Scuola

I 6 modi di affrontare un corso di laurea incredibilmente facile

Esistono corsi universitari più facili di altri. Non si può dire quali, altrimenti parte la raffica di commenti degli studenti che si sentono offesi nell’onore. Però tutti sappiamo che tra una Facoltà X e una Y può esserci un delta di qualche ora di studio al giorno.

Mentre gli iscritti ai corsi di laurea più impegnativi si deprimono sui libri di studio, i cazzoni approfondiscono la difficile arte dell’ozio. Anche per loro la depressione arriverà, ma dopo, al momento di cercare lavoro. Provando una naturale simpatia nei confronti degli sfaticati, l’Oltreuomo enumera qui tutti i modi in cui i cazzoni affrontano le loro non-Facoltà. Eccoli.

cazzone

Il festaiolo

Il festaiolo non si chiede perché il suo coinquilino studi 8 ore al giorno, mentre a lui mancano da provare un paio di acidi per completare l’album delle droghe in commercio. Questo non-studente ritiene una benedizione del cielo l’essersi iscritto a una Facoltà fasulla. Nei casi più fortunati, diventerà il DJ di una discoteca a Lloret de Mar. Altrimenti lo incontrerete in stazione, dove vi supplicherà di dargli un euro per comprarsi la dose.

Il disperato

Il disperato si cruccia per anni. Ha sbagliato corso di laurea. Voleva studiare, diventare un vero cervello e poi fuggire all’estero. Invece, per passare gli esami della sua Facoltà, basta sfogliare un paio di brochure dei convegni tenuti dal professore. Questa tipologia di studente vive la paradossale condizione di soffrire per ogni 30 e lode. Più la sua Facoltà regala voti e più si dispera. Si sente sprecato e fallito. Una volta laureato, va incontro al suo triste destino a testa bassa, certo di esserselo meritato.

Il genio

Il genio approfitta dello sterminato tempo libero offerto dal proprio corso di laurea per approfondire tematiche improbabili. Nessuno capisce cosa faccia e perché, ma alla fine tutte le sue eccentriche conoscenze si riveleranno utilissime. A due anni dalla laurea, mentre i secchioni ancora annaspano tra stage e praticantati, lui ha già aperto un’azienda di successo. Sembra comunque che il genio non esista davvero, ma sia solo una delle tante creature mitologiche nel pantheon degli studenti falliti.

Quello che ci crede

Quello che ci crede è convinto che ognuno debba poter svolgere il lavoro che gli piace. Per questo si scoccia quando gli fanno notare che il mercato dei laureati in Catalogazione delle Reliquie Protocristiane pare piuttosto stantio. Questo studente è il frutto malato della peggiore università italiana, quella che induce le capre a credere di essere dei geni. La vita lo punirà, ma lui continuerà a pensare che è il mondo ad essere sbagliato e non – molto più banalmente – la sua scelta di iscriversi all’università.

Il segaiolo

Il segaiolo è come il festaiolo, solo che, al posto degli acidi, si fa le pippe. Anche volendo, non potrebbe studiare per ovvi problemi di cecità. Tra i ringraziamenti nell’ultima pagina della sua tesi compaiono Sasha Grey e Brigitta Bulgari.

Quello che lo fa per interesse personale

Ci sono persone che si iscrivono ad una Facoltà per approfondire un argomento a piacere. In pratica, al posto di leggersi un paio di voci di Wikipedia, pagano le tasse universitarie per almeno tre anni. Non pretendono di trovare un impiego attinente al loro percorso di studi, ma solo di potersi dedicare ad una materia di loro interesse. Probabilmente sono gli unici che un lavoro lo meriterebbero davvero.

Il dramma delle Facoltà fasulle è che un diciottenne ancora in preda agli scompensi ormonali e con in testa solo il viaggio post-maturità fatica a riconoscerle da quelle vere. E l’università non fa nulla per aiutarlo. Anzi, tende a travestirle da corsi di laurea decenti per incanalare nelle proprie casse le tasse universitarie dei malcapitati.

Ma questo è solo uno dei tanti problemi della Facoltà-farsa. Il principale rimane l’esercito di gorilla ammaestrati che si sono illusi di meritare un lavoro sulla base di un voto di laurea troppo alto per essere vero. Una mandria di disperati di cui, in un modo o nell’altro, facciamo parte anche noi.

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