore. Eppure non proverà mai la gioia di scendere in campo. Mai. Essere un calciatore e non partecipare mai ad una partita, a volte per più anni di fila. Mai. I terzi portieri rappresentano la calma zen e la magnanimità di non denunciare il proprio allenatore per quella che è a tutti gli effetti discriminazione sul posto di lavoro.

#7. Javier Zanetti

La storia del capitano dell’Inter è il poema epico contemporaneo. Arriva a Milano nel ’95 insieme ad un altro argentino che si diceva fosse un campione. Il fenomeno fa cagare da subito, Zanetti diventa una bandiera nerazzurra. Non ha piedi degni di nota, ma corre come un indemoniato. Giocatore preciso, combattivo. Rimane all’Inter anche quando la squadra giocava talmente male che metà dei tifosi è entrata nel tunnel dell’eroina per dimenticare lo schifo che guardava ogni domenica. Poi la tendenza si inverte e Zanetti si prende quello che gli spetta: campionati, Champions League e coppe varie. Dopo la gloria, l’Inter e i suoi tifosi sono ritornati presto a prestazioni mediocri e droghe pesanti, ma lui è rimasto lì. Oggi ha 40 anni (sì, a 40 anni gioca ancora in serie A) e a fine anno si ritirerà. Di lui mancherà tutto: la pettinatura inscalfibile, l’italiano parlato in maniera indecente nonostante viva a Milano dal ’95 e il suo essere un campione assoluto.

Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final

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